La penna degli Altri 09/11/2015 16:53
IL PUNTO DEL LUNEDI' - Giubilo, Caputi, Mura, Vocalelli, Sconcerti, Garanzini, Buffoni, Beha
LAROMA24.IT - La Roma si aggiudica un derby privo dello spettacolo delle curve e si conferma nel gruppo di testa del campionato. Un solo punto di distacco dall'Inter che non perde il filo e si conferma al primo posto. Vincono anche Napoli e Fiorentina e il campionato si conferma sempre più equilibrato.
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Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
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IL TEMPO (G. GIUBILO)
La chiesa, direbbe Rudi Garcia, è tornata al centro del villaggio. Al di là degli episodi valutati poco felicemente, al di là dell’equilibrio proposto dalla fortuna, la Roma ha meritato di vincere il derby che aveva affrontato in una situazione di profondo disagio, difficile fare a meno di De Rossi, Pjanic e Florenzi, quest’ultimo in campo per la mezzora finale, come Keita. Tagliavento ha visto un rigore che a velocità normale sembrava netto, la moviola ha certificato che il fallo di Gentiletti era fuori area, salvo un possibile, colpevole tocco di ginocchio. Ma delle valutazioni arbitrali deve lamentarsi anche la Roma, incredibile il secondo giallo risparmiato a Gentiletti. La fortuna, altro fattore, con la clamorosa traversa di Felipe Anderson bilanciata dal palo di Nainggolan a portiere battuto. La Roma deve lamentare anche il cinico fallo di Lulic, che potrebbe imporre uno stop non indifferente a Salah.
La Lazio avrebbe avuto tutto il tempo per rimediare allo svantaggio iniziale. In realtà, è stata forse la Roma a sfiorare più spesso il secondo gol, che infine la volata di Gervinho ha certificato, blindando la vittoria dei giallorossi, senza gol al passivo dopo la vittoria di Frosinone. Non ha tremato la difesa, salvo qualche problema di posizione di Torosidis, sempre più convincenti i progressi di Rudiger. Alla Lazio è mancata l’ispirazione dei protagonisti più attesi, da Biglia a Candreva. Ma resta, per i biancocelesti, la renitenza a ottenere risultati quando affronta le formazioni di alta classifica. E il calendario deve ancora proporgli rivali della levatura di Inter, Fiorentina e Juventus. Nota malinconica, quello stadio abbandonato dal tifo, supporters uniti nella protesta per una situazione che stenta a sbloccarsi. Ai sostenitori giallorossi rimasti all’esterno dell’Olimpico si potrebbe ricordare lo striscione apparso nel cimitero di Poggioreale in occasione del primo scudetto vinto dal Napoli: «Non sapete che cosa vi siete persi». Viene in soccorso della Roma decimata la sosta internazionale. Anche se gli spareggi per gli Europei di Francia terranno impegnati i bosniaci Pjanic e Dzeko. Quest’ultimo attore da proscenio anche in questo appuntamento di fondamentale importanza. Non fosse entrato Florenzi, sarebbe stato il primo derby giocato dalla Roma senza un solo italiano in campo.
Ma forse non è stato uno svantaggio perché i romani hanno lasciato spazio a giocatori meno esposti alle emozioni e agli umori dettati dall’appartenenza alla città. Daniele De Rossi, il più esagitato, ha potuto sfogare le sue emozioni in tribuna e stavolta la gestualità non è risultata offensiva per gli sconfitti. Ieri sera allo stadio Olimpico restava spazio soltanto per la felicità dei vincitori.
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IL MESSAGGERO (M. CAPUTI)
[...] Il calcio, a differenza di altri sport, ne ha viste di tutte i colori, da ieri anche un derby di Roma giocato in un clima surreale. Uno stadio Olimpico freddo, asettico, senza curve e tanti spazi vuoti, solo a tratti è stato riscaldato dai trentacinquemila presenti. Sul campo ha vinto la Roma, sul resto abbiamo perso tutti. Il derby aveva molto da dire e tanto ha espresso. Il verdetto finale gonfia il petto della squadra di Garcia, bravo a scegliere gli uomini migliori e la tattica giusta. Roma spregiudicata, con solo due centrocampisti, ma equilibrata, a conferma di quanto siano fondamentali il sacrificio e l’attenzione di tutti. In un campionato così equilibrato sfruttare al meglio le qualità della squadra sarà determinante [...].
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LA REPUBBLICA (G. MURA)
[...] Lucida è stata la Roma, che davanti a Marchetti ha sciupato meno del solito. Avvantaggiata da un rigore in avvio (Gentiletti su Dzeko) che rigore non era, ma punizione dal limite. Sembra piuttosto serio, in prospettiva, l’infortunio alla caviglia di Salah, toccato duro da Lulic. Giganteggia Nainggolan (anche un palo per lui) in un centrocampo rabberciato. La vittoria, quanto sofferta, col Bayer sembra avere allontanato i ricorrenti fantasmi, gli smarrimenti. E, com’era prevedibile, Dzeko da uomo-gol è diventato uomo- squadra. Lazio poco fortunata, con quel rigore-non rigore e la traversa di Anderson [...].
