La penna degli Altri 11/05/2015 13:35
Roma da pianto, ritiro da comica
IL MESSAGGERO (U. TRANI) - La farsa ora è completa. Perché, nonostante il tentativo disperato (e per certi versi inedito) del management italiano di Pallotta di usare finalmente il pugno duro, la punizione già non c’è più. Evaporata nella notte che non ha portato consiglio e prima di conoscere il risultato della Lazio che non cambia la classifica. A vedere quali sono stati i provvedimenti per l’ennesima figuraccia c’è solo da farsi una bella risata: come altre volte durante la stagione, anche questo day after è finito a tarallucci e vino. La Roma, ancora seconda a + 1, ha quasi due giorni di riposo, si ritroverà (con calma) a Trigoria solo domani alle 10,30 e il ritiro, se confermato, comincerà a metà settimana (magari da subito). La società giallorossa, su input di Zecca (il primo riferimento di Pallotta, presente a Milano) in sintonia con il dg Baldissoni e il ds Sabatini, ha provato invano a convincere Garcia di mettere in castigo il gruppo. Niente da fare. Il francese, pensate un po’, è addirittura volato in Francia, dopo essersi di nuovo piegato davanti alle resistenze dei giocatori. Che, qualche settimana fa, gli avrebbero sconsigliato di ripristinare le doppie sedute, con la giustificazione dei tanti infortuni che hanno penalizzato la squadra nell’annata. L’allenamento di prima mattina, venduto bene attraverso i media per calmare la tifoseria, è stato inserito nel programma proprio per concedere il giorno e mezzo di libertà. Non subito, però. Su decisione dei dirigenti, l’allenatore non ha più concesso la domenica e soprattutto non ha dato il permesso per il pernottamento a Milano (qualche calciatore aveva deciso di restare lì per passare la serata in discoteca). La squadra si è fermata a dormire nel centro sportivo e, dopo il confronto con il tecnico e la seduta defatigante, ha avuto l’ok per tornare a casa. E’ successo, per la cronaca, pure dopo le vittorie più significative.
URLA A VUOTO «Non è possibile, non è possibile. Dopo due gare vinte, è inaccettabile questo rilassamento. Ma avete capito quale obiettivo abbiamo? Basta alibi. Mancano tre partite, dovete dare il massimo. Il tempo è scaduto». Rudi ha fatto sentire la sua voce dentro lo spogliatoio. Alzando il tono, quasi istericamente. Ha contestato alla squadra, in 10 minuti, l’atteggiamento avutonella sfida conil Milan. Sotto accusa la mancanza di aggressività e determinazione, sostituite dalla superficialità e dal nervosismo. Rinfacciati i soliti difetti. Individuali e di gruppo. Errori dei singoli, nei passaggi (Pjanic e De Rossi), nelle posizioni (Astori e Torosidis) e nei comportamenti (Florenzi e Nainggolan). Ma anche il modo di stare in campo. Non da squadra. Scollegati i reparti e anarchia totale. Con la conferma che la Roma ha davvero pochi giocatori completi. La rifondazione, come Il Messaggero sostiene da tempo, sarà necessaria a prescindere dal piazzamento finale. La rosa, pure con il secondo posto, andrà ricostruita da zero. Non bastano, dunque, semplici ritocchi. Servono innesti mirati e tutti di primissimo piano.
CLUB DISORIENTATO Sabatini è rimasto al nord. Ieri a Trigoria si sono affacciati Baldissoni e Zecca. La loro preoccupazione è subito diventata ambientale, cioè la reazione della gente che si è scatenata sui social network appena ha saputo che la squadra era stata lasciata libera sino a domani (preso di mira Nainggolan, presente alla manifestazione Tattoo Expo Roma). A quanto pare avrebbero voluto spingere Garcia a convocare i giocatori già oggi, ma alla fine hanno desistito. Anche perché Rudi, almeno fino al traguardo, ha deciso di non andare allo scontro con il gruppo. Asseconda (quasi) ogni richiesta. L’ultima legata proprio al ritiro. Con i dirigenti pronti a portare la squadra lontano da Roma, ecco i giocatori a chiedere di farlo a Trigoria. Potrebbero essere accontentati. Con la formula, quantomeno ridicola, modulare: un giorno sì, l’altro no. O magari light: restando più ore insieme.
ALLENATORE CONFUSO Garcia, pur di confermare la formazione vincente per due gare di fila (contro Sassuolo e Genoa), ha utilizzato giocatori non al meglio: Pjanic (caviglia), Ibarbo (influenza), Doumbia (solo 1 allenamento: sabato), Gervinho (fastidio muscolare). Ha poi perseverato: il primo cambio è stato Ljajic (mal di schiena, con tanto di viaggio in Germania in settimana). Quando è entrato, tutti si sono voltati a guardare Totti. Il suo sguardo è ancora negli occhi di tutti i panchinari. Stupiti almeno quanto lui.