La penna degli Altri 03/10/2014 09:39
Vucinic: «Totti non si ferma mai, ci provano da 21 anni»
GASPORT (G. DI FEO) - «Cos’ho detto nell’intervallo? Vincere, non importa come». Eric Gerets, meteora milanista degli anni 80, allena l’Al Jazira e descrive così alla stampa la scossa che gli ha permesso di vincere nel secondo tempo la partita contro l’Emirates, 0-0 all’intervallo. Nello specifico, il «come» è così: l’eroe burkinabé Pitroipa mette il turbo, Vucinic il fucile. Tre gol per il montenegrino, la metà del suo fatturato che gli vale il trono di capocannoniere e un impatto devastante nell’Arabian Gulf League. Domenica giocherà contro l’Al Ain, che ancora non ha preso gol. Stessa ora: big match per lui, big match per Juve e Roma, le sue anime degli ultimi anni in Italia. Dall’esordio a Lecce sono passati 14 anni. «Ero piccolo - ricorda Mirko- e mi trovai catapultato in una nazione diversa. Bellissima, per carità, ma non capivo una parola di italiano. Ci ho messo un anno per impararlo».
E ora? Paese nuovo e sensazioni simili?
«Si, ma sono più grande, ho personalità, ho viaggiato parecchio. E me la cavo con l’inglese, cosa che aiuta molto».
Come si sta all’Al Jazira?
«Per me è un’esperienza nuova, mi trovo bene, ho tanto entusiasmo. Il livello del calcio è buono. Certo, tatticamente non è l’Italia, però…».
Sei gol in quattro partite: non sarà mica troppo facile segnare?
«No, segnare è difficile ovunque. Diciamo che mi sta andando tutto bene».
E la vita fuori dal campo rispetto all’Italia com’è?
«Totalmente diversa. La cosa più bella è che cammini senza che nessuno ti riconosca, come uno qualunque».
A Milano non sarebbe successo. Si ricorda? Un anno fa era praticamente dell’Inter…
«Sì, per un minuto. Poi un minuto dopo sono ridiventato della Juve. Ma non ci penso, anche a mente fredda sono felice di com’è andata».
Com‘è il nostro calcio visto da laggiù? Il livello è così calato da quando lei esordiva in A?
«Sicuramente sì, quando iniziavo io le big italiane erano molto più forti di adesso e lo dimostravano anche in Europa. Però quest’anno Juve e Roma in Champions le vedo bene... ».
Domenica c’è il big match. Lei ne ha giocati tanti: come si affrontano partite così?
«Pare banale, ma quello che più conta è la determinazione, la voglia di vincere. Non mi chieda per chi farò il tifo, però… l’ultima squadra in cui ho giocato è la Juve, quindi sì, diciamo Juve».
Quanto hanno perso i bianconeri con l’addio di Conte?
«Tanto, aveva dato un’impronta forte a questa Juve. Ma adesso si vede anche la mano di Allegri. Non è mica facile prendere una squadra plasmata da un allenatore importante come Conte e continuare a vincere, Allegri lo sta facendo…».
La Roma di Garcia dà spettacolo. Le sarebbe piaciuto giocarci?
«Sicuramente. Questa Roma gioca il calcio che piace a me, fatto per le mie caratteristiche ».
Lei che ci ha giocato, come si ferma Tevez?
«Se è in giornata è difficilissimo fermarlo. Ma anche la Roma davanti fa paura»
Già. Lei che ci ha giocato, come si ferma Totti?
«Sono 21 anni che tutti cercano di fermare Francesco e nessuno ci riesce. Meno male che non faccio l’allenatore e non ce l’ho contro, altrimenti sarei davvero in difficoltà».
I suoi ricordi più belli delle due esperienze?
«A Roma la nascita di mio figlio Alexander e il gol alla Lazio. A Torino il primo scudetto, vinto con un mio gol».
Juve-Roma: com’è la vita nelle due città?
«A Torino vivi più tranquillo, e la cosa ti permette di avere risultati migliori».
Juve-Roma: come sono le tifoserie?
«Due modi diversi di tifare, di sicuro molto più calda quella della Roma».
Juve-Roma: dove c’è più pressione?
«Quella c’è ovunque. In questo caso, però più nella Juve».
Da appassionato di wrestling: Juve-Roma che match può essere?
«La Juve è John Cena, la Roma Batista. Non mi chieda perché, ma le vedo così».
Il campionato chi lo vince?
«Non lo so, di sicuro se lo giocano loro due. E faranno strada anche in Europa».
Programma per i prossimi 2 anni: titolo con l’Al Jazira, qualificazione a Euro 2016 col Montenegro e ritorno a Lecce. Ce la mette la firma?
«Ci sto. Magari fosse così, soprattutto per portare il mio Paese in Francia. Come faremo lì poi si vedrà, l’importante sarà andarci»