La penna degli Altri 23/04/2016 01:08
"Amici milanesi, voi Francesco Totti non lo potete capire..."
GAZZETTA.IT - Voi Totti non lo potete capire. Come non potete capire Roma. Io, al massimo, non capisco la differenza. Dite sorridendo "finché ci sarà Totti a Roma non si vincerò mai nulla. Uno scudetto ogni quaranta anni, come contentino". Levate le prime 4 parole, e la frase resta valida. Pensate davvero che Totti c'entri qualcosa? La Roma è una squadra che vince le battaglie e perde le guerre, il destino è quello. George Soros o l'emiro del Qatar, che avevano i soldi per cambiarlo, hanno fatto altre scelte. E chi tifa Roma se ne è fatto una ragione da tempo.
Totti è uno di noi. Uno che ce l'ha fatta, che ha guadagnato miliardi, sposato una donna bellissima, avuto gloria e onori. Ma sempre uno di noi resta. I romani, sono come lui: permalosi e generosi, persone buone di cuore, che ogni 6-7 anni che si vedono pestare i piedi sui calci d'angolo o insultare la mamma, sputano o tirano uno schiaffo, e vengono schedati come bulli e violenti senza esserlo. Persone schiette, che quando sono di cattivo umore non riescono a nasconderlo, che non hanno l'intelligenza di leccarti i piedi e fregarti alle spalle, ma borbottano davanti a tutti, e passano per piantagrane. Che quando festeggiano fanno più confusione degli altri, che scherzano anche ai funerali, che sanno apprezzare la compagnia, le carte, le ore piccole e le belle donne. Ma che quando c'è da mettersi sotto, sudare e sacrificarsi, non sono secondi a nessuno. Andatevi a vedere da quanti anni hanno smesso gli altri rappresentanti della classe 1976, Ronaldo, Shevchenko, Van Nistelrooy, Emerson, Kluivert, Seedorf, Vieira, Ballack, Nesta... solo un caso, oppure la storia che i romani sono pigri e non si applicano è una balla colossale? Noi romani a Totti gli dovremmo voler bene anche solo per questo.
Se Totti si fosse rotto il ginocchio a 15 anni, e avesse passato la vita a fare il benzinaio, con la sua ironia e la sua generosità mi sarebbe piaciuto averlo come vicino di casa o d'ombrellone. Amo il calciatore, e stimo l'uomo. Ha i suoi difetti, ma sono gli stessi miei. Il Totti capace di capire da solo il momento giusto per farsi da parte descritto da Giancarlo Dotto nel bellissimo e opinabile pezzo che abbiamo pubblicato ieri, sarebbe troppo perfetto per essere Totti. E gli vorremmo un po' meno bene, perché non sarebbe più uno di noi.
Secondo tutti gli amici romanisti che sento, Totti a fine anno dovrebbe lasciare il calcio. E sarebbe stato un capolavoro annunciarlo ieri sera, la notte del trionfo. Non vuole farlo, vuole continuare, e la società ha il dovere di assecondarlo. Prescindendo completamente dal fatto che nelle ultime tre partite, contro Bologna, Atalanta e Torino, sia stato il migliore della Roma. Che quest'anno Balotelli e Cassano in due hanno messo a segno gli stessi tre gol che lui ha fatto negli ultimi 16' giocati. Non deve farlo continuare per quello la società, deve farlo per non perdere la sua anima, in questo orrendo calcio che permette a Sabatini di allestire una rosa con solamente 4 italiani. E l'anima è molto più importante della qualificazione a una manifestazione in cui la Roma troppo spesso esce incassando 6 o 7 gol, o di uno stadio nuovo di cui sente il bisogno solo qualche palazzinaro, o chi gestisce i conti a Boston.