La penna degli Altri 24/02/2016 13:19

I baby calciatori più per Spalletti che con Totti

totti panchina sassuolo roma

LA REPUBBLICA (S. FIORI) - "I compiti li hai finiti?». «Sì mamma, fatti tutti! ». Facile imbattersi in questa conversazione all’ingresso del Centro di Preparazione Olimpica “Giulio Onesti”. Che la faccia sbarazzina e impunita lasci qualche dubbio sulla veridicità della risposta, fa parte del gioco. Il pallone chiama oltre i cancelli della struttura sportiva dell’Acqua Acetosa. I borsoni li lasciano in carico ai genitori. Sulle loro giacche, la scritta “Scuola Calcio A.S. Roma”. È a due passi dall’Olimpico che si allenano i più piccoli delle giovanili giallorosse. O meglio, è qui che tra i 6 e gli 12 anni - imparano a muovere i primi passi. In campo, agli ordini degli allenatori, vanno a caccia del pallone cercando di imitare le movenze dei colleghi più grandi e illustri.

Il più gettonato che sognano di seguire, neanche a dirlo, è . Negli ultimi giorni, il capitano romanista ha catalizzato l’attenzione del dibattito calcistico e non solo. Larga parte della Penisola ha risposto al sondaggio “ o ?”. Gli scatti riappacificatori tra i due hanno sancito il seppellimento delle asce di guerra. Ma il dibattito, inevitabile, prosegue senza soluzione di continuità. Che idea si è fatto della vicenda allora, chi le orme di e dei suoi compagni sogna un giorno di ripercorrerle? Sì insomma, cosa racconta la più pura e proverbiale voce dell’innocenza? Il primo a rompere il ghiaccio è Lorenzo, 12 anni: « è il mio modello, ma credo che abbia fatto la cosa giusta», afferma con tono sicuro. Stupiti del responso molto ‘realpolitik’, che sembra mal conciliarsi con la giovanissima età? Sentite il pensiero del coetaneo Federico: « è il mio primo capitano, ma capisco la decisione del mister». La precoce confidenza con le logiche di spogliatoio e il primo confronto con la figura dell’allenatore si fanno già sentire. Davide, 11 anni: «Con un po’ più di chiarezza non si sarebbe arrivati a questo punto. E se a fine anno smettesse di giocare, mi dispiacerebbe troppo». Adriano, stessa età, si rivela un provetto esperto di comunicazione: «Magari poteva aspettare la partita con il Palermo per fare quelle dichiarazioni ».«Il legame con la figura di è più forte per me, che ho 40 anni, che per lui. Ma è naturale », ragiona la mamma di Giovanni, 8 anni. In uno scambio intergenerazionale che forse spiega al meglio il diverso punto di vista tra grandi e piccini. Poi sul “Giulio Onesti” cala il buio e gli aspiranti calciatori fanno ritorno a casa. I compiti, inutile nasconderlo, li aspettano ancora.