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La penna degli Altri 02/10/2015 13:31

De Rossi, la fascia dei sogni

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IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - non ha ancora smesso, ma lui è sempre più il capitano della Roma. Quella fascia sempre divisa e condivisa con Francesco, ha sempre fatto di solo il capitano del futuro. Quel futuro è arrivato, perché gioca poco e per la prima volta nella sua carriera è ai margini della squadra, che sta facendo a meno della sua presenza fissa e imprescindibile. E in più adesso si è fatto male e ne avrà per un po’. è oggi l’anima della Roma, dopo tredici/quattordici anni in giallorosso, con un esordio prima in , Roma-Anderlecht 30 ottobre 2001, poi in serie A, Como-Roma 25 gennaio 2003. Daniele ricorderà quando, segnando il primo gol in campionato, (Roma-Torino, prima da titolare, il 10 maggio sempre del 2003), il presidente Sensi si è alzato in piedi e ha detto, «ma chi era, il ragazzino?». Daniele ha vissuto la gran parte della sua carriera da predestinato e intoccabile, un’altra parte da peso economico e tecnico. Si parla del suo stipendio e meno delle prestazioni e questo gli dà un fastidio incredibile. È come se lo accusassero di furto. Questo l’ha messo un po’ di traverso con una parte dei tifosi, definiti «commercialisti». Poi ci sono anche i tifosi pettegoli, quelli che ti vengono a controllare se passi la notte a casa o in qualche locale, se porti la barba per una scelta estetica o per esigenze sociali. Ed ecco che oggi ha perso la sua spontaneità, si concede meno, forse sorride anche meno. Ma in campo dà quello che ha, a volte tanto, altre meno. Quel ragazzino ha trentadue anni e un sogno mai realizzato: vincere lo scudetto da capitano, proprio come nel 2001. Quattordici anni fa, Daniele si allenava con la prima squadra e non giocava mai, mentre era il protagonista assoluto. Oggi le parti si sono invertite, più o meno.

I TROPPI CARTELLINI -  è stato il suo idolo, il suo amico e compagno di squadra, oggi resta un riferimento tecnico e colui che gli sta pian piano lasciando l’eredità dei gradi; c’è un altro capitano storico della Roma che viene sempre più accostato a : Di Bartolomei. Altra storia, altro mondo. Una questione di ruoli. Ago faceva il centrocampista, capitano e nello scudetto del 1983 ha giocato come difensore centrale, proprio come sta facendo . Storie di capitani, storie di leader che si intrecciano. Daniele fa spesso il difensore centrale: lo fa con passione, subendone rischi e difficoltà, pagando in prima persona il gioco nebuloso della Roma, vedi la sfida di martedì a Borisov. E le paga anche prendendo parecchie ammonizioni, cinque in campionato e una in . Un rischio che lo porterà, se continuasse su questo trend, a essere spesso squalificato. Ora già è in diffida. E per uno che finora ha giocato tutte le partite (6 in A e due in Campions), tende a essere un problema.
“FAVORITA” CHE PIACERE - Domenica , molto probabilmente, a Palermo tornerà a centrocampo, sarà la sua gara numero 499 con la maglia giallorossa (370 in serie A, 43 in , 52 in coppa Italia, 13 in coppa Uefa, 12 in Europa League più 4 in qualificazione e altri 4 in Supercoppa italiana). Solo ha fatto di più. Palermo è il campo dei ricordi azzurri. Lì ha esordito con la maglia azzurra (4 settembre 2004, Italia-Norvegia), lì ha segnato il suo primo dei 17 gol azzurri (nella medesima partita). Ricordi anche negativi. Lì, meno di un mese fa (lo scorso 6 settembre), ha subito un’espulsione proprio mentre stava giocando bene, segnando su calcio di rigore pure la rete del vantaggio dell’Italia sulla Bulgaria.

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