La penna degli Altri 09/03/2016 14:35

La Roma sbaglia i gol Ronaldo li segna il Real chiude la pratica

keita ronaldo real roma

LA REPUBBLICA (E. SISTI) - La Roma non può che guardarsi dentro e piangere. La rete invocata così chiaramente da era praticamente arrivata. Solo che non ha un piede destro e non ha un piede sinistro. Limiti che pesano. L’eliminazione era prevedibile. Perdere ci stava, ma a non è andato giù l’atteggiamento dei suoi. Il tecnico alla fine è stato durissimo con la squadra: «Non si può essere contenti dopo avere perso». Ci stava che ancora una volta fosse Ronaldo a spaccare tutto. Ad addolcire la malinconia, o forse ad aggravarla, c’è quel commovente applauso con cui il Bernabeu ha salutato l’ingresso di in campo sapendo che sarà difficile rivederlo ancora. Il ha giocato furbo come una gigantesca faina fatta di undici creature avvezze a mostrare il meglio di sé quando serve. In fondo a chi è superiore basta una manciata di minuti (ricordate la Roma con la ?). Colpita da Ronaldo (19’ st), la Roma è affondata subito, non aveva più nulla da chiedere a se stessa, alla , alla partita. Dopo due minuti si è fatta infilzare anche da James e stava anche per subire il 3-0 (Ronaldo). La forza dell’abitudine, il peso delle dieci , “l’historia che tu hiciste”, il giocatore che rompe gli equilibri, la tranquillità conquistata con i due strappi dell’andata, l’aver già da tempo sconfitto la maledizione degli ottavi. Troppi elementi nel calderone del “brujo”. La Roma non ha avuto il tempo per produrre nel suo laboratorio gli antidoti giusti per ogni singolo veleno, pur giocando alla pari per quasi un’ora, pur rischiando di regalare a quel gol che sarebbe stato sufficiente a inoculare negli avversari il siero del dubbio e un’ansia infinita.
Ancora una volta però siamo allora costretti a chiederci: come è possibile che giocatori di così alto livello, chiamati a esibirsi su palcoscenici importanti, giocatori di qualità che meritano il posto che occupano, non possano contare su tutti e due piedi? Lo insegnano ai bambini. Se hai una carenza col sinistro, il bravo istruttore ti fa calciare solo di sinistro e viceversa. Mentre mamma aspetta fuori. Lo dice la storia del pallone. Come è possibile che abbia un sinistro che ricorda (è accaduto anche con il Palermo) un gomitolo di lana e un destro che quando deve calciare in porta a colpo sicuro lo controlla così male che sembra il piede di un altro? Meglio allora, che l’unica volta che ci prova (11’ st) costringe Navas alla sua prima vera parata. Meglio che pochi secondi dopo, da posizione impossibile, spara sulle gambe del costaricano.
Però che spreco.
Dominata nel possesso palla dal , impaurita e spesso col baricentro troppo basso, effetto anche della giornata storta di , la Roma era comunque riuscita a mettere in piedi la sceneggiatura giusta. Timorata ma non timo- rosa, sofferente solo quando il allargava il campo con i suoi cambi di fronte, con e con il la Roma appariva più impigliata del solito, come se l’applicare quel modulo li costringesse a una minore libertà, a comprimere la voglia di mescolarsi. Eppure aveva trovato le occasioni per scivolare a campo aperto, soprattutto con . Ma prendersi gli spazi e approfittare della macchinosa natura di Danilo e Pepe, diventa un boomerang emotivo se poi non la butti dentro. E’ bene ricordarlo: la Roma aveva confezionato tre nitide palle gol. Buttate. E quando Ronaldo ha suonato la campanella, la ricreazione era finita.