La penna degli Altri 07/08/2015 13:22
Dzeko a Fiumicino, invasione d'amore
IL MESSAGGERO (B. SACCA') - È il delirio all’aeroporto di Fiumicino. Un delirio colorato di giallorosso, tutto dedicato a Edin Dzeko, il nuovo acquisto della Roma. Millecinquecento tifosi adoranti riversati fra i terminal e i vacanzieri, e cori, canti, bandiere, palpiti da scudetto. Visto da vicino, sembra l’arrivo di Diego Maradona a Napoli o di Leo Messi a Barcellona. «Forza Roma», sibila Edin, più spaesato dall’affetto che felice. Avrà tempo per comprendere. Decollato da Amsterdam alle 17.25, l’Airbus A320 dell’Alitalia marcato Ei-dsy tocca la pista 16L di Fiumicino alle 19.08: Dzeko è a bordo e ancora non immagina l’onda montante dei supporter. «In bocca al lupo!», scrive l’Alitalia su twitter. Intanto l’urlo sale nell’aerostazione, i tifosi arrivano in massa, donne, anziani, bimbi, foderati dalle sciarpe, dalle maglie, dalle bandiere. «Olé, olé, olé, olééé, Dzekooo, Dzekooo», è la danza che ha il profumo del trionfo. Guardare i volti dei viaggiatori, lì di passaggio, è leggere un libro di fiabe: tanti sorridono, pochi ci credono.
IL VARCO 5 All’inizio l’appuntamento è fissato agli arrivi del terminal 1. Ma la concitazione è troppa, ed eccessiva la felicità, volata oltre i confini del consentito. Così, i vertici dell’aeroporto decidono: Dzeko rischia di paralizzare un intero aeroporto, «e domani chi li sente i giornali...». Rasentando il limite della disorganizzazione, si sceglie dunque di spostare i tifosi verso la decentrata area tecnica di Fiumicino, a due passi dagli hangar della manutenzione degli aerei. Ne vien fuori un’immagine impensata: contro il sole calante di agosto, uno smisurato serpentone di tifosi della Roma in marcia verso palazzine specchiate e bordate di verde, accompagnato da squilli di clacson e da caroselli da derby. Alle 19.40, l’apparizione. Accompagnato dai procuratori e dal papà, Dzeko finalmente si affaccia al varco 5 dell’area tecnica: davanti a sé, un muro di tifosi che esplodono e scandiscono le cinque lettere del suo nome. «Dzekooo, Dzekooo». È l’istante in cui scocca una scintilla infinita, è amore a prima vista (e vita): i più di 1.500 supporter a lui consegneranno i sogni tricolori, nella certezza tifosa di non essere delusi. Giacca e maglietta neri, jeans grigi e una sciarpetta bianca della Roma, il bosniaco è incredulo mentre l’urlo della sua nuova gente tocca il cielo: un bimbo gli si avvicina e in cambio riceve una sciarpa, poi è il momento di un ragazzo disabile, salutato con una carezza sul viso. I tifosi però non resistono e, pur di rubare un ricordo, arrivano ad arrampicarsi sulle ringhiere, a scalare le inferriate con tanto di filo spinato, a forzare il cordone di poliziotti in tenuta anti-sommossa.
CENA DI SQUADRA Chiaro che l’emozione sia contagiosa; così Dzeko compie il gesto più semplice: prende lo smartphone, si volta e, spalle alla muraglia di persone, scatta il suo primo selfie da romanista. Ma è qui che nasce il problema: come uscire dal quel mare di gioia? Impossibile ritardare: Rudi Garcia è a Trigoria ad aspettare. E con lui Sabatini, Pjanic, De Sanctis e Ljajic, che ha poi cenato con lui, e pure con Nainggolan e lo steso Pjanic. E quindi, sprezzante del pericolo, Dzeko sale sull’auto della Roma e si tuffa nell’oceano giallorosso, scortato da una volante della polizia: e non si conteranno i colpi che i tifosi faranno rimbombare sui vetri della macchina. «Vinceremo, vinceremo il tricolor». E mentre Edin, che avrà la maglia numero 9, si lascia inghiottire dalle strade della città, pronto oggi per le visite mediche, l’aeroporto riprende il suo andare di sempre, ignaro di aver assistito a una pagina di storia della Roma. E domani, forse, esordio a Valencia.