La penna degli Altri 29/09/2015 13:52
Napoleone-Garcia conta i soldati
GASPORT (D. STOPPINI) - «Non ci si arrampica mai tanto in alto come quando non si sa dove si sta andando». Pare di sentire Rudi Garcia, ma è «solo» Napoleone. Uno che fece pochi errori nella vita: orgoglioso, lungimirante, intelligente. Ma la Russia no, quella lasciatela perdere. Non nominate Borisov, non fatelo davanti a un francese perché potrebbe prenderla male. Per carità, non fa poi così freddo, la campagna di (Bielo)Russia – 203 anni dopo – è un po’ più agevole per la Roma e il suo condottiero. Ma occhio alle trappole. Occhio alla Beresina, che per un francese equivale alla nostra Caporetto. Oggi è il fiume che attraversa Borisov, 150 mila abitanti, il Tuscolano e il Nomentano messi insieme e nulla più. Poca roba, ma sul quel fiume ghiacciato difficile da attraversare Napoleone perse 30 mila uomini nella ritirata dalla Russia. E da allora, Beresina «en français» vuol dire disfatta, una Caporetto appunto. NapoleonGarcia arriva a Borisov nelle stesse condizioni: la vittoria con la Juve, un mese fa, valeva come la conquista di Mosca. Pensi: il più è fatto. Poi sono arrivate la ritirata e le critiche, mai così dure da quando è a Roma.
POCHE GIOIE - NapoleonGarcia ha già perso diversi uomini per strada: Totti, Dzeko, Keita, Rudiger, l’ultimo è Iago Falque sbarcato a sorpresa in Bielorussia ma buono al massimo per la panchina. L’elenco è lungo. Ma qui c’è da passare il fiume: minime forze a disposizione, conta la voglia. «Siamo pochi, non era facile trovare un equilibrio per le liste Uefa. Tanto ormai non si può cambiare nulla. Questi siamo, vorrà dirà che ognuno farà qualcosa in più per vincere». Perché conta esserci, conta... arrampicarsi. La prima Roma di Garcia, quella che davvero non sapeva dove andava, stupì l’Italia per il gioco, la freschezza, la gioia di vivere. Questa terza – figlia dello scorso campionato – lotta perennemente contro un obiettivo messole davanti. Questa squadra sa dove va, e allora fa più fatica, scambia il piacere per obbligo. Obbligo pure a Borisov, perché non portare a casa i 3 punti vorrebbe dire mandare all’aria quel vantaggio psicologico e di classifica rappresentato dal pareggio col Barca. «Ma quell’1-1 è il passato, questa e le prossime due sfide con il Leverskusen saranno fondamentali per il passaggio del turno», dice Garcia. Che in Champions con la Roma è fermo a una vittoria, 5-1 al Cska Mosca: stessa storia, quella Roma si arrampicava bene. Il suo tecnico in Europa lo fa un po’ meno: solo 3 successi su 19 partite. Uno proprio qui in Bielorussia, ai tempi del Lille: «Ma giocammo a Minsk, lo stadio di Borisov non lo conosco. Però cambia poco: siamo qui con ambizione, vogliamo passare il turno e per farlo ogni match va giocato al massimo».
SOLO IL PRESENTE Perché del Lille va pure ricordata la sconfitta subita in casa, per mano dei bielorussi. Altro che ritirata, fu una Beresina. Ma stasera almeno c’è una cifra tonda da onorare: panchina numero 100, sarà per questo che Garcia nell’hotel che lo ospita a Minsk dispensa buonumore a destra e a sinistra: «Allora il regalo me lo aspetto da Radja», fa a un Nainggolan seduto vicino al comandante in conferenza stampa. «Sono fiero di essere alla guida della Roma, la rosa nel corso del tempo è cambiata ma la mia idea è sempre la stessa: mettere in campo una squadra che ci porti a vincere e a giocare bene. Neppure sapevo delle 100 panchine. Ma io non guardo dietro, sono un uomo del presente». Giusto così. In fondo, qualcuno anni fa ci ha già spiegato che «lo stupido parla del passato, il saggio del presente, il folle del futuro». Era francese pure lui...