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CORRIERE DELLO SPORT (A. VOCALELLI)
[...] In questo quadro si è giocato il derby di Roma. In un clima irreale, con uno stadio irriconoscibile, senza i colori e le coreografie che hanno esportato l'immagine più passionale. Lo sguardo stavolta è stato tutto sul campo, dove la Roma si è presa i tre punti. La fotografia, alla fine, l'ha fatta Pioli. Distinguendo i momenti della partita. E' vero, verissimo, che il rigore dell'1-0 non c'era e l'infelice designazione di Tagliavento (a disagio anche coi cartellini) ha rilanciato veleni e polemiche. A cui aggiungeremmo quella più istituzionale: qualcuno ha ancora dei dubbi sulla moviola in campo? In un minuto si sarebbero spente discussioni che dureranno per quindici giorni. Ma Pioli ha anche sportivamente ammesso che la Lazio avrebbe potuto, dovuto, fare molto di più. La Roma si è presa il derby pure per le intuizioni di Garcia, che ad esempio ha sistemato lago Falque su Biglia, spegnendo la fonte del gioco biancoceleste. E più complessivamente si sono visti gli effetti del lavoro estivo. La Roma, falcidiata dalle assenze, e costretta a fare a meno non solo di Maicon, Castan e Toni, ma anche dell'intero centrocampo - da Pjanic a De Rossi, da Fiorenzi a Keita, senza parlare di Strootman - ha messo in campo sette nuovi acquisti: Szczesny, Rildiger, Digne, Vainqueur, lago Falque, Salah e Dzeko. La Lazio - che sapeva di dover comprare un centrale difensivo per affiancare e non dipen-dere tutto da De Vrij, un ester-no di difesa e un centravanti capace di far compiere il salto di qualità - è invece partita con 11 giocatori dello scorso anno e gli stessi problemi (a cui si sono aggiunti gli errori di Marchetti) che erano già costati la Supercoppa e i preliminari di Champions. calcio è così: spietato nella sua logica.
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CORRIERE DELLA SERA (M. SCONCERTI)
[...] Se andiamo a vedere Inter e Fiorentina sono in testa su Roma e Napoli con i punti presi alla prima giornata. È come se altre 11 giornate fossero passate inutilmente. Grandi imprese, grandi sviolinate, centinaia di giocatori utilizzati, eppoi ancora tutto come a metà agosto. La squadra migliore da un mese a questa parte è il Napoli, ma fa fatica comunque a rimontare proprio perché sono molte le avversarie di riferimento. La Roma ha vinto ieri una partita diversa, non da Roma, quasi uno scontro fisico che di tattico e qualità ha avuto poco. Squadre lunghe, confuse dall’emozione, un rigore dubbio dopo 6 minuti, una traversa della Lazio subito dopo, molti assenti, compreso il pubblico. Anche questa è stata una partita per mettersi alle spalle un avversario, non per dimostrare differenza [...].
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LA STAMPA (G. GARANZINI)
[...] Mentre dentro le mura questa è certamente stata la giornata della Roma. Perché veniva dal suicidio di San Siro, e da quello soltanto tentato, ma dispendiosissmo, di coppa con il Bayer. Perché patisce il derby a prescindere, figurarsi a giocarlo senza Pjanic, De Rossi, e inizialmente Flo-renzi e Keita per tacere dei lungodegenti che sappiamo. Perché si può discutere sui millimetri del calcio di rigore, ma non sulla qualità e la (quasi inedita) compattezza di una squadra in cui sino a un mese fa chi entrava sembrava capitato lì per caso e ora invece se non altro fa reparto. Vale per Rudiger in difesa, per Vainqueur a metà campo, per Iago Falque in un ruolo inedito. Guidati da vicino, quasi presi per mano dallo straordinario Manolas che oggi vale il Benatia di due stagioni fa, dal movimento incessante di Nainggolan, da quello felpato di Dzeko che in teoria potrebbe fare da tappo a Gervinho ed è invece funzionale alla ricerca di spazi in cui l'ivoriano è ritornato imprendibile. Se ne riparla a Natale.
