La penna degli Altri 05/12/2015 01:13
Una volta dopo l’Atalanta
AS ROMA MATCH PROGRAM (T. RICCARDI) - C’era una volta una Roma che venne costruita per raggiungere obiettivi prestigiosi. Una Roma con un centravanti acquistato sul mercato (Batistuta) e con tanti altri calciatori di spessore internazionale. Una Roma che perse malamente con l’Atalanta, da naturale favorita. Quindici anni fa, nell’anno del Giubileo. Una Roma affossata fuori casa, all’Atleti Azzurri d’Italia, in Coppa Italia, quando il campionato non era ancora iniziato. Una Roma guidata da Capello in panchina e in campo rappresentata da Antonioli, Mangone, Aldair, Samuel, Cafu, Guigou (poi Tommasi), Assuncao, Candela, Totti, Delvecchio (poi Balbo), Montella (poi D’Agostino). Questi erano i giocatori, titolari e non, il 23 settembre 2000. Una Roma che si fece sorprendere da una formazione allenata da Vavassori e schierata sul terreno di gioco con Pelizzoli, Siviglia, Paganin, Carrera, Bellini, Zenoni Cristiano, Zauri (poi Dundjerski), Donati, Zenoni Damiano, Ganz (poi Pinardi), Rossini. Una Roma che uscì sconfitta 4-2 dall’Atalanta, con due gol di scarto. Una Roma che il giorno dopo si radunò a Trigoria e tra mille difficoltà cercò di rimettere in sesto i cocci rotti. Una Roma contestata pure fuori il centro sportivo con dimostrazioni non propriamente urbane, ma che resse l’urto senza farsi prendere dal panico. Una Roma che si rimise a lavorare con una linea precisa dettata dalla dirigenza: “Avanti tutti uniti per uscire presto da questa situazione”. Una Roma che dalla partita successiva iniziò a vincere con regolarità. Una Roma che, all’esordio in campionato, superò il Bologna 2-0 con i gol di Totti e autogol di Castellini. Una Roma che iniziò un percorso di successi e arrivò fino allo scudetto. Al terzo scudetto della sua storia.
Quindici anni dopo, nell’anno del Giubileo straordinario, c’è una Roma costruita per raggiungere obiettivi prestigiosi. Una Roma che viene da un ko inaspettato contro l’Atalanta. Una Roma con un centravanti acquistato sul mercato (Dzeko) e con tanti altri calciatori di spessore internazionale. Una Roma guidata da Garcia in panchina e in campo rappresentata da De Sanctis, Florenzi (poi Maicon), Manolas, Castan, Digne, Nainggolan, De Rossi, Pjanic, Iturbe (poi Torosidis), Dzeko, Iago Falque (poi Sadiq). Questi erano i giocatori, titolari e non, il 29 novembre 2015. Una Roma che si è fatta sorprendere da una formazione allenata da Reja (“Il Ferguson italiano”, secondo l’ex ds Pierpaolo Marino) e schierata sul terreno di gioco con Sportiello, Raimondi, Paletta, Stendardo, Brivio, Grassi, Cigarini (poi Migliaccio), Kurtic (poi De Roon), Moralez, Denis, Gomez (poi Cherubin). Una Roma che è uscita sconfitta dall’Atalanta 2-0, con due gol di scarto. Una Roma che il giorno dopo ha ricominciato a lavorare a testa bassa, “tutti uniti per uscire presto da questa situazione”, nonostante una contestazione fuori i cancelli di Trigoria. Una Roma che sabato alle 15 va a Torino contro i granata di Ventura. Già, Ventura, lo stesso tecnico che in estate rilasciò queste dichiarazioni sulla Roma: “Quest’anno i giallorossi sono un punto interrogativo. Durante il primo anno di Garcia sembrava tutto coriandoli e stelle filanti, poi lo scorso anno è andata come è andata. Quest’anno penso che si saranno meno coriandoli e meno stelle filanti”. Vincere, per questo motivo e per ripetere un altro “C’era una volta” post Atalanta.