La penna degli Altri 23/11/2015 13:12
Scavalcata Scudetto
IL MESSAGGERO (U. TRANI) - La Roma scivola, a fine weekend, al 4° posto e a 3 punti dal vertice della classifica. Nella corsa scudetto, insomma, deve ancora inseguire. Sa come comportarsi. Perché da quando c’è Garcia lo ha sempre fatto. Ma da seconda alle spalle della Juve. Nel campionato scorso ha subìto momentaneamente, nel girone di ritorno, il sorpasso della Lazio, ritrovandosi terza prima di conquistare il piazzamento per entrare direttamente in Champions. Solo in questa stagione ha perso terreno dalla vetta fin dalla prima giornata. Addirittura, dopo la quinta, si è trovata al 9° posto, con 8 punti e a 7 dall’Inter capolista. Con 4 vittorie di fila è però riuscita a superare tutti: al 9° turno il primato grazie al successo al Franchi contro la Fiorentina e al 10° la conferma battendo l’Udinese all’Olimpico. Nelle ultime 3 gare, dopo le 5 vittorie consecutive, ha raccolto solo 4 punti, perdendo lo scontro diretto contro l’Inter a San Siro (e di conseguenza la prima posizione), prima di aggiudicarsi il derby e di pareggiare al Dall’Ara contro il Bologna. Adesso ha 4 punti in meno di un anno fa e 6 in meno della prima stagione con il francese in panchina.
ESEMPIO PARTENOPEO Garcia, per la prima volta da quando allena la Roma, guarda dal basso il Napoli. Con Benitez non era mai accaduto. E fino a ieri nemmeno con Sarri che ha fatto cilecca nelle prime 3 gare del torneo, raccogliendo solo 2 punti. Nel sorpasso partenopeo, dopo il successo al Bentegodi contro il Verona, c’è la storia delle ultime 2 stagioni. Che deve far riflettere. A Trigoria sono cambiati spesso i giocatori, a Castel Volturno hanno insistito sulla stessa rosa, inserendo solo qualche novità. Pallotta ha avuto la possibilità di entrare per due anni di fila nella fase a gironi di Champions, il collega De Laurentiis, invece, ne è rimasto fuori. Anche per questo ha deciso di ingaggiare un altro tecnico. I giallorossi hanno avuto continuità di risultati, gli azzurri no. Ma adesso li stanno ottenendo proprio perché la società partenopea ha scelto di insistere e lavorare sulla stessa base. Proprio il contrario di quanto accaduto qui: anche in questa stagione la squadra è stata rivoluzionata. Nella formazione titolare sono 5 i nuovi titolari: Szczesny, Ruediger, Digne, Salah e Dzeko. All’inizio addirittura 6 con Iago Falque al posto di Gervinho. Anche se entrano interpreti migliori, ricominciare da capo non porta sempre vantaggi. Così si spiega la poca continuità della Roma. Che funziona in attacco (resta il migliore con 29 reti) ed è fragile dietro.
CORTO CIRCUITO La Roma, a quanto pare, non riesce sempre a entrare correttamente in partita. Anche contro il Bologna ha regalato il primo tempo. E’ successo soprattutto contro il Sassuolo, a Borisov e a Leverkusen. Ma a volte entra male anche dopo l’intervallo. Oppure finisce male la gara. Ha black out iniziali o improvvisi. Più che la mentalità, è l’atteggiamento a non convincere. Non è un caso che le 9 volte (8 in campionato e 1 in Champions) in cui è andata in vantaggio ha sempre vinto. Non c’è mai riuscita quando è andata sotto: già 5 volte in questo torneo, con 3 pareggi e 2 sconfitte; e 3 in coppa, con 2 pari e 1 ko. Se parte bene, va a dama. Se si presenta in campo disconnessa, come è successo contro il Bologna, va in tilt. Il sistema di gioco non conta. Perché i reparti comunque si ritrovano distanti tra loro, il pressing è individuale e non di gruppo e la squadra si allunga, Diventando vulnerabile, a prescindere dall’avversario. Contro il Barcellona, all’andata, l’applicazione fu perfetta. Al Camp Nou sarebbe il caso di riprovarci. E di ritrovarsi..