La penna degli Altri 07/12/2014 10:07
La Roma resta a distanza
CORSERA (L. VALDISERRI) - Prima o poi doveva capitare e c’è ampia scelta per decidere cosa. Gli statistici: dopo 7 successi casalinghi, per la Roma, ci stava di non vincere contro un Sassuolo in gran forma. I complottisti: dopo tutte le lamentele sugli aiuti alla Juve adesso bisogna commentare un 2-2 con un rigore nato da un errore dell’arbitro (Vrsaljko tocca prima con la coscia e solo dopo con la mano) e il gol finale di Ljajic viziato da un fuorigioco (millimetrico, ma il guardalinee poteva essere aiutato dalla linea dell’area di rigore) di Florenzi. I fatalisti: il «non gioco» con i piedi di De Sanctis non poteva restare impunito a lungo. Gli eterni ottimisti: quando si pareggia sotto 0-2 e con un uomo in meno è il segnale che qualcosa di meraviglioso deve accadere. A ciascuno il profilo preferito. Quello che invece non ammette discussioni è: 1) Garcia ha sbagliato la formazione iniziale, ritoccando tutti i reparti: Florenzi terzino per Maicon aveva un senso, visto che mercoledì c’è Roma-Manchester City (brutto infortunio al ginocchio per Aguero), ma Strootman non è ancora pronto e Destro in questo momento è un fantasma; 2) Ljajic è per distacco il miglior giocatore della Roma in questo periodo e Gervinho resta decisivo anche quando entra dalla panchina; 3) il Sassuolo è una squadra allenata benissimo da Di Francesco, con un solo difetto: sopra di due gol e in superiorità numerica bisogna fare un po’ di possesso palla in più.
Sarà il campionato a dire in futuro se la gara dell’Olimpico è stata un’occasione perduta dalla Roma in chiave scudetto, avendo mancato di recuperare punti sulla Juve fermata a Firenze, oppure se il pareggio al 94’ sarà un fattore comunque decisivo, per classifica e morale, visto che mancano ancora 24 partite. Per ora bisogna mettere in archivio che, dopo i due gol dell’Inter, i primi subiti all’Olimpico dai giallorossi, ne sono arrivati altri due. Il primo è stato un harakiri di De Sanctis, cui è appena stato rinnovato il contratto per un altro anno ma che già da mercoledì potrebbe perdere il posto. Una «papera» può capitare, ma qui il problema è più profondo: i difensori della Roma hanno paura di passare il pallone indietro al loro portiere e questo alza molto la tensione nell’iniziare l’azione. Il secondo gol, con la squadra ancora sotto shock, ha visto invece un movimento di reparto che Garcia dovrà fare rivedere mille volte alla sua squadra: Manolas si è alzato, gli altri tre sono rimasti bassi, Zaza ha trovato un’autostrada verso la porta. Se la Roma non ha perso, restata in dieci al 5’ s.t. per l’espulsione di De Rossi, che ha perso banalmente palla e poi fermato Berardi che filava verso la porta, è perché Ljajic ha confermato di essere un grandissimo talento e perché il calcio è anche e soprattutto questione di testa. Il Sassuolo era in controllo della partita ma, dopo il rigore, è arretrato troppo. Questo se non si vuole parlare solamente dell’arbitraggio. È altrettanto sicuro, però, che il signor Irrati e i suoi collaboratori sono stati la miglior pubblicità per l’introduzione della moviola in campo. Ieri, di sicuro, la Roma ci avrebbe perso. In altre occasioni, vedi lo scontro diretto con la Juve, a Torino, ci avrebbe guadagnato. Chi perde sempre, in questo caso, è chi si arrocca in vecchie posizioni per non perdere il proprio potere e vorrebbe farci credere che il calcio è bello con i suoi errori