La penna degli Altri 20/07/2015 13:43
Re Blatter decideva tutto, compreso il suo stipendio
CORSERA (M. GEREVINI) - Chissà se oggi qualcuno oserà mettere al centro della discussione quell’anomalia assoluta dello stipendio segreto del presidente. O se usciranno dall’anonimato le battute ammiccanti e sussurrate di alcuni manager Fifa sul «principio di Tebogo Sebego che tutto regge». Oggi è il giorno che segna l’inizio della fine dell’era Blatter ma il «blatterismo» sarà duro a morire. Si riunisce il comitato esecutivo della Fifa, ovvero l’organo di governo che deve fissare (tra fine 2015 e inizio 2016) il congresso straordinario per l’elezione del nuovo presidente. Sepp Blatter ha dichiarato che non si candiderà. Ma l’ha fatto dopo la prova di forza della rielezione meno di due mesi fa e dunque con il messaggio implicito che lui è in grado di orientare la maggioranza dei voti, soprattutto di Asia e Africa.
IL SISTEMA L’ordine del giorno prevede anche, genericamente, «riforme della struttura organizzativa della Fifa» con modifiche allo statuto. Vedremo quali. Cambiare lo statuto non è così semplice. Il comitato esecutivo dovrà proporlo al Congresso (il «parlamento») che delibera con il voto favorevole di tre quarti delle federazioni affiliate. È un sistema blindato, sostenuto per anni anche da chi oggi, come l’Uefa, attacca il vertice Fifa. Mettiamo da parte per un istante le inchieste per corruzione e andiamo a vedere l’apparato di potere «svizzero» plasmato dall’uomo di Zurigo in 40 anni di Fifa, di cui 17 da presidente.
Gli elettori sono le 209 federazioni affiliate, ciascuna con un voto, si chiami Brasile o Tonga, Italia o San Marino. Le confederazioni (l’Uefa e le altre cinque) hanno poteri di nomina dei membri del comitato esecutivo. Il vero potere è però in mano a un gruppo di manager in gran parte scelti dallo stesso Blatter. Il segretario generale (oggi Jerome Valcke), figura centrale, è una nomina di esclusiva competenza del presidente.
La Fifa guadagna molto (900 milioni in otto anni) e paga mediamente 240 mila dollari annui i suoi 474 dipendenti. La macchina è efficiente (del resto il prodotto calcio si vende molto facilmente) e tra il 2011 e il 2014 ha realizzato ricavi per 5,7 miliardi (43% da diritti tv e 29% da marketing). La sua ragion d’essere sono i Mondiali. Senza quelli è morta. E se volesse cambiare un virgola dei regolamenti del calcio non può farlo. Il potere assoluto è in mano all’Ifab (International Football Association Board) che ha le quattro federazioni anglosassoni rappresentate e con poteri di veto.
AUTORIFORMA? Dopo le frustate dell’Fbi, Blatter si è dato la missione di accelerare l’autoriforma della Fifa. Ma è come se un paziente ridotto in coma da uno staff medico distratto e incapace fosse affidato alle cure di quello stesso gruppo di medici. Blatter almeno fino al congresso continuerà a gestire il potere che ha sapientemente coltivato per anni. Come? Qui entra in gioco il principio di Tebogo Sebego e lo stile Fifa.
TEBOGO SEBEGO Prendi un dirigente di una piccola federazione africana che sa poco o nulla di diritti televisivi e dove lo piazzi? Nel comitato marketing e tv. Cioè quei settori che portano il 72% dei ricavi. Lui è felice, gli basta la poltrona, e vota «sì» a quello che gli altri decidono. I numeri uno del calcio di Tonga, Botswana (Tebogo Sebego, appunto), Burkina Faso, Singapore, Bangladesh, S. Lucia, insieme ad altri ne fanno parte. I comitati sono 30 con 548 poltrone. Dunque tutti possono essere accontentati e tutti votano.
CIFRE NON SCRITTE Prendi il vecchio (79 anni) Sepp in persona, che si vanta di essere all’avanguardia globale nella trasparenza e nelle pratiche di governance, e scopri che sono vent’anni che tiene segreto il suo stipendio (il range delle supposizioni va da 4 a 20 milioni), come se la Fifa fosse casa sua. In una pagina intera del bilancio Fifa vengono elencate tutte le procedure e tutte le consulenze pagate per stabilire, secondo le migliori regole internazionali, la retribuzione del top management e del presidente. Come dire: guardate quanto siamo avanti e trasparenti. Poi però manca un dettaglio da nulla: la cifra.
DIMENTICANZE Hanno riempito statuti e regolamenti di centinaia di articoli «dimenticando» di aggiornare il comma che nello statuto (articolo 30 comma 2: «Il presidente può essere rieletto») non stabilisce limiti al numero di mandati del presidente. Come sarebbe ovvio in un’organizzazione di questo livello e come perfino Blatter ha riconosciuto pubblicamente (salvo essersi sempre ricandidato ogni 4 anni dal 1998).
HOTEL E RISTORANTI Prelevi dal bilancio soldi utili per promuovere il calcio nei paesi poveri e li usi per acquistare un hotel quattro stelle a Zurigo. Si chiama Hotel Ascot, sono stati spesi più di 20 milioni per acquistarlo e non si capisce cosa c’entri con il governo del calcio mondiale. La Fifa sarà senza fini di lucro ma è una holding che controlla 13 società (dal ticketing ai viaggi), l’ultima nata (13 maggio), Fifa Museum Gastronomie Ag, gestirà il ristorante del museo. Piccoli centri di potere e di spesa che vanno tenuti ben stretti. Così come Zurigo e la Svizzera si tengono ben stretta e ben protetta questa grande istituzione che ha investimenti per 1,7 miliardi di dollari di cui si sa molto poco ma ben 600 milioni sono depositati nell e banche cantonali elvetiche.
«Con la fede e il calcio — scriveva il 17 dicembre scorso Blatter al Papa che compiva 78 anni — stiamo contribuendo a rendere migliore il mondo, aiutando a dare speranza a chi ne ha bisogno… anche in quei posti là dove purtroppo la vita non è facile». Forse anche là in quei posti sarebbero curiosi di conoscere lo stipendio di re Blatter e il motivo per cui la Fifa ha speso 20 milioni per un hotel a Zurigo.