LA REPUBBLICA (M. FAVALE) - «Papa Francesco portaci via, da questo posto di polizia». Si sollevano il bavero della giacca, si mettono su i cappucci, alzano le mani e cantano. E alla fine ridono pure. Piove fitto a Rotterdam quando verso le sei di pomeriggio 83 tifosi della Roma escono finalmente dalla caserma della polizia olandese a due passi dallo stadio De Kuip. Lì hanno passato le ultime ore dopo essere stati prelevati alle 11 direttamente dalla scaletta dell’aereo charter che li aveva portati ad Amsterdam-Schipol. Ufficialmente «fermati» per una «misura cautelativa» dopo una lunghissima perquisizione «in piena campagna, lontani da chiunque, senza nemmeno la possibilità di fare la pipì», racconta Marco, uno dei fermati. Loro, il centro della città portuale più grande d’Europa nemmeno l’hanno visto. Idem per gli altri a lungo trattenuti ma lasciati andare senza essere condotti in caserma. Tra loro anche il consigliere regionale Pd Fabio Bellini, in trasferta col figlio.
Nonostante tutto, nessuno si aspettava il ruvido e inflessibile trattamento riservato agli italiani dalle forze dell’ordine olandesi. Ne sanno qualcosa i 5 romanisti fermati dalle parti di Oude Haven, il porto vecchio, unica zona nella quale erano ammessi i supporter giallorossi. Quattro di loro si sono ritrovati dentro un bar, troppo vicini ai tifosi del Feyenoord. Sono volati un po’ di insulti, qualche spinta. Un accenno di rissa bloccato subito dagli agenti della polizia di Rotterdam. I romanisti (insieme ad alcuni ultrà di casa) sono stati portati nella caserma davanti allo stadio e trattenuti con una sorta di «mini-daspo» per 5 ore. L’altro, il quinto che non è riuscito a vedere la partita, aveva provato a sgattaiolare fuori dalla «fan zone ». Errore grave, da queste parti, con un dispositivo di sicurezza elevato al massimo livello per il ritorno dopo i fatti di piazza di Spagna. Meglio è andata ai romanisti arrivati a metà pomeriggio a Oude Haven con le braccia tese, urlando «Boia chi molla» e «Duce, duce». Hanno provato a venire a contatto con la polizia, lanciando qualche bicchiere di plastica (bottiglie di vetro rigorosamente proibite) contro gli agenti. Sono stati respinti immediatamente, ed è finita lì.
E dire che ieri mattina, ai primi che si affacciavano nella zona del porto vecchio, famosa per le sue «case cubiche», ardito esperimento architettonico, opera di Piet Blom, veniva consegnato un volantino con una serie di «avvertimenti»:
non bere troppo (non esiste un’ordinanza anti-alcol),
non drogarsi (nonostante i coffee shop),
non uscire dalla fan zone. «
Qui ci controllano in continuazione e a Roma hanno potuto fare quello che hanno voluto», è il pensiero più ricorrente. E, in effetti, è evidente la differenza di trattamento tra l’andata e il ritorno, tra la gestione dell’ordine pubblico in Italia (con questura e prefettura di Roma a giustificarsi: «Non potevamo impedire a dei cittadini comunitari di circolare liberamente per la città») e in Olanda (città praticamente off limits a parte la zona dedicata).
E così, a fare notizia è quello che capita ad alcune centinaia di romanisti, quelli arrivati ieri ad
Amsterdam col «pacchetto» riservato al tifo organizzato. «
Ci hanno prelevato direttamente da sotto l’aereo», racconta Alessandro, libero professionista, che di sé non vuole dire altro. «
Ci hanno fatti scendere, messi su alcuni pullman, portati in aperta campagna e lì ci hanno schedato, perquisito, fotografato». Il motivo? Nessuno dei tifosi lo sa. Circola voce che potrebbero aver danneggiato l’aereo, i sedili e le cappelliere, forse, durante il volo da Roma. Oppure, fa sapere la Digos (presente in città con 5 dirigenti della questura), sarebbero stati trovati nei bagagli alcuni guanti rinforzati e bastoni di plastica (forse per reggere delle bandiere). Sta di fatto che, come continua Alessandro, «
ci hanno impedito di raggiungere la fan zone come tutti gli altri. Speravamo che avendo acquistato questo pacchetto fossimo più tutelati».
E invece, vengono trasferiti da Amsterdam a Rotterdam, poi restano ore sul pullman davanti alla caserma. Alla fine vengono fatti scendere, gli viene dato da bere e qualcosa da mangiare. La tensione e il nervosismo lasciano spazio all’ironia. Dall’esterno si sentono cori “da chiesa”: «Osanna, Alleluja». Poi, quando si alza la saracinesca della caserma, parte il coro-appello a Papa Francesco: «Portaci via da questo posto di polizia». Seguito da un paio di «Odio Rotterdam » e «Fuck you Rotterdam». Già, perché a parte tutto, la rivalità ormai è ufficiale, dopo quanto accaduto alla Barcaccia. E questo nonostante siano in tanti gli olandesi che provano a scusarsi.
«È stato un comportamento folle», dice Bob, un giovanissimo tifoso del Feyenoord. Lui è uno di quelli più tranquilli. Al contrario dei tanti ultras biancorossi che si ritrovano nei pub vicino all’enorme De Markthal, l’avvenieristica struttura che ospita il mercato del cibo internazionale. Anche per loro il trattamento che viene riservato dalla polizia non è certo morbido: chiusi in un pub vengono fatti uscire uno a uno, controllati da agenti a cavallo, perquisiti e lasciati uscire. Qualcuno dice che vorrebbe lanciarsi alla caccia dei romanisti. «Ma non per picchiarsi. A noi basta cantare. E facciamo più rumore di loro». Alla fine, la sfida dei cori si trasferisce dentro lo stadio. Alle 19.30, un’ora e mezzo prima del fischio d’inizio, sono tutti seduti ai loro posti. E nessuno, da una parte e dall’altra, pensa più alla Barcaccia.