La penna degli Altri 07/04/2015 15:05
Degrado, criminalità e abusivi. Campo Testaccio all'ultimo stadio
IL TEMPO (D. DI SANTO) - Hanno anche messo il loro lucchetto al cancello, una pesante catena da moto, gli ospiti - quanto mai sgraditi - di Campo Testaccio. L’area, sventrata dagli scavi interrotti e invasa da erbacce e sporcizia, è sotto sequestro da anni ma i sigilli sono spariti, sostituiti dal catenaccio degli occupanti. Le borse e i portafogli vuoti sparsi nella sterpaglia tra carte fedeltà e medicinali forniscono qualche indizio su quale «lavoro» facciano. In uno dei prefabbricati che dovrebbe contenere i reperti archeologici ritrovati duranti i lavori per i parcheggi sotterranei c’è un letto ben fatto, un mobiletto stile Ikea, uno specchio da motorino attaccato al muro insieme a un piccolo rosario di legno. Fuori indumenti e detersivi, secchi di liquami, arredo scolastico sottratto all’adiacente scuola elementare. Classico paradosso molto romano di un’area preclusa ai cittadini ma a completa disposizione dei balordi che a sera partono in spedizione nei locali della cosiddetta movida. «L’altra sera hanno "sprangato" un ragazzo proprio qui davanti per rubargli il telefonino», lamentano i residenti che denunciano anche le frequenti incursioni nel vicino plesso scolastico: «Entrano nella mensa e rubano il cibo dei bambini, è una vergogna». Quella di Campo Testaccio è una ferita aperta. E molto grande. A maggio il Consiglio di Stato dovrà mettere la parola fine al contenzioso sull’area, tempio dell’orgoglio romanista ormai sottratto alla città. Le rovine della villa romana riemersa durante gli scavi per realizzare gli ormai celeberrimi parcheggi sotterranei si confondono con le erbacce. Ai lati di quello che fu il campo di gioco costruito nel ’29, agli albori della storia giallorossa, i cumuli di calcinacci si mischiano ai frammenti di anfore antiche. Abbandonati in balia di chiunque le decine di cassette di reperti archeologici catalogati dalla Soprintendenza, ammassati nel container non «abitato», le cui entrate sono state forzate. Impossibile capire quanta roba sia stata portata via, siamo a pochi metri dal Monte dei Cocci, ogni centimetro di terra può custodire sorprese. Simbolica la lapide dedicata a Pilade Badii, tra i padri della «rinascita» di Campo Testaccio degli anni ’70 nell’area che oggi ospita il nuovo mercato, prima che nel 2000 l’antica superficie venne restituita alla città. Sotto l’effige di marmo insiste un cumulo di macerie, quasi una triste e involontaria installazione d’arte concettuale. Poco dopo il sequestro dell’area furono murate le porte degli spogliatoi, subito razziati dai vandali. La scritta A.S. Testaccio, testimone delle ultime glorie del campo, appare tra i materiali di risulta e i graffiti sui muri. Anche i locali delle caldaie sono ormai ricovero per disperati e nascondiglio di pusher, come testimoniano coperte, avanzi di cibo e «stagnole» sospette. Le storiche tribune di legno dipinte di giallo e di rosso, capaci di ospitare fino a 20mila spettatori e ispirate a quelle degli stadi inglesi, furono sostituite da strutture in cemento poco prima della demolizione avvenuta nel 1940. I gradoni coperti d’erba che si intravedono oggi sono quelli costruiti nel 2000. Ora rimane una voragine di erbacce e immondizia da sanare al più presto. Di tempo e di soldi ne sono stati sprecati già molti. I residenti calcolano che per far tornare in auge Campo Testaccio ci vorrebbero non meno di un milione e mezzo di euro, considerando anche la cifra necessaria per un campo di ultima generazione, non inferiore ai 500mila euro. Soldi che il Campidoglio, al di là delle promesse, non sembra intenzionato a stanziare. «Campo Testaccio, c’hai tanta gloria», si cantava dagli spalti dipinti di giallo e rosso agli albori della storia della Roma. Ora si può dire solo c’avevi tanta gloria, Campo Testaccio.
"Ma adesso ce lo riprendiamo" - La «riconquista» di Campo Testaccio partirà il 26 aprile. Nello stesso modo in cui era iniziata la storia dell’impianto, tempio del tifo giallorosso, oggi triste mausoleo ferito dal degrado e dalla speculazione e condannato al limbo dei tribunali. Il quartiere si riprenderà simbolicamente Campo Testaccio con una partita di calcio nello spazio antistante all’impianto oggi inaccessibile, con musica, interventi e ospiti speciali, non solo di fede giallorossa. «Perché questo pezzo di Roma è patrimonio di tutta la città e deve tornare ai cittadini», spiega Emmanuel Mariani, presidente del comitato Riprendiamoci Campo Testaccio, nome che è diventato mantra e identità di un pezzo importante del quartiere. L’iniziativa, ideata in collaborazione con il Roma Club Testaccio - Campo Testaccio presieduto da Aldo Cassandri, prenderà il via domenica 26 dalla mattina al pomeriggio inoltrato. Una giornata di sport e orgoglio testaccino con partite in strada nel tratto tra via Zabaglia e gli archi di piazza Vittorio Bottego che sarà chiuso al traffico - è già partito il dialogo con le istituzioni per le autorizzazioni - con varie scuole calcio della zona e non solo.
Una festa di tutta la città alla quale sono state chiamate a partecipare le associazioni Vecchie Glorie sia della Roma sia della Lazio oltre a numerose realtà del territorio. Sul posto ci saranno inoltre l’autoemoteca per la raccolta sangue, un presidio della Croce rossa, un palco per la musica e l’intrattenimento con una banda che suonerà tra l’altro lo storico inno «Campo Testaccio».
La vicenda dell’area è tristemente nota ai romani, non solo a quelli di fede romanista. Dopo decenni di abbandono Campo Testaccio venne restituito ai cittadini nel 2000. Sei anni più tardi la Giunta Veltroni affidò l’area al Consorzio Romano Parcheggi per la realizzazione di 70 posti auto interrati sotto un nuovo campo di calcio. Un progetto da un miliardo e mezzo di lire che si arenò alla fine del 2012 per un contenzioso tra Comune e il costruttore al quale il sindaco Alemanno, eletto nel frattempo, revocò i permessi. La vicenda finì al Tar che diede torto al Consorzio che non avrebbe rispettato i tempi dei lavori, lamentando problemi con il sistema fognario, e non avrebbe sgomberato i tanti reperti archeologici rinvenuti durante gli scavi. A maggio sarà il Consiglio di Stato, al quale ha fatto ricorso il costruttore, a decidere se Campo Testaccio potrà tornare ai cittadini. «Fino a oggi abbiamo sentito solo parole e le promesse fatte pubblicamente da Comune e Municipio non sono state mantenute - argomenta Mariani - tanto che nel bilancio di previsione del Campidoglio non c’è un euro per Campo Testaccio». A breve si saprà se l’area tornerà di interesse pubblico. «Speriamo che accada, ma niente è scontato - continua il presidente del comitato - per questo noi vogliamo lanciare un segnale forte: Campo Testaccio deve tornare ai cittadini. Noi abbiamo in mente molti progetti per fare di questa area un punto di riferimento per il quartiere, le zone vicine e tutta la città. È importante sottolineare che nessuno di noi vuole lucrare su Campo Testaccio. In tanti hanno già speculato. E guardate come è andata a finire».