La penna degli Altri 20/02/2015 09:36

Paura nelle vie dello shopping Il suk dei venditori di birra illegali

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IL MESSAGGERO (C. MOZZETTI, R. TROILLI) - Il salotto di Roma lascia senza fiato. Ma non è per la sua bellezza. Piazza di Spagna è un tappeto di vetri e rifiuti. I turisti guardano schifati, «non abbiamo parole», però fotografano tutto, dunque com’era ridotto ieri uno dei nostri pezzi forti ha già fatto il giro del mondo. La barcaccia è una discarica, alcuni frammenti sono nell’acqua assieme alle lattine. I romani abbassano lo sguardo «che vergogna», i commercianti sono barricati nei negozi vuoti. Sono appena passati gli unni, i barbari, qualcuno gliel’ha permesso. I venditori ambulanti dalle prime ore del mattino hanno fatto affari d’oro, vendendo alcolici e birra. Così come bar e minimarket. Totalmente inadeguata e infruttuosa l’ordinanza anti-alcool emanata dalla Prefettura mercoledì nel tardo pomeriggio. Per una volta tutti d’accordo, Fiepet Confesercenti e Confcommercio Roma. «I divieti dovevano essere diffusi meglio ed emanati prima - per il presidente Rosario Cerra - siamo stati invasi da abusivi che vendevano di tutto, c’è qualcuno che continua a permetterglielo».

«Non ci hanno tutelati, eravamo prigionieri in casa nostra», prova amarezza Alessia Cheng, nel negozio in via Due Macelli. Intanto un operatore Ama si fa largo tra i rifiuti, «ormai sono abituato: col Borussia e con il Manchester hanno fatto lo stesso». Residenti e commercianti pensano ognuno al proprio portone, chi spazza, chi butta un secchio d’acqua e candeggina, chi raccoglie bottiglie. 
Sull’uscio di Babingtons i titolari sono desolati. «Che schifo, avevamo chiesto di transennare la piazza ma nessuno ci ha ascoltat.

Chiara Bedini, che è vice presidente dell’associazione commercianti di piazza di Spagna sta organizzando una class action per i danni. A partire dal mancato introito, la giornata è andata persa. Gucci, Dior, Moncler sono tutti rimasti rintanati. Ad assistere alla devastazione del cuore di Roma da parte di quegli ubriaconi mentre la polizia difende la scalinata dei Trinità dei Monti. «Perché li hanno fatti radunare qui? E perché nessuno ha fermato i soliti bengalesi carichi di birra e alcolici dalla mattina?». Il tappeto di vetri e bottiglie sparse in giro è impressionante, anche i bar, i minimarket hanno venduto a raffica. I romani hanno perso il sorriso, sono abituati ai sacchi di immondizia sotto casa, fa più effetto ritrovarsi tanti rifiuti nella barcaccia e tutto intorno, «manco a Capodanno». Davide il caldarrostaio angolo con via Condotti non si è perso lo spettacolo. Anche per lui, giornata persa, ne ha viste tante, «quelli del Borussia erano più tranquilli, anche i turchi erano cattivi, ma questi di più». Da Casadei ricordano: «Hanno devastato tutto quel che si sono trovati davanti, erano qui dalle 10, perché la polizia non ha fatto niente?». Motorini a terra, vetri delle auto rotti, specchietti, macchie di sangue. A via di San Sebastianello i barbari sono andati a fare la pipì, il titolare di un B&B ha i clienti chiusi in camera, ce l’ha con il sindaco che «si è inventato il centro pedonale per essere fruito meglio dai turisti e poi fa radunare qui duemila personaggi che dal giorno prima hanno già devastato Campo de’ Fiori. Si sono fatti 15 birre a testa, e col Bayern fu uguale».

«VOGLIAMO LE SCUSE» O forse no. Roma è stanca. E’ il romano a pretendere le scuse, a chiedere i danni. «Hanno devastato la nostra à». E un’altra mentre fotografa la Barcaccia ridotta a uno stagno di rifiuti: «Basta buonismo». «Non dovevano farli arrivare qui - Paolo Magalli mentre guarda la povera Barcaccia sbeccata - l’ambasciatore deve pagare i danni e chiederci scusa. Noi queste cose non le facciamo quando andiamo da loro». «Com’è potuto accadere?», si domanda Francesco Fabbi, commerciante di via della Croce. «Una vera guerriglia con la gente che correva e questi stranieri che prendevano tutto»

ALCOL A GO GO «Persa una giornata di lavoro e gli effetti si faranno sentire anche domani», aggiunge Michele Chiurato titolare di vari negozi. E i conti sono amari, oltre 70 negozi hanno tirato giù le saracinesche. Confcommercio Roma: «Abbiamo perso – ancora Cerra – un terzo del fatturato giornaliero significa quasi 3 milioni di euro. Resto sempre più basito dalla nostra incapacità organizzativa: va di pari passo con un modello di Roma ansimante». L’associazione residenti chiederà all’ambasciata di ripagare i danni subiti da uno dei siti patrimonio dell’Unesco. «Sembrava che fosse davvero scoppiata una guerra», racconta l’attrice Cecilia Dazzi, che vive in via del Babuino.