La penna degli Altri 11/12/2014 12:21

Il punto del giovedì - Mura, Sconcerti, Caputi, Bocci, De Paola, Buccheri, Buffoni

punto_lunedì

La Roma saluta la . Dopo il match point sfumato negli ultimi secondi contro il Cska, i giallorossi non sono riusciti in quella che era considerata un'impresa il giorno dei sorteggi: passare il turno a discapito del Manchester . La squadra di rimane comunque impegnata su tre fronti vista la qualificazione in Europa League dove, però, non sarà una testa di serie.

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Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.

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LA REPUBBLICA (G. MURA)
Niente da fare per la Roma. Esce a testa bassa, fra gli applausi dei suoi tifosi, ma non è una grande consolazione
. Parte molto bene, quasi spavalda, la squadra di . Nei primi 20’ par quasi di rivedere la bella Roma poi persa per strada. Lo 0-2 dell’Olimpico è severo, ci si poteva ritrovare con un altro risultato se il palo non avesse respinto un colpo di testa di , ma nemmeno l’1-1 sarebbe servito a passare il turno. E nemmeno serve ripensare al modo assurdo con cui s’era arrivati al pareggio di Mosca. Perché la verità è questa, rispetto alla prima sfida col . Loro sono molto cresciuti, la Roma è decisamente calata. Il bel gioco se lo può permettere solo a sprazzi finché regge il morale, finché rispondono le gambe. Poi, come purtroppo succede a molte italiane nelle partite europee, nebbia. Il ha giocato senza Agüero, Kompany, Touré e, per una settantina di minuti, anche senza Silva. Ha ballato, specie dalla parte di Zabaleta, che Gervinho saltava quando voleva. Ma nel suo momento migliore la Roma non ha segnato, clamorosa l’occasione di Cholevas al 5’, e quando ha cominciato a rallentare è arrivato il bellissimo gol di Nasri. Il gol che ha segnato il destino della Roma, in quanto il 2-0 di Zabaleta allo scadere è superfluo, giusto un po’ di sale sulla ferita.

Nemmeno si può dire che la Roma abbia pagato l’inesperienza, in tornei come questo. Semmai, avrebbe dovuto pagarla all’inizio. Invece, era partita con quattro punti in due partite. Nelle altre quattro ne ha rimediato solo uno. Ieri è vissuta sugli scatti di Gervinho e sul piglio gladiatorio di , tutti e due crollati alla distanza. S’è visto poco , marcato a uomo da . S’è visto poco , dopo un paio di aperture promettenti. stavolta ha parato tutto quello che poteva, su tiro forte e improvviso di Nasri nulla poteva fare. Poi, si possono dire molte cose: che quando lo aspetti non arriva mai, che ha una visione molto personale del ruolo di terzino, che poteva anche entrare prima, che una punta centrale, fosse pure un pennellone come , può fare sempre comodo. È vero, era un girone particolarmente duro e non è il caso di fare drammi. In Europa League, se davvero è questione di maturità internazionale, la Roma può fare esperienza.
 
IL CORRIERE DELLA SERA (M. SCONCERTI)
L’eliminazione della Roma riporta tutto l’argomento ai tempi del Mondiale. Netta la differenza con l’avversario, si torna a sentirsi piccoli. La Roma è da due anni una grande squadra in Italia dove ha perso solo 7 partite su 52, ma è scomparsa con regolarità automatica davanti al e ha realizzato solo 5 punti in 6 partite europee. Non è un problema di tattica o di turn over, la Roma ha forte qualità tecniche e gioca in velocità. Diventa più prevedibile quando anche gli avversari hanno qualità. A quel punto vengono fuori i limiti, la mancanza di forza in attacco, la discontinuità di e , l’impreparazione di e Cholevas, la disponibilità generale a essere superati dalle triangolazioni veloci e fisiche degli avversari. Il , il Bayern, perfino il Cska in alcuni momenti, sono stati più presenti sul campo, più forti e quadrati. Il calcio di oggi predilige, è vero, il calcio molto tecnico, ma fatto da quelli grandi e . La Roma di , e Gervinho, non è ancora europea, è spettacolare e magra, promettente e incompleta.
Sarebbe servito un con cinque anni in meno, una grande personalità nel cuore del gioco, qualcuno capace di tenere la squadra e che provasse a risolvere da solo la partita come tante volte ha fatto . Il problema è che
e
, come quasi sempre gli slavi, si avvicinano al fuoriclasse, ma non lo diventano mai
. Ne abbiamo visti a decine incantare, risolvere, non insistere, non continuare. Così, alla fine della prima parte di strada la Roma scende in Europa League, dove diventa per definizione una delle favorite. In resta solo la , ancora una volta la più completa, la meglio addestrata. Per il nostro calcio è comunque un passo avanti rispetto al niente di un anno fa, ma pensavo che la ripresa sarebbe stata più evidente. Questa è solo la fine della deflazione. Rimane chiaro il messaggio che ancora una volta manda l’Europa: conta avere forza, non perdere il pallone sui rinvii, basare il conto sul talento che però è messo in piega dalla forza. Il calciatore è sempre più universale. Noi siamo ancora o bravi o forti. È la sintesi che fa il traguardo e noi non l’abbiamo, né con gli italiani né insieme agli stranieri. Perché per averla bisogna essere ricchi.

