La penna degli Altri 09/02/2016 13:59
Un anno di braccio di ferro con la questura: "Confermata la linea dura sulle barriere"
IL MESSAGGERO (A. MARANI) - C’è un match che il prefetto Franco Gabrielli non scorderà. Era il 30 agosto e lui, di fede bianconera, sedeva sugli spalti dell’Olimpico per assistere a Roma-Juve. Andò in scena lo sciopero della Curva giallorossa: tifosi con le spalle al campo di gioco e cori non proprio teneri nei suoi confronti. Era stato appena deciso (la prima bozza era di giugno, le modalità concrete definite a luglio con il questore Nicolo D’Angelo) il piano per la maggiore sicurezza nello stadio: curve divise in due, 1500 posti persi per tifoseria, barriere ancora più alte a separare i Distinti, prefiltraggi, niente più bandiere sulle transenne, multe per chi cambia posto sulle gradinate. Le curve tagliate in due debuttano il 13 settembre con Lazio-Udinese. Il silenzio dei tifosi è assordante. La protesta contro i tutori dell’ordine pubblico trova stranamente uniti biancocelesti e giallorossi. Ne è la prova lo stadio praticamente vuoto nel giorno del derby dell’8 novembre: lo sciopero è doppio, su un fronte e l’altro dell’Olimpico. Vuota la Nord, i Distinti lato Tevere e la Sud. Appena 11mila i biglietti strappati, solo 35mila gli spettatori, in una sfida super blindata. A dicembre Gabrielli incontra il patron a stelle e strisce della Roma, James Pallotta, pure lui finito sotto il fuoco degli ultrà. Sul tavolo anche la misure di sicurezza considerate eccessive dai club e costose, perché le spese sono a loro carico. Per il prefetto «le misure si possono anche rivedere, dipende dai tifosi». Questi sono “buoni” perché allo stadio non vanno più. I daspo lievitano a 255 nel 2015, nel 2014 erano stati 68. Il calo degli spettatori per la Lazio è del 13%, per la Roma del 40%. Ieri il passo indietro su alcune misure, ma per Gabrielli, «la linea dura sulle curve divise non cambia».