La penna degli Altri 18/10/2014 10:11

Garcia va oltre la Juve: "Vinceremo lo Scudetto"

garcia conf profilo

IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Alla faccia delle raccomandazioni di , chi vive lo spogliatoio della Roma non riesce proprio a dimenticare, a non parlare (ancora) della tripletta di Rocchi, datata ormai 5 ottobre scorso. A distanza di quasi due settimane, e approfittando della conferenza stampa pre Chievo, anche ha violato il diktat presidenziale e si è schierato con tutto se stesso dalla parte della squadra e dei tifosi della Roma. Una sorta di monologo, il suo, senza alcun respiro profondo per riprendere fiato o riordinare le idee: il francese, del resto, le ha chiarissime, e non da ieri. Ecco perché ha detto più di una cosa di/da romanista. «Per me quella di Torino è stata tutt’altro che una sconfitta. Abbiamo segnato due gol e ne potevamo fare altrettanti. Prima di andare a Torino ero tranquillo perché sapevo che per noi era possibile vincere in quello stadio. E abbiamo dimostrato di poterlo fare. Ho rivisto la partita e tutto il mondo, non solo quello del calcio, ha visto immagini che parlano da sole. Io sono fiero dei miei giocatori e di quella partita, perché abbiamo dimostrato forza e personalità. Sulla voglio dire che è stata una vergogna l’accoglienza in tribuna e in panchina. Inaccettabile. E poi vorrei dire un’altra cosa sul mio capitano: quando parla, deve essere rispettato perché è un grande uomo del calcio. ha dei valori che sono il bene di questo sport. A Torino ha avuto un sentimento di ingiustizia legittimo dopo la partita perché i suoi valori erano stati traditi. Quello che mi ha colpito, poi, è che anche il miglior arbitro può soffrire la pressione di una gara così. Ripeto, ho visto una Roma forte e ho capito che quest’anno vinceremo lo scudetto».

CACCIA AI TRE PUNTI
Una dichiarazione roboante e impegnativa assai. Perché un conto è dire «Giocheremo per vincere lo scudetto», roba di inizio stagione, e un altro è «Vinceremo lo scudetto», come urlato ieri a Trigoria. Con il petto in fuori, ha voluto esternare quello che sente nella testa (conoscenza del proprio organico) e nel cuore (ambizioni, speranze). «Ho le mie ragioni per dirlo e voi avete già capito tutto...», ha chiosato prima di salutare la sala. Non è tipo, Rudi, da frasi ad effetto senza una solida base: se un allenatore arriva a dire ciò che ha detto ieri lui, significa che crede profondamente nella forza della squadra e che la considera più forte di tutto e di tutti. Compresi arbitri che si fanno condizionare, specie in uno stadio dove gli avversari, intesi come tesserati, devono addirittura guardarsi le spalle. Ma per vincere lo scudetto, come sostiene monsieur Rudi, occorre riprendere a vincere. «Sono molto preoccupato per la gara con il Chievo perché arriva in questo casino mediatico e prima di una gara prestigiosa di . Anche i tifosi ci devono aiutare a prendere i tre punti: perché se vogliamo vincere lo scudetto, dobbiamo battere il Chievo, poi la Samp e anche l’avversario successivo». caricato a pallettoni: e la squadra? «Io sono il capo del branco ma i lupi sono loro. Quando giocano devono avere la consapevolezza della loro forza e devono mostrarla in campo. Se c’è uno che si allontana da questa via, devo prenderlo con me. Forse non vinceremo tutte le partite ma dobbiamo fare in modo di riuscirci». Allegri, , no alla moviola; , Roma, sì. «Io, a dire il vero, ho parlato di tecnologia, non di moviola in campo: nel tennis è possibile sapere se la palla è dentro o no, perché nel calcio non si può fare lo stesso per sapere se è rigore oppure no? Così non si parla per quattordici giorni di una partita». e , due facce opposte della Roma rivolte alla . « non ha detto cose contrarie a quelle di Morgan. Ha ragione quando sostiene che dobbiamo andare avanti, rispettando sempre il direttore di gara. A Manchester abbiamo preso un rigore e subito abbiamo pareggiato. Come a Torino, non siamo crollati dopo l’incredibile rigore. Questo dimostra che la squadra è in grado di superare tutti. Anzi, non tutti ma almeno gli episodi che accadono durante una partita».