La penna degli Altri 14/11/2014 09:49
De Sanctis, porta di ferro. La Roma oltre la storia
GASPORT (M. CECCHINI) - In fondo, a guardare bene, nella storia minima del calcio si agita un desiderio sotteso di immortalità. In qualche modo la Roma di Garcia sta dando vento a questa tendenza anche in questa stagione. In campionato, infatti, un avvio fatto di 6 partite casalinghe senza reti subite è un piccolo record giallorosso che si inerpica verso un altro: solo una volta la Roma aveva fatto registrare una striscia di 7 partite interne senza gol al passivo, ma dobbiamo andare indietro fino al 1935-36, se non consideriamo la stagione «spuria» del 2007-2008 in cui la serie dei 7 match all’Olimpico a porta immacolata è stata costruita solo grazie all’innesto di un recupero. Ma dal punto di vista della «mitologia» il modello per De Sanctis e compagni – di cui parleremo dopo – è senz’altro quello storico.
Secondi a handicap Quella Roma giunse seconda a un solo punto dal Bologna, mettendo però in vetrina la migliore difesa del torneo (20 gol subiti). Il tutto cominciando il campionato a handicap. Infatti, tre degli italo-argentini della squadra – Stagnaro, Scopelli e Guaita – fuggirono dall’Italia per timore di essere chiamati sotto le armi. Ma la campagna acquisti aveva portato in giallorosso i due difensori della Nazionale campione del Mondo: Eraldo Monzeglio e Luigi Allemandi.
Barbesino: il volo interrotto A guidare quella squadra fu Luigi Barbesino, piemontese solido che aveva vinto uno scudetto col Casale e giocato in azzurro. Gli riuscì un piccolo miracolo che da febbraio ad aprile del 1936 rese imbattuto il campo Testaccio. La sua storia si concluse in modo tragico: finita l’esperienza alla Roma, si arruolò in Aeronautica diventando ufficiale ma proprio nel corso di una missione assegnatagli nel 1941 col suo equipaggio finì disperso nel Canale di Sicilia.
Masetti odalisca In porta c’era Guido Masetti, veronese, riserva serva nel Mondiale del 1934 e 1938. È ricordato anche per un carattere esuberante che lo portò una volta a travestirsi da odalisca in una festa all’ambasciata turca. Ma oltre a essere un campione di scherzi, fu per tanti aspetti un portiere moderno, basti pensare che aveva un quaderno zeppo di appunti su come calciavano gli attaccanti. Il tutto, ovviamente, solo studiando le cronache dei giornali.
Monzeglio & Allemandi A blindare Masetti ci pensarono Monzeglio e Allemandi. Il primo, amico e compagno di tennis di Benito Mussolini (disciplina, con lo sci, di cui era istruttore), sfruttò questo suo ascendente anche per costruire l’epopea del primo scudetto della Roma, datato 1941-42. Divenuto direttore tecnico, infatti, si disse che si adoperò perché i militari giallorossi non si allontanassero troppo dalla Capitale. Da segnalare, poi, come il rapporto con Allemandi alla Roma si cementò definitivamente nel 1937 per via di un derby segnato dalla espulsione di Piola per reazione a un brutto fallo di cui fu accusato proprio Allemandi per cui fu chiesta una squalifica esemplare. In tempi virtualmente senza immagini, a scagionarlo fu proprio Monzeglio, che in una lettera a un quotidiano si autoaccusò del fallo.
De Sanctis & Torosidis Insomma, il modello per la Roma di Garcia è alto. In difesa però si lavora tanto, usando vie diplomatiche (passata la paura in Nazionale per l’infortunio alla caviglia in allenamento di Torosidis, il club spera nel non impiego suo e di Manolas) e motivazionali. De Sanctis, numero uno in Italia (dati Opta) per la percentuale di parate sui tiri nello specchio (90,3%), infatti dice: «Garcia dice che siamo i più forti? Siamo d’accordo, ne abbiamo parlato anche nello spogliatoio. Considerando avversari e infortuni siamo in posizione invidiabile, e poi adesso torna Strootman. Skorupski? Ha le qualità per fare il titolare, ma con calma. Il mio futuro? Entro dicembre ci saranno novità. Non so dirvi cosa succederà: se continuare insieme o in un altro modo (Usa, ndr). Devo e voglio fare queste valutazioni insieme alla Roma ». Una Roma da record, ovviamente.