La penna degli Altri 06/09/2014 11:45
Malagò: “Da romanista e da presidente Coni tifo per il progetto a Tor di Valle. Ma riusciranno a farcela per il 2017?”
LA REPUBBLICA (A. PAOLINI) - «Io sono contento che la Roma si faccia il suo stadio. Il presidente del Coni non può che essere felice per ogni potenziamento nella quantità e nella qualità degli impianti sportivi di questo Paese. Abbiamo fatto la nostra parte perché avvenisse, con l’impegno per il via libera alla cosiddetta legge sugli stadi. E credo sia importante, alla ripresa del campionato, dire che strutture migliori ci aiuteranno anche nella lotta contro la violenza dentro e fuori gli stadi. Episodi come le morti di Raciti e di Esposito non debbono ripetersi».
Giovanni Malagò pesa le parole nel descrivere se stesso — massimo esponente dello sport italiano, romano e romanista — di fronte alla novità del nuovo impianto giallorosso a Tor di Valle. E ostenta ottimismo: «Per noi e per la città è una grande occasione».
Eppure perdete un cliente importante...
«Certo, è vero. Ma Roma e Lazio già oggi non sono le uniche a pagare per l’uso dell’Olimpico. C’è la lunga stagione dei concerti rock, ci sono state le grandi kermesse con il Papa e il successo degli appuntamenti con la nazionale di rugby... Saremo stimolati a fare di più, cercheremo di entrare in nuovi circuiti e accelereremo sull’obiettivo di un parco del Foro Italico di cui lo stadio sarà parte integrante».
Una cittadella di Roma Nord. Farete investimenti?
«Certamente, siamo obbligati a fare investimenti nell’adeguamento dei servizi e della sicurezza. Faremo di più per attrarre eventi anche privati e convention di società e aziende. Lei non sa quante cene già ospitiamo, dentro l’Olimpico...».
Anche Pallotta vuole il rugby e i grandi eventi... Sarete in concorrenza?
«In concorrenza? Mah! Sarei stupito. Il Coni servizi non è un affittacamere: nel Sei Nazioni e nel Golden Gala siamo ad esempio in joint venture. E abbiamo modelli forti. Penso a Parigi, tra lo stadio del Psg e l’Estade de France che ospita il rugby e la nazionale di calcio, penso a Wembley a Londra ».
Sul progetto della Roma ci sono però molte critiche
«Non tocca a me pronunciarmi su cubature, scelte di siti e formule societarie. Siamo diventati un paese di tuttologi e non mi voglio iscrivere al club. Tocca ad altri fare le necessarie valutazioni. Il nostro compito sarà valutare la sicurezza all’interno dello stadio, con scrupolo e senza fare sconti a nessuno».
E sui tempi? Ce la faranno a fare l’impianto e soprattutto le opere pubbliche entro il 2017? L’elenco è impressionante. «Sono ottimista di natura... Certo, se ci riuscissero sarebbe l’eccezione che conferma la regola».
Diciamo la verità: da romanista, lei è strafelice.
«Non sono ipocrita: non ho mai nascosto, fatti salvi gli obblighi del mio ruolo, di essere un tifoso. E non sarò ipocrita nemmeno nel negare che sono molto contento che la mia squadra abbia un suo stadio».
Magari ha anche un suggerimento su come chiamarlo. Da romanista a chi vorrebbe venisse dedicato?
«Non so se sia opportuno che lo stadio di una società per azioni abbia un nome. Se lo dovesse avere, certamente un pensiero va ai due presidenti, Viola e Sensi, che a lungo si sono battuti per realizzarlo. Se però faccio parlare il cuore, mi viene subito in mente il nome di Agostino Di Bartolomei».
Sarebbe contento se ci riuscisse anche Lotito? C’è uno stadio nel futuro della Lazio?
«Ci mancherebbe: io sono perché ogni società che lo voglia, non solo le squadre di serie A, possano avere loro impianti. Non fosse altro che per ogni aumento degli spettatori aumentano i posti di lavoro. E dunque certo, spero che ci riesca presto anche la Lazio».
Un’ultima domanda: che ruolo gioca lo stadio nella partita delle Olimpiadi del 2024? Ne ha parlato con Renzi?
«Renzi mi ha assicurato che avremo un incontro apposito per entrare nel merito, e dunque rinvio ad allora ogni considerazione. Ma sicuramente tutto ciò che potenzia l’impiantistica di Roma ne fa una candidata più forte».