La penna degli Altri 01/02/2016 14:41

Quando Di Francesco a Trigoria era il team manager di Spalletti

sassuolo roma di francesco

IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Per dare un segno di totale discontinuità, dopo un anno maledetto con quattro (più uno) allenatori diversi in panchina e l’incubo della retrocessione ad accompagnare società e squadra fino alla trasferta di Bergamo, penultima di campionato, la Roma nell’estate del 2005 chiamò a Trigoria da Udine il lanciatissimo , affidandogli la panchina che nei mesi precedenti era stata via via di Cesare Prandelli, Rudi Voeller, Gigi Del Neri e Bruno Conti, oltre che per una sola gara, in a Madrid, di Ezio Sella. Novità in panchina, dunque, ma non solo sulla seggiolina riservata all’allenatore: al fianco di , un paio di metri più in là, la Roma quell’estate sistemò Eusebio Di Francesco, stimatissimo dalla famiglia Sensi, che solo poche settimane prima aveva terminato al Perugia la sua carriera di (ottimo) calciatore. Basta tuta e scarpini, spazio a giacca e cravatta. Di Francesco, in quel periodo, non aveva ancora deciso bene cosa fare da grande, ecco perché accettò con entusiasmo la proposta del ds Daniele Pradè. Trovandosi così ogni giorno a contatto strettissimo, suo primo collaboratore non tecnico, con , che domani sera sarà suo collega nemico a Reggio Emilia. E sarà il primo faccia a faccia tra i due. Un anno da , per Eusebio; dodici mesi e basta: a fine stagione, addio Trigoria.

NO FEELING - Non perché Di Francesco avesse già deciso di fare l’allenatore, ma perché i rapporti con non erano mai stati idilliaci. Lucio ha una personalità fortissima, si sa, ma Eusebio non gli era, non gli è da meno: diciamo che tra i due non ci fu mai grande feeling, e allora meglio dirsi addio. Ognuno per la propria strada, Lucio saldamente al Bernardini, Eusebio a casa per un anno prima di legarsi al Val di Sangro in C/2 con il ruolo di direttore sportivo. La sua penultima tappa da dirigente prima del trasloco in panchina, giugno 2008, al Lanciano, in terza serie. in quel periodo era ancora alla Roma, e probabilmente ignorava che fine avesse fatto il suo vecchio .