IL MESSAGGERO (M. CAPUTI)
La Roma saluta la come da pronostico al momento dei sorteggi di agosto. Passano le migliori: Bayern e Manchester . C’è del rimpianto perchè l’andamento del girone aveva dato l’impressione che l’impresa fosse possibile, ma l’eliminazione, seppur amara, è giusta. Il ritorno nell’Europa che conta ha infatti dimostrato che alla Roma manca ancora qualcosa per essere competitiva a certi livelli. Non c’è da vergognarsi solo capire dove migliorarsi. Sicuramente in qualità e personalità, quelle che sono mancate soprattutto nelle due partite perse all’Olimpico con Bayern e . La squadra di ha dimostrato i propri limiti quando ha subito la goleada con i bavaresi, così come dopo aver subito la rete di Nasri. Non si compete con i campioni di Germania e Inghilterra al primo tentativo, si può cadere per potersi rialzare più forti di prima. Questa è la prova che devono superare la Roma e : ripartire e subito. C’è un campionato da provare a vincere, un’Europa League per accrescere spessore e consapevolezza internazionale. La Roma deve mettersi alle spalle questa eliminazione. L’imperativo è gettarsi con forza e determinazione sul campionato. Già domenica a Genova c’è la prima opportunità per dimostrare a se stessa e agli avversari di che pasta è fatta questa squadra.

GAZZETTA DELLO SPORT (A. BOCCI)
E non c’è niente da capire in questo primo giro di . Non ci sono risultati stupefacenti, non ci sono imprese, nessun sovvertimento dell’ordine costituito. La Roma aveva illuso il calcio italiano e gli appassionati di Davide e Golia, ma dopo le fiammate iniziali è tornata nella normalità di una competizione rigidamente classista. In c’è chi usa un linguaggio europeo e chi prova e ancora non ci riesce fino in fondo. E la è come uno di quei circoli inglesi all’antica: se non parli con l’accento giusto, sei già fregato. [...] La serie A conferma il primato negativo di un anno fa, con una sola squadra qualificata. Ieri il Milan, oggi la . Poco per consolarsi, abbastanza per preoccuparsi, dato il valore delle squadre che i bianconeri potrebbero incontrare al prossimo giro. Per non cadere in una depressione che ormai va oltre il mal di ranking, l’Italia del pallone può e deve provare a colonizzare l’Europa League che tanti vantaggi ha distribuito agli altri paesi. L’Europa League non è glamour come la , ma da questa stagione garantisce, se vinta, un biglietto per l’Europa dei ricchi. D’ora in avanti, con l’arrivo di chi scende dal piano nobile, ci sarà più spettacolo, e questo potrebbe invogliare i tifosi a riempire stadi semideserti. Con Roma, , , Inter già qualificate e Torino vicino all’obiettivo, la serie A può sentirsi ben rappresentata. Le chance di successo finale ci sono: i club italiani possono schierare anche qualche specialista delle coppe, come Mancini e Benitez. Sognare ad occhi aperti non sempre è utile, fare proclami lo è ancora di meno. C’eravamo tanto illusi. A questo punto è meglio farsi una ragione della lotta di classe e ricominciare a studiare la lingua del continente. Uno stage in Europa League può servire.

IL CORRIERE DELLO SPORT (PAOLO DE PAOLA)
Per costruire una mentalità vincente non occorrono anni. Può maturare anche in una sola stagione ma deve nascere dentro un ambiente che ci creda. Forse ha ragione capello (ultimo a vincere uno scudetto con i giallorossi) quando afferma che a Roma esistono troppi ostacoli riferendosi proprio a una cultura impossibile da impiantare se non con l'imposizione. La Roma è scuta dalla per...leggerezza. La stessa irritante impalpabilità che l'ha inchiodata a un pareggio incredibile a Mosca dove non sono stati gli errori concreti di un o di un centrocampista a determinare l'atassia di una formazione completamente scoordinata ma la presunzione di aver già conquistato qualcosa che non era per nulla sicuro.
Cara Roma devi convincerti che non basta più dirti quanto sei bella per dieci vittorie di seguito, non serve a nulla correre sotto la curva a raccogliere l'applauso dei tifosi - encomiabili per pazianza figlia della speranza - non è sufficiente riempirsi la bocca di "internazionalizzazione del brand" come si sten dire da tempo se non si ottengono successi significativivi. [...] La partita contro il Manchester è la riprova di quanto sia bella e vuota allo stesso tempo questa squadra, come un pomodoro apparentemente grosso e maturo, ma insapore e pieno d'acqua.
Il copione era già scritto, o almeno già visto. [...] Siamo stufi di dire 'peccato' a questa Roma che soffre di ipertrofia narcisistica e si butta via contro il sassuolo e contro le riserve di un Manchester . [...] Forse è finito il periodo roseo della speranza ed è il caso di accendere un bel semaforo rosso su una deludente deriva scaturita da stucchevole leziosità.

