La penna degli Altri 19/03/2016 13:12
Roma, la prova del nove
IL TEMPO (E. MENGHI) - La frecciatina al presidente dell’Inter trova riscontro nelle parole di Mancini di qualche ora prima: «La nostra posizione è quella che volevamo all’inizio, perché sapevamo che c’erano squadre più forti. Sarebbe importante vincere, ma non so se sarà decisiva». Se la squadra milanese giocherà senza la punta Icardi, rimasto a casa per infortunio, e dovrebbe presentarsi con Eder più avanzato rispetto ai trequartisti Biabiany, Ljajic e Perisic, Spalletti dovrebbe rispondere con Dzeko davanti a Perotti-Salah e tornare ad un centrocampo a tre con Nainggolan, Keita e Pjanic, mentre De Rossi «che sa fare tutto, mediano o difensore» potrebbe accomodarsi in panchina. «Questa volta – fa pretattica il tecnico toscano – ci prendiamo il tempo per decidere, ho due soluzioni: con Edin o con Perotti falso nove». Spalletti mette tutti sotto esame per il rush finale del campionato, in primis se stesso con quei continui «se» riferiti al prossimo anno: «Da qui alla fine ci sono partite fondamentali per il futuro di ognuno di noi. Bisogna far attenzione a svilupparle. Nel farlo e nel vedere dove andremo a finire come posizione, come comportamenti, come forza di squadra, bisogna fare altri discorsi. Attualmente le attenzioni sono a mettere quelle qualità, quelle caratteristiche che abbiamo. Se poi qualcuno cerca i nostri giocatori non ha valore per me, ha valore il risultato».
Non pensa al calciomercato che potrebbe riguardare i suoi gioielli, né tantomeno ai diffidati a rischio derby: «Abbiamo un numero di giocatori che ci permette di sopperire ad ogni eventuale assenza: le scelte si fanno per questo match». E Strootman non è ancora pronto: «Si arrabbia sempre di più e mi piace, potrebbe trovare spazio quando Pjanic avrà bisogno di respirare e non è questo il caso. Kevin non gioca a priori». Spalletti mette tutti sullo stesso piano, Totti ne sa qualcosa: «Non è in base a quanto lo farò giocare il prossimo anno che resterà o meno un giocatore della Roma, perché può avere piacere anche di giocare un minuto. Il mio giudizio non ha valore. Francesco e il presidente devono parlarsi, capirsi e prendere una decisione che renda felici entrambi. Noi dobbiamo solo prenderne atto. Il metodo giusto non è sempre andare alla ricerca di un'opinione in più, altrimenti si rischia di banalizzare una delle questioni più importanti della storia di questa squadra». Con un po’ di furbizia si tira fuori dal tema più delicato, punta il dito contro i giornalisti dimenticandosi che a scatenare il nuovo caos mediatico è stato Pallotta, mentre Totti continua in silenzio a meditare su ciò che sarà.