La penna degli Altri 07/10/2015 13:00
Roma, le sette sfide capitali
IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Da sosta a sosta. Con il derby in chiusura. Da qui a lì per sapere chi è davvero la Roma. Sensazioni, obiettivi, possibili traguardi, in campionato e in Champions League. La squadra vuole risalire, perché l’attuale quarta posizione non basta, perché davanti ci sono Lazio, Inter e Fiorentina, tre formazioni che Garcia dovrà affrontare proprio da qui all’8 novembre, giorno del derby e, appunto, del prossimo stop per gli impegni delle nazionali. Non solo campionato: c’è la doppia sfida decisiva in Champions League con il Bayer Leverkusen (in Europa viaggiano tutte le prime della classe tranne l’Inter, vantaggio non da poco per i nerazzurri). Da sosta a sosta: sette partite (comprese le due di Champions) tutte di un fiato, tre in casa, il resto in trasferta.
IL PERCORSO Prima c’è la Viola, attualmente capolista del torneo, poi i nerazzurri di Mancini, infine la Lazio di Pioli. Non siamo al fotofinish dello scorso campionato, quando Roma-Lazio era diventato l’ultimo atto, la finale vera e propria per assegnare il secondo posto, ma perdere ulteriori punti e posizioni ora significa buttare più o meno tutto a mare. La squadra, si sa, è incompleta e gli infortuni di questi tempi complicano maledettamente le cose. Per questo restare agganciati al treno consente di arrivare a gennaio e programmare una campagna rinforzi/riparazione per il rush finale. Alla Roma servono rinforzi, teoricamente uno per reparto, tranne l’attacco.
LA TAPPA EMPOLI Si ricomincia subito con l’antipasto. Sabato 17, alla ripresa, arriva l’Empoli all’Olimpico. Una squadra che lo scorso anno ha fatto soffrire la Roma, sia all’andata, pur vincendo, sia al ritorno (pari), per non parlare della fatica che s’è fatta in Coppa Italia, dove non sono bastati i novanta minuti ma ci sono voluti i supplementari e un rigore quantomeno contestato. Ora è un altro Empoli, apparentemente più docile. Ma sono le partite che si complicano facilmente se non le affronti con il piglio giusto. Vedremo. Ed ecco poi, Firenze. Il secondo big match della Roma (il primo con la Juventus, ed è andato bene). Firenze è storicamente una trasferta difficile, per l’ambiente e per questioni tecniche. La Roma deve affrontare l’entusiasmo dei viola che, in ogni caso, saranno davanti ai giallorossi per quella data (25 ottobre, ore 18), bisognerà solo vedere di quanti punti (per ora siamo a 14/18). Inoltre, c’è la questione Salah: da quelle parti aspettano il giocatore non proprio a braccia aperte, non come il ritorno in Toscana del figliol prodigo. Anzi. Tre giorni dopo, turno infrasettimanale: arriva l’Udinese. Oggi facile preda, perché Colantuono ancora non è riuscito a plasmare il gruppo, privo poi del suo uomo migliore, Zapata, e con un Di Natale che si è appena sbloccato ma non sembra quello spietato bomber di qualche tempo fa. Ed ecco il secondo big match della serie, in casa dell’Inter. Lì capiremo tante cose, forse troppe. Sarà importante arrivarci senza aver perso ulteriore terreno. Nel frattempo la Roma avrà recuperato almeno Dzeko e Totti, forse Ruediger. Sicuramente, a questo punto, Castan. E dopo l’Inter c’è la Lazio. E qui ogni parola diventa inutile.
LE CONTROINDICAZIONI Se è vero che la Roma in campionato si gioca i primi verdetti, la Champions rischia nelle prossime partite di fornire quello definitivo. La sconfitta di Borisov, dopo la prova d’orgoglio con il Barcellona, ha cambiato le prospettive dei giallorossi. In questo mese la Roma affronterà due volte il Bayer Leverkusen, in teoria avversaria diretta per il secondo posto (tutto lascia pensare che il primo non sfuggirà ai blaugrana), la prima in Germania (viaggio di 2200 chilometri), la seconda all’Olimpico. E gli incastri non sono proprio felicissimi. Garcia ha bisogno di recuperare tutti i giocatori per non perdersi per strada i rimpianti. La prima sfida con i tedeschi ci sarà in mezzo alle partite con Empoli e Fiorentina (462 chilometri), la seconda, peggio ancora, tra le gare di San Siro con l’Inter (954) e il derby. Non basterà avere fiato. Ci vogliono gambe e testa. E ovviamente un po’ di fortuna.