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La penna degli Altri 20/02/2015 09:56

La guerriglia sfregia la Barcaccia, i nuovi vandali con le bombe carta

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IL MESSAGGERO (M. AJELLO) - Vengono da Rotterdam ma non sono erasmiani: l’Elogio della follia non riguarda la loro follia. Tifano Feyenoord ma soprattutto tifano birra. Hanno scatenato l’inferno. Con bottigliate, petardi, bombe carta. Sono i lanzichenecchi del nuovo Sacco di Roma. Mentre devastano piazza di Spagna, è impossibile placarli. Poi i poliziotti bloccano tre di loro, li ammanettano, gli legano anche i piedi, quelli possono muovere soltanto la testa e prendono a capocciate il blindato della Celere. Non provando nessun dolore, perché gonfi di tutto. Il delirio alcolico già in mattinata aveva prodotto scene come questa: gruppetti di hooligan che vagano barcollanti lungo via del Corso e finiscono addosso alle carrozzine con dentro i bambini e alle mamme spaventate rivolgono un «fuck you!». 

VESCICHE Nel pomeriggio, sulla scena del teatro di guerra di Piazza di Spagna ridotta anche a discarica e porcile, colpiscono un poliziotto con un petardo su una gamba, quello crolla in preda al dolore all’imbocco della salita di San Sebastianello e gli ultrà gridano: «Strike!» (colpito). Quando saltano addosso a un carabiniere, in mezzo ai fumogeni, gli ringhiano: «Bloody cop!» (maledetto sbirro). Ma dalle finestre, i cittadini incitano le forze dell’ordine a reagire: «Corcateliii...». Un’anziana signora sussurra: «Povera Italia. Invasa dal Sud, via Lampedusa, e invasa dal Nord da barbari mascherati da tifosi». Questioni che non si equivalgono, naturalmente. Perché s’è mai visto, come s’è visto ieri, un gioiello del barocco, la Barcaccia di Pietro Bernini, preso a morsi, a bottigliate e a randellate e i suoi frammenti cadono nell’acqua putrida di pizze masticate e sputate e di ogni altra schifezza? Ma ecco il corteo di ambulanze che arriva di corsa nel salotto di Roma a raccogliere i feriti e gli elicotteri che sorvolano Trinità dei Monti come se fossimo in un kolossal da guerra in Somalia, senza neanche potersi giovare della firma di Ridley Scott come in «Black Hawk Down».
Gli olandesi impazziti sono migliaia. A Campo dei Fiori hanno già seminato il panico. A Fontana di Trevi uno di loro, sotto il naso dei celerini, si abbassa le mutande e mette in mostra davanti a tutti le terga grasse e rossicce. Ebbre a loro volta. Quando poi, dopo la carica più forte e la fuga sul Pincio, gli hooligan devono essere caricati sui bus che li portano allo stadio, si dimenano o fanno resistenza passiva o si aggrappano ai busti di marmo e uno perfino al cavallo di una carrozzella. Non sapendo che Friedrich Nietzsche a Torino fece, proverbialmente, la stessa cosa ma era un filosofo e se la poteva permettere. E lì sotto, nel vicoletto della stazione della metro, una ventina di indemoniati è intenta, a schiera, a orinare sul muro e qualcuno poi raggiunge la palma che sta nell’aiuola di fronte e ne fa ancora. 
Quando li caricano sui bus, dopo aver cercato di disarmarli, il guidatore dell’Atac sbotta: «Questi ce menano e li dovemo pure accompagna’ allo stadio!». Un pullman parte e lungo il tragitto alcuni scalmanati salgono sul tetto col rischio di finire giù e di farsi molto male ma non ci pensano: fanno con le dita il segno del vaffa a chiunque gli capiti a tiro. E lanciano, come al solito, bottiglie. C’è chi tra i passanti ironizza, per farsi forza: «Eravamo pronti a fronteggiare l’Isis, ma non avevamo previsto i tifosi del Feyenoord». Uno di questi, sta scaricando la vescica sul portone del numero 34 di via Gregoriana, dove abitò Jean Auguste Dominique Ingres, tra il 1835 e il 1841. Quando il Feyenoord non giocava ancora in Europa League. 

WHISKY Un gruppo di tifosi apparentemente più presentabili esce dall’Hotel de Russie a via del Babuino, mentre infuria la guerriglia urbana, e viene accolto da alcuni passanti così: «Siete delle bestie». Quelli capiscono che c’è qualcosa che non va ma se ne infischiano e rispondono con un sorrisetto beffardo. Cacciando dalla tasca una boccia di whisky e non dicendo neanche un «sorry». Gli altri stanno buttando giù i motorini. Lanciano sacchi di spazzatura e pietre. Terrorizzano gli automobilisti che di colpo si trovano davanti questi energumeni super-tatuati e sudati fino all’inverosimile. «Questi non so’ aretrati, so’ selvaggi!», sbotta un negoziante. Vicino a lui, uno sputo gigantesco ha colpito la vetrina di e, quando l’inferno si placa, con un raschietto si cerca di eliminare questo lago di saliva ma è già secco e quasi inamovibile forse perchè contiene tracce indurite di wurstel. Ma è il rumore che fa impressione. Si calpesta il selciato di Piazza di Spagna ed è tutto uno scricchiolio inquietante e un fragore sinistro di bottiglie vuote sotto i piedi. «L’uomo che cammina sui pezzi di vetro - canta Francesco De Gregori - dicono che ha due anime». Roma ne ha più di due e sono state violentate tutte. 

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