La penna degli Altri 30/08/2015 14:48
Sistema 4-3-3 con Salah e Iago ai fianchi di Dzeko o attacco 1-2 col capitano trequartista: i dubbi del francese. Max perentorio: «Soltanto Padoin può sostituire Marchisio»
GASPORT (S. VERNAZZA) - Presto, troppo presto. Roma-Juve alla seconda giornata, con le squadre in via di definizione, non può che essere una grande sfida interlocutoria, utile per mettere a fuoco il panorama, ma decisiva di niente. Un pareggio farebbe il gioco dei terzi incomodi per la corsa scudetto, l’eventuale vittoria della Roma equivarrebbe alla seconda sconfitta di fila della Juve in principio di campionato, un fatto epocale, ma a 36 giornate dalla fine, quante ne mancheranno stasera alle 23, non esistono sentenze, soltanto tendenze. In tema di gioco, gli argomenti di discussione sono due, uno per squadra.
TOTTI SI’ TOTTI NO - Rudi Garcia è partito con l’idea di rinunciare alla titolarità di Totti. Basta con l’artificio del «falso nueve». E’ arrivato Dzeko, centravanti vero, e si passa al 4-3-3, con Salah e Iago Falque ai fianchi del bosniaco (Iturbe sta per passare al Genoa, pare). A Verona, nella prima contro l’Hellas, il nuovo software non ha entusiasmato. Dzeko è stato servito poco e male, la situazione è migliorata quando è entrato Iago Falque, probabile escluso di oggi se Garcia ridarà fiducia Totti dal primo minuto, per un attacco 1-2, col capitano restituito al suo antico ruolo di trequartista, e con Dzeko e Salah punte. Sarebbe un peccato se venisse sacrificato Iago Falque, gran raccordatore di fasi e di reparti, forse l’acquisto tatticamente più interessante. Garcia è davanti a un bivio importante: insistere col nuovo sistema o cedere al sentimento, alla piazza che rumoreggia per Totti, otto giorni fa lasciato a languire sulla panchina del Bentegodi, e riproporre il quasi 39enne capitano nel suo habitat di numero dieci? La scelta dirà se Garcia è fermo nelle sue rinnovate convinzioni o se preferisce la flessibilità come principio guida nel turbolento mare di Roma.
IL FATTORE P - Massimiliano Allegri se ne infischia delle critiche e dei mugugni, e insiste con Padoin regista, nel ruolo che fino a giugno apparteneva ad Andrea Pirlo. Qui sta l’epicentro del terremoto che alla prima giornata ha scosso la Juve, sconfitta allo Stadium dall’Udinese. Non si può passare da Pirlo a Padoin e se non c’è modo di fare altrimenti, significa che si è aperta una falla nella rosa. Andava messo in conto che Marchisio, il sostituto designato in regia, prima o poi si infortunasse. E’ successo prima, e non poi, e resta tempo fino a domani sera per rimediare. «In questo momento e in assenza di Marchisio - ha detto Allegri -, l’unico che può giocare davanti alla difesa è Padoin. Per togliermi dei dubbi ho provato anche altri, però sono tutti azzardi. Bisogna scegliere con logica quello che è più bravo davanti alla difesa». Chiarissimo, ma per tanti versi preoccupante. A Roma con Padoin, là dove c’era Pirlo, e senza Vidal e Tevez. Per i campioni d’Italia l’Olimpico sarà il primo vero «crash test», oggi intuiremo se la Juve ha perso qualcosa della sua anima di ferro e in quale misura l’ha perso.
LE DUE TORRI - Rispetto alle ultime puntate, la vera novità del Roma-Juve di oggi sono i centravanti. Gli attacchi delle due eterne rivali poggiano adesso sui «torracchioni» Dzeko e Mandzukic. Come alimentarli, questo è il problema. In teoria è facile, cross dalle fasce e via. In pratica, alla prima giornata, rifornimenti scarsi e sporchi sia per l’uno che per l’altro. Dzeko dovrà fare certi movimenti e aspettarsi determinati palloni se giocherà Totti, e cambiare registro se il capitano non ci sarà. Nella Juve, con Lichtsteiner e Evra sulle corsie, Mandzukic spremerà qualcosa dalle fasce. Sulla linea del fuoco il croato dovrà interagire con Dybala, annunciato in formazione. Nello spezzone giocato insieme contro l’Udinese, i due si sono cercati poco, in cronaca è rimasto traccia soltanto di un cross di Dybala per la testa di Mandzukic, con conclusione alta. Tutto è in divenire, non aspettiamoci risposte definitive da Roma-Juve di oggi. Sulla scena dell’Olimpico troveremo indizi, non prove.