La penna degli Altri 22/04/2015 13:30
Gervinho corre verso il passato
IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Dalla capocciata di Astori a Udine, 6 gennaio 2015 a oggi, la Roma ha giocato quindici partite segnando quattordici gol. Di questi, due su rigore (Torino e Atalanta), uno da palla inattiva (Juventus), undici su azione. In tre occasioni, zero reti fatte (Sampdoria, Chievo e Parma). Attaccanti in gol? Totti e Ljajic. E fine. Il capitano è l’ultima punta ad aver gonfiato la rete avversaria su azione, a Verona contro l’Hellas alla ventiquattresima giornata, si sta per giocare la trentaduesima. L’ultima rete di Ljajic, invece, risale a Cagliari, giornata numero ventidue. Preistoria. E Adem, va ricordato, resta il capocannoniere della Roma, con otto reti: una seconda punta (o trequartista) come primo marcatore suona un po’ strano. Da gennaio a oggi - e parliamo di campionato - sono spariti dall’elenco dei bomber i vari Iturbe (fermo alla rete dello Stadium), Gervinho, più i nuovi arrivati, vedi Doumbia, 272 minuti e zero reti (zero tiri in porta, anche) e Ibarbo, pure lui a secco nei 150 minuti giocati (all’attivo un tiraccio di testa e qualche giocata quasi entusiasmante).
GENNAIO IN BIANCO - In Italia, il mercato degli attaccanti di gennaio, qualcosa ha portato un po’ qua e un po’ là: solo per Roma, Sassuolo e Chievo, nulla. Da questo punto di vista, le migliori sono state Fiorentina a (Salah sette gol) e Gabbiadini (sette). Le peggiori dopo la Roma, Juve (con Matri, un gol) e il Parma (Varela, una rete). Ma almeno un gol è stato fatto, qui nemmeno quello per ora. Nell’elenco dei bomber giallorossi del 2015, figura Destro, con la rete realizzata a Palermo. Se n’è andato al Milan dopo averne segnate cinque, più di Iturbe e Gervinho e solo uno in meno di Totti, che comunque ha tirato tre rigori (Torino, Chievo e Atalanta). Un’aridità preoccupante, specie se si considera che alla fine del campionato mancano solo sette partite e la posizione numero due della classifica è momentaneamente persa.
SPERANZA IVORIANA - La rincorsa deve passare dai gol e alla Roma in questo momento mancano molto. Nel 2015 solo due volte la squadra di Garcia ha realizzato due reti in una partita, nel derby con la Lazio (11 gennaio) e a Cagliari (7 febbraio). Anemia totale. Non segna dal 30 novembre, Roma-Inter, e prima di allora bisogna risalire alla prima giornata di campionato, in casa contro la Fiorentina. Questi sono i numeri inquietanti di Gervinho, l’uomo in più la scorsa stagione, l’uomo in meno (tra i tanti a dirla proprio tutta) quest’anno. Mai una rete in trasferta in campionato. Almeno fino alla Coppa d’Africa 2015, l’ivoriano è stato quanto meno importante, non ai livelli dello scorso anno ma quasi. Poi, la Roma - da gennaio in poi - ha quasi sempre fatto a meno di lui, prima per la Coppa dove la Costa d’Avorio è arrivata in finale (e l’ha pure vinta), poi per un infortunio rimediato a fine marzo (sempre in nazionale), è rimasto fuori da Pasqua (Roma-Napoli) a oggi (Roma-Atalanta). Dall’Inter all’Inter, un girone intero senza gol. E un rendimento così e così. L’astinenza da gol diventa quasi preoccupante. Gervais sembra pronto per ricominciare, soprattutto a dare una mano al suo mentore Garcia, che ne ha davvero bisogno. Rudi è tra i pochi a saperlo gestire e in genere ne ha sempre ottenuto il meglio e lo porterebbe ovunque con sé. Lo scorso anno, proprio a San Siro, una delle migliori partite di Gervais: un assist e un rigore procurato, imprendibile per tutti.
IL SORRISO CHE FU - «Se segnasse pure qualche gol in più sarebbe Cristiano Ronaldo», disse Totti di lui, per far capire come l’ivoriano avesse portato gioia e imprevedibilità, diventate poi armi in più per i giallorossi. Gervinho era diventato un idolo, il suo sorriso aveva stregato. Oggi va un po’ tutto male e anche la sua risata non piace: domenica era in tribuna con un suo amico, le telecamere lo hanno pizzicato mentre rideva e scherzava. Sui social l’hanno presa malissimo, del tipo «che te ridi, non c’è niente da ridere». Ora sta a lui riaccendere l’entusiasmo e riaccendere la Roma. Trecce e sorriso. E magari qualche gol, perché il piatto piange. Poi a fine campionato si tireranno le somme e lui è legato a Garcia a filo doppio. Anzi, a treccina doppia.