La penna degli Altri 20/12/2014 09:49

Berlusconi: «Il mio Milan è più forte della Roma»

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GASPORT (M. PASOTTO) - Altro che Inzaghi. Al Milan il vero mago è – non da ieri – Silvio Berlusconi, che ha lasciato tutti a bocca aperta con un nuovo gioco di prestigio. E senza bacchetta. Quella se l’è portata via l’allenatore, che si augura di agitarla con sufficiente abilità davanti alla Roma. Al resto ci pensa Silvio il prestigiatore, che nel consueto monologo motivazionale alla squadra è riuscito nella magia di invertire il valore assoluto di Milan e Roma: «Non cambierei mai la nostra rosa con la loro. Siete nella posizione di entrare in campo e dimostrare di essere più forti». D’altra parte tre anni fa aveva detto sul : «Guardando giocatore per giocatore, non siamo assolutamente inferiori per qualità».

SICUREZZE Quelle di ieri sono parole interpretabili in due modi. Il primo è circoscriverle esattamente nell’ambito dello scopo che hanno: motivare con più forza possibile un gruppo alla vigilia di una trasferta molto complicata. In modo da eliminare qualsiasi eventuale atteggiamento da vittima designata. E in questo contesto non ci sono confini agli stimoli verbali e alle imprese potenzialmente realizzabili. Insomma, ci sta. Il secondo rientra nella logica delle cose: e qui si fa una certa fatica. Perché per il secondo venerdì di fila Berlusconi ha messo nelle mani della squadra un potere e una missione esagerati rispetto alla realtà. La settimana scorsa raccontava di sentirsi «sicuro di andare in con questo gruppo». E insomma, un conto è dire di crederci, di provarci, di sperarci. Un altro è la certezza. Ieri Silvio ha alzato l’asticella, portandola a ridosso del soffitto. Perché poi ha ingrassato ulteriormente il concetto: «E’ una partita fondamentale. Dovete entrare in campo per essere padroni del gioco. Giocate con forza e decisione, perché siamo più forti ».

TRE MINUTI Tutto merito della vittoria sul , ovviamente. «Complimenti, una partita stupenda». Poi ancora una considerazione su stasera: «All’Olimpico c’è la pista, quindi non dovete farvi intimorire dal tifo, perché è lontano». In tutto circa tre minuti di discorso, in cui ha buttato dentro tutta l’elettricità che poteva. Con buona pace di Inzaghi, che rispetto alle esternazioni presidenziali – pur assicurando di condividerle in termini di massima – ha sempre cercato di utilizzare una terminologia più cauta. Comprensibile: parole simili sono sempre a rischio boomerang. Che cose succederebbe, dopo queste dichiarazioni, se stasera il Milan finisse in centrifuga? In caso contrario tanti applausi, che comunque non cancellerebbero il gap tra le due rose.

E SEDICI Così a Pippo non resta che il suo mantra: occorre equilibrio, nelle sconfitte come nelle vittorie, per quanto le visite di Silvio siano sempre di grande stimolo. Quella di ieri (al termine Berlusconi si è intrattenuto con alcuni imprenditori potenziali investitori pubblicitari) era la numero sedici. Il presidente ha salutato come sempre i giocatori uno per uno. Soprattutto El Shaarawy, che ha accarezzato paternamente e con cui si è soffermato di più. Dopo le parole pubbliche di Inzaghi, che giovedì lo ha di fatto tolto dal mercato, ecco quelle private di Silvio. Per arrivare alla prova forse il terzo indizio è superfluo.