La penna degli Altri 18/09/2015 13:41

Roma veloce e pratica, Garcia fa il doppio gioco

ROMA JUVENTUS GARCIA 30082015 MANCINI

IL MESSAGGERO (U. TRANI) - , nella preparazione della gara contro il , ha analizzato a fondo alcune tappe della sua avventura a Trigoria. Il crollo con il Bayern all’Olimpico per eccesso di sfrontatezza, la prudenza di Monaco nella sfida di ritorno per evitare la seconda figuraccia a distanza di due settimane e la trappola preparata per Pioli nel derby da .

COME NEL DERBY - La gara del 25 maggio scorso è simbolica. Perché, oltre a garantire il secondo posto e quindi l’accesso diretto alla , ha mostrato il lato umile e al tempo stesso pratico della Roma. , da sempre attentissimo alla questione psicologica, prese atto della fragilità momentanea del gruppo che fisicamente e mentalemente era in chiara difficoltà. Ecco che contro la Lazio scelse il 4-1-4-1 tanto simile al 4-5-1 di mercoledì sera contro il . Nel derby pensò a difendere il punto di vantaggio in classifica e conquistò il successo proprio puntando sui reparti stretti e sulle ripartenze. L’ideale, quel pomeriggio, per azzerare l’efficacia del di Pioli. Lunedì scorso, al video, la lezione del francese è stata simile. Abbondanza di giocatori sotto palla e a gettare la fune ai compagni chiamati a risalire velocemente la corrente. Il tecnico giallorosso ha ammesso che la transizione doveva essere migliore, cioè con uscite dal guscio e contropiede più efficaci. Il sacrificio chiesto a Iago e soprattutto a (l’egiziano non ha nelle corde i rientri così esasperati) può aver tolto la brillantezza e la lucidità agli interpreti. Molto è dipeso dal che tatticamente, tecnicamente e fisicamente è superiore. Ma l’atteggiamento studiato per limitare i blaugrana ha trasmesso subito sicurezza e convinzione ai giocatori: il timore di un’altra figuraccia è svanito prima di entrare in campo. Più dei singoli, pallonetto d’oro a parte, ha pesato il comportamento da squadra. Ma anche le individualità sono state decisive: il pressing di , l’autorità di Keità e il dinamismo di . In più il lavoro di coppia delle due catene laterali: - ad altissima velocità e -Iago . E bene anche i due centrali difensivi e . Sollevati da compiti di impostazione, da marcatori sono stati perfetti. Nel discorso di ieri alla squadra l’allenatore ha fatto il giusto richiamo alla concentrazione: ormai conosce bene l’ambiente e lo spogliatoio.

VIA DI MEZZO - Pallotta, entusiasta, invia i complimenti, mentre passa dai campioni d’Europa a rivali che spesso, contro la Roma, si chiuderanno. Il sistema di gioco preferito del francese resta il . Se c’è , disponibile già domenica contro il Sassuolo, è semplice passare al : sale lui dietro a , come alla prima giornata contro il Verona, e il più è fatto. Quando manca è dura: serve chi costruisce, davanti o a centrocampo. Bocciato , l’unico rimane . Il 4-5-1 (o, volendo, il 4-1-4-1), finisce in cassaforte. Nel senso che la formula non viene cestinata. Anzi basta pensare all’éra Spalletti: l’assetto di partenza era il , quello di scorta il 4-1-4-1. Ma l’identità era la stessa, con 9 giocatori dentro la metà campo e esentato. Con Spalletti, però, almeno 6-7 giocatori hanno sempre partecipato alla fase offensiva. Quello che la Roma non ha potuto (o voluto) fare contro i campioni d’Europa. In Italia, però, è possibile. E , prendendo diversi esterni di gamba (veloci e tecnici), ha rafforzato questa idea di calcio.