La penna degli Altri 31/08/2015 13:29
Gli basta una zuccata per interrompere lo sciopero dei tifosi
GASPORT (M. CECCHINI) - L’ultimo censimento racconta come la Bosnia-Erzegovina abbia 3.760.149 abitanti. Ovvero, se fossero trasferiti in blocco all’interno e ai margini del Grande Raccordo Anulare, come numero potrebbero sostituirsi più o meno alla popolazione dell’area metropolitana di Roma. Insomma, una sorta di gemellaggio virtuale che, favorito negli ultimi quattro anni dalla lievitazione di Miralem Pjanic, adesso può dirsi praticamente compiuto. Se la Mente del gruppo è ormai il Piccolo Principe di Tuzla, il Braccio è stato trovato sempre in quella zona dei Balcani e non ha deluso le attese. Si chiama Edin Dzeko da Sarajevo, il Martello degli Dei che a Roma mancava dai tempi di Batistuta.
AMORE E AMICIZIA - D’altronde, trascorsa la felice generazione del «falso nueve», costruita in giallorosso su un Totti infinito, adesso è tornata l’ora della potenza pura, della elevazione da supereroe, delle spalle larghe per difendere tutti i palloni. Non è un caso infatti che Dzeko, tra Premier League e Serie A, abbia segnato 45 dei suoi 51 gol da dentro l’area di rigore. Come dire, niente svolazzi ma tanta concretezza, proprio come succedeva quando i centravanti si chiamavano Boninsegna, Hrubesch o Bobo Vieri. E allora non sorprende che persino lo sciopero del tifo degli ultrà della Sud contro Pallotta e il Prefetto, si sia sciolto proprio al momento del gol di Dzeko, che ha dato il via a una corsa collettiva verso il bosniaco a braccia larghe, colmando in un attimo la distanza tra ideologia e pura felicità. «I tifosi dovrebbero esser contenti non perché segno io ma perché la squadra gioca bene - ammonisce Dzeko -. Correre verso di loro è stato istintivo e il boato mi ha emozionato. Per me è importante aver segnato il primo gol della stagione. E’ tutto fantastico, soprattutto dopo tanti minuti di sofferenza contro una Juve molto forte. Ma nessuno è imbattibile, e io sono qui per vincere». I titoli di coda li lascia per l’amico Miralem. «Abbiamo un gran rapporto e non sono stupito del gol che ha segnato: lui è un artista». Pjanic può sorridere felice. «Ci ho parlato per tutta l’estate e sapevo della sua voglia di venire qui. Lo conosco, lui non vuole perdere mai. Sono sicuro che segnerà tanti gol». Profezia troppo facile per essere smentita.