LA STAMPA (GUGLIELMO BUCCHERI)
L’italia che corre, o prova a farlo, nell’Europa che conta si presenterà al via degli ottavi soltanto con una squadra. Brinda la , piange la Roma e, insieme con i giallorossi, si deve tappare gli occhi l’intero movimento azzurro: come un anno fa di questi tempi, entriamo fra le 16 di con un solo club (12 mesi fa fu il Milan) a conferma di un trend negativo che deve far riflettere. Il cammino per rialzarsi e cercare di emozionare il popolo del pallone italiano è una strada in salita piena di chiodi. Il fairplay finanziario, giustamente da rispettare, sta insegnando che, da solo, non può avere la forza di frenare i grandi investimenti di chi sogna: troppo leggere le pene (fino a ora) per chi ha sgarrato e, così, ai patron del nostro calcio non resta che battere altre strade e tornare competitivi. Ieri all’Olimpico c’era il ct ma non ha potuto segnare che pochi appunti sul suo taccuino vista la presenza, praticamente inesistente, degli «azzurabili» in campo.Un privo delle sue stelle più brillanti (Touré e Aguero) si è sbarazzato della Roma con intelligenza ed equilibrio grazie alla reti di Nasri e Zabaleta.

La lunga notte di Roma è elettrica. deve portare a termine un lavoro che ha visto i giallorossi passare attraverso ko ingombranti (i 7 gol presi dal Bayern Monaco), occasioni sprecate all’ultimo assalto (l’1-1 subìto aMosca a 15” dal sipario), ma anche a uscite come quelle con i russi all’Olimpico (5-1) o proprio nella tana del (pareggio 1-1) da incorniciare. Non c’è , c’è a guidare l’assalto: l’avvio mette le ali a Gervinho ed Holebas, entrambi a un passo dalla gloria. Poi, piano piano, cresce l’onda del Manchester con radar là davanti e un nugolo di mezzepunte a girargli attorno. L’Olimpico è incollato ai maxischermi, per il passaggio agli ottavi serve capire anche che cosa riesce a fare il Cska Mosca in casa della corazzata tedesca di Pep Guardiola.

In gioco c’è molto: i soldi della e la forza del marchio Roma al di fuori della capitale, dopo due anni, gli ultimi, senza Coppe ed un terzo, quello precedente alla doppia assenza fuori confine, macchiato dall’eliminazione ai preliminare di Europa League con lo Slovan di Bratislava. Ma dentro al duello dell’Olimpico c’è, soprattutto, un pallone italiano che si gioca la sua parte di credibilità. Verdetto? Festeggia solo la , piange la Roma che scivola in Europa League e avrà come unico obiettivo lo scudetto.

LEGGO (ROMOLO BUFFONI)
Da Manchester al Manchester la Roma ha completato la sua tournée in paradiso. La capatina fra le stelle della ha avuto il suo zenit la notte del 30 settembre all’Etihad Stadium, col cucchiaio di a completare una cena da nababbi. La personalità e la convinzione in mostra a Manchester non si sono più viste, cancellate dall’1-7 col Bayern. Una tournée che sarà servita a per annotare nei suoi appunti quanto manca (parecchio) a questa squadra per poter uscire dalla 4ª urna da dove era stata estratta lo scorso 28 agosto, abbinata al girone d’acciaio. La Roma si è inchinata davanti a una squadra piena di cerotti (i più vistosi si chiamano Yaya Tourè e Aguero), ma anche di campioni. Come Nasri, il francesino amico di , che prima di decidere match e qualificazione si è permesso di annullare pedinandolo a uomo. Nasri ha cambiato la storia del alla sua prima vittoria in Italia e, soprattutto, alla sua seconda escursione agli ottavi di . La storia della Roma, invece, prosegue in Europa League, come si poteva prevedere alla vigilia ma che ora ha l’amaro gusto della retrocessione. Meglio pensare all’obiettivo dichiarato forte e chiaro: lo scudetto.