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IL GIORNALE (T. DAMASCELLI)
Il campionato è una bambola gonfiabile. Ci si abitua anche a quello in mancanza dell'oggetto vero, in natura. Non ci sono campioni di razza ma premesse e promesse. Non c'è nemmeno il pubblico, come all'Olimpico romano; lo Stato, per voce del prefetto della Capitale, annuncia la resa, non è capace di gestire l'emergenza e allora la respinge, chiude le curve e lascia a piede libero i delinquenti ma imprigiona i tifosi sani. Il derby, nonostante l'assenza di striscioni, bandiere, fumogeni e spogliarelli annunciati, è stato ugualmente bello e pieno di cose, compreso l'errore di Tagliavento per il quale le linee bianche che delimitano l'area sono convenzioni poco attendibili, dunque ha concesso un rigore invece di un calcio di punizione. Cose che capitano nel calcio senza dover pensare e scrivere di potere occulto e di grande vecchio. Ma se ci si metto-no anche gli arbitri e i loro assistenti allora la bambola si sgonfia [...].
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LEGGO (R. BUFFONI)
Sole pieno, prato verde smeraldo, maglie giallorosse e biancocelesti. Eppure è stato un derby in bianco e nero, smorzato dall’assenza del tifo delle due Curve. Quattro gatti in Sud, ancora meno in Nord per la protesta ultrà contro la divisione del settore voluta dal Prefetto Gabrielli. Il messaggio è arrivato forte e chiaro: il calcio, senza il calore e il colore degli ultrà, s’impoverisce e di tanto. Anche la festa della Roma, vincitrice del derby, s’è spenta subito: i giocatori voltandosi hanno visto la distesa di seggiolini blu e hanno preso la via degli spogliatoi. Ma c’è anche l’altra metà del bicchiere e non è necessariamente mezza vuota. La partita si è giocata ugualmente. La tensione, con annessi accenni di rissa, non è mancata. I cori, spontanei e non “alzati”, ci sono stati così come l’urlo romanista ai due gol e al fischio finale. Insomma, la palla come il mondo continua a girare e attenzione: potrebbe essere piacevole abituarsi a non sobbalzare per i boati delle bombe carta e a passeggiare senza patemi all’ingresso e all’uscita dello stadio. Manca la rappresentazione visiva dell’amore tifoso, non di certo certe tristi giornate da guerriglia urbana.
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IL FATTO QUOTIDIANO (O. BEHA)
[...] Parlando di tifo, ha fatto molto scalpore lo sciopero delle curve, nel derby capitolino, un "clasico" da botte e i-cidenti e richiamo internazionale di ultras che mentre scrivo almeno sul piano dell'ordine pubblico per fortuna non ha prodotto guai: anche qui c'è un po' di confusione. Da tutta la vita si ciancia di tifosi estremisti che non sarebbero dei "veri sportivi". A parte il fatto che il marchio DOC sui veri sportivi italiani faticherebbe ad essere apposto su chicchessia, il limite tra tifoso e teppista è stato sempre volatile secondo gli interessi di parte e la mancanza di volontà politica di circoscrivere le violenze e il clima conseguente. Così che un prefetto oggi divida le curve provocando il summenzionato sciopero lazial-romanista fa dire che il calcio senza tifosi allo stadio non è calcio. Ma è esattamente la direzione presa dal mondo del pallone da un pezzo, verso i diritti tv e gli stadi tollerati come luogo di rodei sugli spalti o di wrestling calcistico in campo, in cui si capisce sempre meno se fingono o no. Quindi doppia politica indispensabile: per l'immediato la bonifica prefettizia, contemporaneamente un percorso di rifondazione o fondazione "sportiva" che man mano cambi la mentalità dei più giovani, a partire magari dalla presenza femminile. Quindi i club farebbero bene a mettersi su questo doppio binario, indipenden-temente dai loro risultati. Che in questa domenica fanno correre in classifica, superando ostacoli non irrisori, davanti Inter e Roma e più indietro la Juve, riemersa dalle storie di Palazzo e di (letto a) baldacchino che ne hanno fin qui condizionato l'ambiente. È ovvio che comunque nei prossimi due terzi di campionato dovranno tutti ricominciare a fare i conti anche con loro.
Il derby delle curve vuote è andato alla lunga meritatamente alla Roma del pirata dei Caraibi Gervinho e del più italiano dei romanisti in campo in assenza di nativi, il belga indonesiano Nainggolan, non senza una pesante ipoteca messa sull'andazzo tecnico-tattico del match dalla decisione di tal Tagliavento di assegnare un rigore fasullo alla squadra di Garcia. Ma diffido dal fare paragoni reali e non pindarici tra la "paella avvelenata" in moto di Valencia con questa fischiata a sproposito dell'Olimpico. Un conto sono i "biscotti" tra competitors, un conto l'eventuale manomissione della "pasticceria" da parte del potere: non sarà il caso di Tagliavento, per carità, ma mi dite che ci stanno a fare sei persone di "libero arbitrio" in campo e ai bordi se vengono commessi errori così marchiani? Davvero è tutto un omaggio alle sceneggiature, realizzate poi in grande spolvero dalle sceneggiate?