La penna degli Altri 18/02/2015 09:03
Feyenoord, quanti talenti. In mezzo il genio Clasie
GASPORT (A. CORDOLCINI) - Nonostante il titolo nazionale in casa Feyenoord manchi dal 1999, il club di Rotterdam rimane una delle tre big d’Olanda, forte di una bacheca che include 31 trofei, tra i quali, a livello internazionale, 1 Coppa Campioni, 2 Uefa e 1 Coppa Intercontinentale. L’ultimo decennio tuttavia è stato avaro di successi per la squadra, incappata in una grave crisi economica che l’ha condotta sull’orlo della bancarotta. Si spiegano così le partecipazioni ad intermittenza alle coppe europee.
DIECI ANNI FA Prima dell’attuale campagna di Europa League, per ritrovare il Feyenoord a una fase a eliminazione diretta di un torneo internazionale bisogna risalire alla Coppa Uefa 2004-05. Ma il cammino europeo è stato tutt’altro che agevole: prima è arrivata l’eliminazione nel preliminare di Champions League per mano dei turchi del Besiktas, quindi un primo turno da cardiopalma contro gli ucraini dello Zorya Luhansk. Dopo l’1-1 in trasferta, il Feyenoord si era fatto rimontare tre reti in 24 minuti al De Kuip di Rotterdam, prima di trovare nei minuti di recupero la rete-qualificazione del 43 con Elvis Manu.
RIBELLE A Roma questo attaccante dai numeri interessanti ma dal carattere difficile (il nomignolo «Manutelli» dice tutto) non ci sarà, complice un infortunio all’inguine, ma il suo nome è utile per introdurre il vero punto di forza della squadra: il vivaio. Da cinque anni a questa parte il settore giovanile del Feyenoord viene votato come il migliore d’Olanda, battendo quello del più famoso Ajax, e sono stati proprio i giovani l’ancora di salvezza del club. In quattro anni il Feyenoord ha incassato oltre 50 milioni di euro dalle cessioni di giocatori fatti in casa, rimettendo in ordine un bilancio in profondo rosso. Un dato vale più di mille parole: al Mondiale brasiliano, la rosa della nazionale olandese era composta da ben 10 giocatori targati Feyenoord. Togliendo il portiere, si sarebbe potuta schierare una squadra tatticamente credibile: Janmaat a destra, Martins Indi a sinistra, Vlaar, De Vrij e Kongolo centrali, Clasie, Fer, De Guzman e Wijnaldum a centrocampo, Van Persie di punta.
FILOSOFIA Una società con una simile filosofia rischia di ripartire ogni anno da zero o quasi. Si produce, si fa cassa sul mercato e si riparte. La cifra investita dalla Roma per il solo Iturbe – operazione da oltre 25 milioni –, il Feyenoord l’ha spesa in quasi 10 anni. La scorsa estate la squadra ha perso trequarti della difesa titolare (Janmaat, De Vrij e Martins Indi), il proprio bomber (Graziano Pellè, autore di oltre 50 reti in due stagioni a Rotterdam) e l’allenatore (Ronald Koeman). Quest’ultimo è stato sostituito dal meno carismatico Fred Rutten, ex Schalke 04, Psv e Vitesse, che ha infatti impiegato due mesi per trovare la quadratura del cerchio. Nel frattempo la squadra era sprofondata nei bassifondi della classifica, uscendo subito anche dalla Coppa d’Olanda. Da ottobre la musica è cambiata e il Feyenoord è risalito fino al terzo posto, vincendo anche il proprio girone di Europa League davanti a Siviglia, Rijeka e Standard Liegi. La miglior prestazione è arrivata lo scorso 25 gennaio in casa dell’Ajax, surclassato per 90 minuti ma uscito miracolosamente con un punto (0-0). Da quel momento però la banda di Rutten, forse troppo inebriata dai complimenti, si è sgonfiata: vittoria casalinga faticosa contro l’Ado Den Haag (21), sconfitta netta a Heerenveen (31), nuovo successo di misura tra le mura amiche (2-1 al Cambuur), per finire con un’altra debacle, 0-2 in trasferta, contro il piccolo Heracles Almelo. In quest’ultimo incontro si è infortunato uno dei due centrali difensivi titolari, il 20enne Van Beek, che non è partito per Roma.
MODULO FISSO Solo gli infortuni possono mutare l’undici base del Feyenoord, perché Rutten è un tecnico che non ama il turnover. Il modulo è il 4-3-3, che può diventare un 3-4-3 se la squadra è in svantaggio. In porta c’è l’ex Ajax Vermeer, il miglior acquisto stagionale della squadra, ma che ha nella discontinuità il suo tallone d’Achille: parate da fenomeno e papere da oratorio, in casa Vermeer le mezze misure non sono contemplate. Tre difensori su quattro arrivano dal vivaio: il laterale destro Karsdorp è titolare per gli infortuni di Wilkshire e Boulharouz, sul lato opposto Nelom interpreta il ruolo molto offensivamente, mentre al centro – detto dell’assenza di Van Beek – toccherà all’esperto Mathijsen agire in coppia con l’emergente Kongolo.
CERVELLO In mediana tutti i palloni passano dai piedi di capitan Clasie, il giocatore dal rendimento più alto di tutta la Eredivisie olandese. È un tipo alla Xavi, dotato di un ottimo feeling con il compagno di reparto El Ahmadi, il giocatore tatticamente più intelligente della squadra, da cui partono i palloni più invitanti per gli attaccanti. Più offensivo invece lo spilungone Immers, temibile soprattutto sui calci da fermo. Particolare al quale la Roma dovrà prestare la massima attenzione. All’ala destra gioca il multiuso Toornstra, che fino a quattro anni fa era ancora tra i dilettanti, mente a sinistra opera Boetius, ala vecchio stampo nonché cugino di Emanuelson. Di punta il gigante turco Kazim-Richards, miglior marcatore della squadra, tuttavia lontano dalle medie del nostro Pellè.