La penna degli Altri 14/01/2015 09:19
Lite Pallotta-Lotito: «Parole ignoranti sui nostri conti». «No, siete in rosso»
GASPORT (S. CIERI / A. PUGLIESE) - È un derby che sembra proprio non voler finire mai, di quelli quasi infiniti, nonostante il fischio finale sia arrivato oramai tre giorni fa. Anche se poi, in fondo, l’unica speranza è che quella di ieri sia stata l’ultima puntata, almeno fino al 24 maggio, giorno in cui è in programma la sfida di ritorno. Sarà davvero così? A sentire il botta e risposta di ieri in realtà c’è da crederci poco.
L’INIZIO DELLA VALANGA È stata una giornata lunga, fatta di attacchi e risposte, messaggi sempre molto chiari e mai velati, insulti edulcorati e accuse reciproche, tra etica e conti, sull’asse Boston-Roma e ritorno. Il tutto sulla scia di quello che aveva detto Claudio Lotito lunedì, riferendosi al selfie di Francesco Totti: «Non mi è piaciuto, è stata una provocazione, un gesto così può istigare ed esacerbare gli animi, basta vedere cosa è successo dopo, fuori dallo stadio. Lo scudetto alla Roma? Non lo vince, mi ci gioco la presidenza». Olè, è l’inizio della valanga, venuta giù a cominciare dal tweet di risposta James Pallotta: «È un peccato come Lotito commenti Totti. È stato un gran momento, ma avrei quasi preferito un suo selfie con la sua faccia sul gol». Esattamente quello che girava in Rete fin dal pomeriggio di domenica, con il volto malinconico del presidente della Lazio.
I COLPI AL CONI Poi, ad inizio mattinata, ecco la seconda replica, stavolta sullo scudetto, ad opera di Mauro Baldissoni. «Noi di scommesse non ce ne intendiamo, alla Lazio invece ne sono esperti — ha detto il d.g. della Roma, riferendosi all’inchiesta di Cremona che ha portato alla squalifica di sei mesi del capitano biancoceleste Stefano Mauri per omessa denuncia —. Se poi Lotito si gioca la presidenza c’è il rischio che i tifosi della Lazio comincino a tifare per noi». Il motivo? L’avversione di una parte della tifoseria laziale nei confronti del suo presidente e la speranza che possa lasciare. Poteva finire qui, se non fosse che al convegno a cui ha parlato Baldissoni («La riforma 2014 della giustizia sportiva e il suo impatto nel calcio») era previsto anche Claudio Lotito, sbarcato più tardi, nel pomeriggio. Immediata la replica: «Baldissoni pensasse a tenere in ordine i conti della società. Poi, se vuole, può venire a Formello, così gli facciamo vedere le scommesse vinte sul risanamento della società e la sua efficienza. Totti? Ripeto, è stato inopportuno, tant’è vero che ci sono stato problemi di ordine pubblico. Le persone con un alto tasso mediatico dovrebbero avere più senso di responsabilità. Tra l’altro il telefonino non può essere portato in campo, è motivo di sanzione. E pensate cosa succederebbe se tutti facessero quello che ha fatto lui».
CONTI A POSTO O NO? Sembrava finita lì, anche se su radio e web la vera partita era appena ricominciata, sulla scia delle accuse velenose tra dirigenti. Una partita vissuta tra stupore e ilarità, con una città spaccata a commentare le bordate a distanza. Strascichi di un derby, in un ring mediatico senza fine, appunto. Tanto è vero che poi, nel pomeriggio, da Boston è arrivata la seconda replica di James Pallotta: «Lotito continua a rilasciare dichiarazioni sciocche, che denotano ignoranza sugli aspetti economici del nostro club. La prossima volta che verrò a Roma sarà mia cura renderlo edotto sulla nostra solidità e redditività finanziaria. Lo farò come se parlassi a un bambino: parlando lentamente e scandendo bene tutte le sillabe. Se non dovesse capirlo neanche questa volta, beh, allora rinuncerò». Frasi al fulmicotone, con l’intento di ridicolizzare l’antagonista e che, come conseguenza più logica, hanno portato all’immediata controreplica del presidente biancoceleste: «Pallotta si ricordi che nel solo 2014 ha perso oltre 38 milioni di euro e presentato un patrimonio netto negativo consolidato di oltre 81 milioni. Gli auguriamo che a partire dal primo luglio 2015 sia in grado di rispettare le norme del fair play italiano, norme che la Lazio rispetta da oltre dieci anni». A questo punto ci si è fermati qui, almeno per ora, con la speranza (probabilmente vana) di un armistizio. O almeno anche solo di una tregua. Il derby, del resto, è finito oltre sessanta ore fa ed il prossimo si giocherà tra più di cinque mesi. Fino a quel momento lì c’è tempo per capire e riflettere. Su accuse e responsabilità.