La penna degli Altri 19/01/2015 09:20
Garcia attacca: “Dimostrate di essere da titolo”
LA REPUBBLICA (E. SISTI) - «Ho detto che siete da scudetto, adesso dimostratelo». Ieri Garcia ha arringato la sua Roma mezza sparita pretendendo un’assunzione di responsabilità generale. Il punto non è chiedersi come ha reagito lo spogliatoio. Il punto è: avrà reagito? «In mancanza dei leader mi sarei aspettato di vedere altri prendere in mano le redini». Senza far nomi, li ha fatti: Pjanic, Strootman, Ljajic. I musi erano lunghi, i dubbi aumentati, l’allenatore torvo. La Roma non ha più mordente, si contenta, a Palermo è parso evidente lo scollamento tra desiderio e realtà. Discutono di scudetto e giocano da provinciale, a parole sfidano la Juventus (o sfidavano il Bayern), nei fatti si omologano al Palermo.
Ecco il problema: l’identità. Garcia ne vede tante, troppe. Nella stagione annunciata come trionfale sono emersi limiti fisici, tecnici, di rosa. La squadra attuale, con o senza leader, non è in grado di giocare una partita completa senza perdere intensità: «Dobbiamo cambiare atteggiamento». L’approccio ai match rimane una sciarada, a gioco in corso regnano i sorrisetti di Maicon e Borriello in panchina (il Palermo vinceva), dopo solo i rimpianti. L’intermittenza ha provocato una slabbratura nei sincronismi e nei rapporti interni, sentirsi favoriti ha incrinato l’autostima. La preparazione è sotto processo, forse i rapporti stessi col preparatore non sono idilliaci. Più che di flessione ormai si deve parlare di condizione precaria permanente. Tamponano ipotizzando rinforzi e ricordando il vantaggio su Napoli e Sampdoria.
Ma con questo rendimento, senza vincere una sola sfida diretta, si può arrivare secondi e prendersi i 30 milioni dell’accesso diretto alla Champions? «Ci sono tante gare per tornare addirittura primi». Certo, ma dipende da come le giocheranno, se ci crederanno. 7 gol in meno all’attivo, 4 più al passivo, 3 punti in meno dello scorso anno. Il cuore di Roma inganna: i pareggi col City e nel derby sono stati vissuti come una vittoria. Basterebbe questo per ridefinire con umiltà i propri obiettivi. O rimboccarsi le maniche. Domani c’è l’Empoli in Coppa Italia: «Con meno giocatori, chi c’è deve dare di più, io non mollo, spero non lo facciano i miei». Basterà questo spicchio di luna sporca chiamato Roma?