La penna degli Altri 14/10/2015 13:14
Roma, Garcia tira dritto senza preoccuparsi delle scimmie sulla spalla
GASPORT (D. STOPPINI) - Provateci voi, a vincere un campionato con quelle quattro scimmie sulla spalla. Pesanti e persistenti, nascoste giusto dopo una vittoria, ben visibili dopo un passo falso, peggio ancora dopo una sconfitta. Rudi Garcia ondeggia così, tra un «quando alleno una squadra penso sempre che possa essere l’ultima della mia carriera» e un «sono l’uomo del presente, non del passato né del futuro». Perché lo sa pure lui che se dietro la porta ci sono quei quattro, non è mica semplice gestire quel mondo parallelo che è Trigoria, in cui anche la quotidianità diventa una potenziale trappola. A maggior ragione con un Antonio Conte che va dicendo in giro «Roma è una città stupenda, la apprezzo molto», con un Carlo Ancelotti sondato già la primavera scorsa, quando la qualificazione Champions era fortemente in bilico. Con un Vincenzo Montella che da queste parti è di casa: tanti gli sponsor, ma pure le controindicazioni, non ultima il forte legame con uno staff che difficilmente farebbe scopa con lo staff voluto in giallorosso da James Pallotta in persona. La quarta scimmia viene dalla Spagna: con la Roma Unai Emery ha avuto più di un approccio anni fa, Sabatini lo incontrò anche di persona. Il nome è fisso nei pensieri di molti, guai a lasciarlo in disparte in ottica futura.
PALLOTTA PRESSA - Quattro scimmie sulla spalla, ma pure un domatore già al lavoro a Trigoria. Con un capo che da Boston un giorno gli ribadisce la fiducia e 24 ore dopo gli ricorda «urbi et orbi» che «ora sta a lui capire come far giocare la Roma». Garcia tira dritto. La storia gli ha insegnato a non preoccuparsi neppure di fronte a un esonero: a Lille, nel 2009, fu allontanato da un dirigente. Venti giorni dopo Rudi fu richiamato, al posto suo mandarono via il dirigente, Xavier Thuilot. Figurarsi allora se il francese si incupisce ora, di fronte alle sole voci. Lo sa pure lui che l’occasione di questa stagione è ghiotta, che ha in mano la Roma più forte della sua gestione, anche al netto di qualche buco in organico. E sa che il gruppo non l’ha mai mollato, neppure quando avrebbe potuto sbracare, leggi secondo tempo di Genova con la Samp o ripresa di Borisov.
EQUILIBRI - Testa bassa e pedalare, allora. Magari trovando qualche accorgimento tattico: la linea difensiva è troppo esposta, ecco perché Garcia sta pensando di forzare il rientro di Castan anche per riportare De Rossi a centrocampo, protezione ulteriore per i due centrali. Magari riuscendo finalmente a costruire una Roma con un centravanti vero. Il feeling non è scattato con Destro, men che meno con Doumbia, che ora al Cska Mosca ha (ri)preso a segnare. E non è ancora nata la Roma di Dzeko, con il bosniaco troppo spesso appeso a iniziative individuali più che parte integrante di uno schema di gioco. Qui lavora Garcia. Poi magari a fine stagione le scimmie salteranno giù per bussare a Trigoria. Forse apriranno, forse no. Forse sarà stato il domatore ad aver lasciato campo libero, con uno scudetto in tasca.