La penna degli Altri 08/12/2014 08:05
Garcia va in tilt, la Roma sbanda
IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Garcia resta di diritto al centro del pianeta giallorosso. E’ successo spesso, già nella stagione scorsa, per le intuizioni. Meno per gli abbagli, come quelli di sabato pomeriggio. Anche se mai, per la verità, ha esagerato come contro il Sassuolo, infilando una collana di errori. Ha sbagliato prima, durante e dopo: nella preparazione della partita, nelle sostituzioni tardive e nelle dichiarazioni in pubblico a fine gara. Flop a 360 gradi: tecnicamente, tatticamente e mediaticamente. Il pari ha lasciato qualche strascico. Nello spogliatoio e anche fuori. Mercoledì il City, nello scontro diretto per gli ottavi di Champions (e per mettere in cassaforte altri 15 milioni), può essere utile per il riscatto, pure personale. Ma il francese dovrà riprendere in fretta il controllo della situazione. Per ritrovare la Roma, privata proprio dal tecnico della sua identità. Snaturata per il match che doveva servire per portarsi a meno 1 dalla Juve. Il distacco, invece, è sempre di 3 punti. E la sfida contro il Genoa terzo, domenica a Marassi, ora diventa più complicata. La lunga chiacchierata tra Garcia e Sabatini, 1 ora e mezza ieri mattina a Trigoria, è servita per fare il punto sul momento. Che è cruciale. Hanno parlato delle condizioni fisiche e psicologiche di qualche calciatore e di alcuni innesti da fare a gennaio. Più pronti che giovani. Almeno così vorrebbe il francese.
TURNOVER SGRAMMATICATO - Venerdì Garcia aveva detto che la prima gara è sempre la più importante. Quella, dunque, contro il Sassuolo. Ha, però, tenuto fuori 5 titolari: Maicon, Keita, Nainggolan, Totti e Gervinho. Privilegiando quindi la seconda partita, quella contro il Manchester. Avrebbe dovuto risparmiare solo Maicon, non ancora al top, e puntare sui migliori per avvicinare la capolista. Ma non è stato solo il numero degli esclusi a snaturare l’assetto. Ha pesato di più la scelta degli interpreti. Perché Strootman è in evidente ritardo, perché De Rossi ha vissuto la settimana che non auguri a nessuno, perché Destro sembra sempre più fuori dal coro e perché Iturbe non si è ancora ripreso dopo l’infortunio.
INTERVENTO LENTO - Chissà se abbia inciso più la sua coerenza (di solito interviene dopo un’ora di gioco) o la presunzione (di non ammettere di aver sbagliato le scelte iniziali), ma Garcia ha certamente aspettato troppo a cambiare gli uomini in tilt. Strootman andava sostituito già nel primo tempo o in modo inequivocabile, almeno nell’intervallo. La sua presenza è costata l’espulsione di De Rossi. In 10, fuori l’olandese e dentro Nainggolan. Che, unico come caratteristiche nella rosa, non deve mai mancare. Anche Iturbe è rimasto troppo in campo. Invece è uscito con Strootman. Ecco Gervinho: lui e Nainggolan hanno cambiato la storia del match. Keita, per lo sciapo Pjanic, ha poi dato più logica al sistema di gioco con un uomo in meno (4-3-2, con Ljajic intermedio a sinistra).
IMMAGINE SBIADITA - Garcia ha poi stonato davanti alle telecamere. Troppe contraddizioni. Ha negato prima che ci fossero la Roma 1 e la Roma 2. Ha cambiato versione quando ha scoperto l’infortunio di Aguero. Lì ha chiaramente ammesso di aver pensato alla Champions, escludendo alcuni titolari. Ha poi glissato, in parte, sugli errori dell’arbitro che hanno influito sul risultato. Era meglio almeno discuterne. Per rispetto del collega Di Francesco. E per essere credibile quando, giustamente, ricorda le gaffe di Rocchi nella sfida del 5 ottobre contro la Juve che hanno certificato il ko giallorosso allo Stadium.
PERPLESSITA’ E MUGUGNI - Proprio la performance di Irrati ha infastidito il gruppo. Che vuole far punti senza ricevere favori. Ora i giocatori dovranno per forza scegliere il silenzio sulla questione arbitrale. Tra loro, molti non hanno compreso la decisione di snobbare il Sassuolo. «Bravi per la reazione in dieci: è un punto guadagnato». Garcia ieri non cambiato idea davanti ai calciatori. Poco convinti, però. Soprattutto per le esclusioni di Totti, pure lui deluso, Nainggolan e Gervinho. Hanno dato l’impressione di un allenatore sicuro di aver vinto la gara prima di giocarla.