La penna degli Altri 17/02/2015 11:08
Il governo vuole convocare Tavecchio
LA REPUBBLICA (F. S. INTORCIA) - Il sottosegretario Delrio oggi incontrerà il presidente del Coni Malagò. Cercherà di capire insieme a lui quali sono le strade che il governo può intraprendere per intervenire con decisione sulla Figc. In questo momento, la volontà di Delrio è di convocare Tavecchio al più presto per un incontro chiarificatore. L’apprensione della politica è viva, vivissima: ieri Delrio si è informato in tempo reale dell’andamento dei lavori della Lega Pro a Firenze, che in tempi normali non sarebbe una priorità nell’agenda di governo. D’altra parte, deve tener conto dei lacciuoli dei regolamenti, che tutelano l’indipendenza dello sport dalle ingerenze esterne. Dopo il pasticcio dei libri di Tavecchio, che ha irritato non poco Renzi, e lo scandalo che ha coinvolto Lotito, consigliere delegato alle riforme, il governo questa volta non può e non vuole chiudere un occhio.
Ieri si è mossa la Procura federale, che ha aperto due fascicoli su Lotito. Uno coinvolge anche Pino Iodice e la telefonata che il dg dell’Ischia ha registrato il 28 gennaio e poi diffuso. L’altro riguarda la sfuriata del presidente della Lazio contro il designatore della serie B, Stefano Farina, nell’intervallo della partita contro il Genoa all’Olimpico, otto giorni fa («Ce l’avete con me»). Lotito, come Iodice, rischia multa o squalifica, ma l’unico pericolo concreto per lui deriva dal cumulo con le sanzioni precedenti. Superato il tetto di 12 mesi negli ultimi 10 anni, scatta la decadenza o l’ineleggibilità. L’attivismo di Lotito, intanto, è stato premiato: ieri ha incassato un punto importante all’assemblea di Lega Pro e ha salvato la poltrona di Mario Macalli. Il quale sarà pure un presidente senza poteri, che conta zero e fra un anno e mezzo andrà a casa, ma intanto è vicepresidente della Figc e ha un peso determinante negli equilibri e nelle riforme che Lotito vuole portare avanti nel sistema calcio. È stata un’assise di fuoco, durata oltre tre ore e finita a insulti, con la minoranza che ha abbandonato l’aula per protesta: specchio del paese reale. Le due anime della vecchia serie C non erano d’accordo neppure sulla natura di questa convocazione, tanto per cominciare: prosecuzione di quella del 15 dicembre che bocciò il bilancio, come voleva Macalli, o seduta del tutto nuova? I club dissidenti, che ruotano intorno al consigliere Gravina e domenica sera pensavano di contare su 32 voti, hanno presentato una mozione per sostenere la seconda tesi. Ma non è passata: 28 voti favorevoli, 29 contrari, 2 astenuti. Con due gialli. Il Barletta, dopo aver votato a favore, ha chiesto di modificare la sua preferenza. E l’Ascoli, club dissidente, solo dopo aver espresso il suo voto l’ha visto annullare: come società rinata dal fallimento, non avrebbe l’anzianità minima. Gianni Lovato, direttore generale dei marchigiani, commenta: «È incredibile, a dicembre ci avevano fatto votare senza problemi». La società bianconera farà ricorso: una delibera del 13 maggio 2014, firmata proprio da Macalli, attribuisce espressamente al nuovo Ascoli Picchio i diritti di anzianità della società fallita. Della minoranza, 27 club su 29 hanno lasciato i lavori, i club rimasti, 33 in tutto, hanno eletto consigliere di Lega Pro Claudio Arpaia della Vigor Lamezia, candidato dalla cordata di Lotito. Un altro successo per il presidente della Lazio che poi è andato via senza rilasciare dichiarazioni. Macalli, raggiante, ha provato persino a rivendicare una sua indipendenza: «Non ho bisogno del tutor, non ho chiesto aiuto a nessuno. Forse in avanti prenderò una badante, ma per ora non ho neppure il pannolone. Questa è una Lega che fun- ziona, non una Lega dove tu sai prima chi vince». La minoranza ha depositato, per la quarta volta, l’istanza di un’assemblea per votare la revo- ca di Macalli entro il 9 marzo. Ultimo tentativo per fare il ribaltone.