La penna degli Altri 17/02/2016 00:14
Emerson: "Vinci a Roma e rimani nella storia"
AS ROMA MATCH PROGRAM (F. VIOLA) - Non è stato facile riuscire a parlare con lui, ma alla fine ci siamo riusciti. Presentiamo la prima gara di ottavi di finale di Uefa Champions League con Emerson Ferreira Da Rosa, centrocampista brasiliano campione d’Italia nella stagione 2000-2001 che oggi è tornato a vivere in Brasile dopo aver vestito tante altre maglie “pesanti” tra le quali Juventus, Real Madrid e Milan. E ora si occupa dei giovani: “Ho una scuola calcio in Brasile, mi occupo dei ragazzi, cerco di dare una possibilità di crescita ai ragazzi che vivono nella città dove sono nato”.
Com’è oggi il calcio giovanile in Brasile?
“Ogni anno diventa più difficile. Oggi il calcio è troppo business a tutti i livelli. A volta diventa difficile per i giovani dal buon potenziale arrivare a farsi conoscere dai grandi club, noi lavoriamo per dare loro questa possibilità. È un progetto iniziato cinque anni fa, per formare dei giovani per le grandi squadre, ma ci vuole tempo”.
Le capita di venire in Italia?
“Sì, quando il lavoro me lo permette vengo sempre molto volentieri. Mi piace moltissimo Roma, ho tanti amici e mia figlia Carolina abita ancora a Roma. È una città spettacolare, è la mia seconda casa”.
Segue il calcio europeo?
“Lo seguo con attenzione e mi piace tantissimo. Il tre campionati, quello italiano, spagnolo e inglese, migliorano ogni anno di più. Quello tedesco diventa quasi noioso perché vince sempre il Bayern Monaco, al massimo il Borussia Dortmund riesce a dare un po’ fastidio”.
Roma-Real: che ottavi di finale saranno?
“Io penso che sarà una gara molto difficile per la Roma. La squadra è galvanizzata dall’arrivo di Spalletti, un grande allenatore, ma non sarà facile. Sappiamo che il Real Madrid è sempre la squadra da battere”.
Come giudica i due allenatori?
“Zidane sta all’inizio di un lavoro che ha bisogno di tempo per dare i primi frutti, è molto difficile infatti giudicarlo in questo momento. Parlare dei suoi successi da calciatore è fin troppo facile, ora sta a lui far vedere di cosa è capace in panchina. Ha fatto la scelta giusta, prima ha lavorato con altri allenatori e poi ha deciso di cogliere l’opportunità del Real”.
E Spalletti?
“Spalletti è un grandissimo allenatore e nonostante il valore dei due organici sia di livello diverso sono certo che si giocherà la partita. Il Real Madrid ha dei giocatori di altissimo valore che possono risolvere la partita in qualunque momento, la Roma invece deve cercare di giocare come squadra, cercare di superare l’avversario con la forza del collettivo. Secondo me ce la può fare…”.
Spalletti ha già eliminato il Real nella stagione 2007/2008, oggi qual è il divario tra le due squadre?
“Il momento è diverso, non si possono fare paragoni. Ora il Real Madrid sta in un buon momento e la Roma dopo un periodo difficile sta cercando di riprendersi il campionato. Loro sono la squadra favorita, ma in due gare tutto può succedere”.
Crede che giocare la prima in casa possa essere un fattore positivo?
“Io non vedo tanta differenza, la Roma deve cercare di fare risultato e non prendere gol. E con un attacco come il loro non è facile. Penso che la prima, in casa o fuori, sia comunque la più importante. Darà la possibilità di capire di più cosa può succedere nella gara di ritorno”.
Chi di loro fa più paura?
“Tutti. È molto facile fare nomi, Cristiano Ronaldo, Benzema… James Rodrìguez, una rosa come si dice “interessante”. La formazione della Roma non punta su un giocatore solo, ma come gruppo può far vedere belle cose, può fare una bella partita”.
La sua esperienza alla Roma, come quella al Real non fu facilissima all’inizio, vero?
“Sì in entrambi i casi l’inizio fu duro, ma poi furono diversissime”.
I suoi quattro anni alla Roma?
“Avrei voluto essere utile subito, dall’inizio, ma mi infortunai. La Lazio aveva vinto lo scudetto e il desiderio di rivalsa era fortissimo, la pressione alle stelle. Per fortuna mi sono ripreso in tempo per giocare un po’ di partite di quella stagione particolare che ci ha portati allo scudetto”.
E poi?
“La Roma è stata la squadra con cui ho giocato di più nella mia carriera. Mi ha dato la possibilità di mettermi in mostra, gli sono molto grato. Quattro anni bellissimi, niente altro da dire. Giocare a Roma non è facile, le pressioni sono tante e l’amore dei tifosi è fortissimo, si hanno tante responsabilità, ma è bellissimo. Abbiamo vinto uno scudetto e una Supercoppa Italiana, ma avremmo potuto anche fare di più. Giocavamo al pari delle altre e siamo stati per quel periodo la squadra da battere”
Qual è il ricordo più bello degli anni in giallorosso?
“Gli applausi in tribuna contro l’Aek Atene non li posso dimenticare, non me li aspettavo. Tutto l’Olimpico in piedi, una grande emozione, un giorno molto speciale. Da quel giorno poi in campo ogni volta che ho vestito quella maglia ho sempre cercato di fare il mio massimo, come per ringraziarli di quel giorno. Pochi giocatori hanno vissuto un momento così come il mio”.
E invece come andò al Real Madrid? Cosa non ha funzionato?
“Sono stato una sola stagione, ed è stato un anno molto difficile, soprattutto i primi sei mesi. La colpa è stata tutta mia, non ho capito le mie responsabilità. Vestire quella maglia ha un peso particolare, diventi una stella e io in quel momento non sono riuscito a rimanere umile come quando giocavo in Brasile… Li non sei un semplice giocatore di calcio, ma diventi un idolo e io non ho saputo gestirmi come avrei dovuto. Abbiamo comunque fatto il nostro dovere, abbiamo vinto il campionato nonostante il Barcellona avesse ben dieci punti di vantaggio su di noi, li abbiamo ripresi e superati. È stata una esperienza comunque, ho capito molto come professionista e come funziona la vita”.
Lei ha vinto tanto con tante maglie diverse, com’è vincere a Roma?
“È vero quello che dicono, a Roma è difficile vincere, ma ci devi provare sempre, perché rimani nella storia”.