La penna degli Altri 05/09/2014 10:51
Il segno di Conte
CORSERA (F. MONTI) - Sarebbe stato meglio giocare (e vincere) con l’Olanda il 5 luglio a Salvador, nell’ultimo quarto di finale del Mondiale, ma due mesi fa al posto degli azzurri c’era la Costa Rica. Ma il calcio offre sempre una opportunità per ripartire, guardando al futuro senza pensare troppo al passato e allora ecco sbocciare contro gli olandesi la nuova Italia di Antonio Conte. Felice e vincente davanti a 48.000 paganti nell’astronave del San Nicola di Bari. Erano sedici anni che un c.t. azzurro non riusciva a conquistare un successo all’esordio sulla panchina della Nazionale. L’ultimo era stato Dino Zoff, contro il Galles, poi disco rosso per Trapattoni, Lippi 1 e 2, Donadoni e Prandelli. Era dal 31 maggio 2013 che gli azzurri non vincevano in amichevole (contro San Marino a Bologna). Invece Conte ha avuto tutto e subito, forse persino troppo in fretta, perché forse al c.t. sarebbe servita una partita più tirata come test prima di cominciare le qualificazioni all’Europeo. L’Italia è partita fortissimo e dopo dieci minuti si è trovata già in vantaggio di due gol. Prima rete dopo 2’45”: lancio lungo di Bonucci, Martins Indi sorpreso, come tutta la linea oranje, niente fuorigioco, dribbling di Ciro Immobile su Cilessen e vantaggio azzurro. L’azione è stata riproposta quasi in fotocopia all’8’: ancora un lancio lungo di De Rossi, scatto di Zaza, Martins Indi sempre in ritardo e costretto al fallo in area: rigore ed espulsione, con De Rossi che ha firmato il suo 16° gol in azzurro.
Pur contro un avversario che non era quello del terzo posto al Mondiale (molti assenti, tanti giovani, atteggiamento vacanziero, subito un uomo in meno) si è visto nel primo tempo che cosa significa avere in panchina un c.t. come Conte. La Nazionale ha messo in campo organizzazione, concentrazione, forza fisica, intensità, velocità, gioco verticale e con un pressing implacabile ha spento qualsiasi idea degli olandesi. Una squadra forte di gambe e di testa, con idee chiare, dove tutti sapevano che cosa fare. La qualità migliore è stata quella di riuscire a trasformare i palloni recuperati in azioni offensive rilevanti: Zaza prima (Cilessen in angolo) e Immobile poi (pallone fuori di poco) sono andati vicinissimi al 3-0. L’asse Bonucci- De Rossi ha fatto la differenza, ma sono state fondamentali le accelerazioni di Darmian (preferito a Candreva) e De Sciglio sulle corsie esterne e quelle di Giaccherini (scelto al posto di Parolo) e Marchisio in mezzo al campo, mentre Immobile e Zaza hanno avuto la possibilità di muoversi nei grandi spazi lasciati dalla scombinata difesa olandese e non si sono mai risparmiati. Non è cambiato nemmeno nella ripresa l’atteggiamento degli azzurri, che hanno continuano a fare gioco, dopo aver rischiato di prendere un gol da Van Persie, su errore di Ranocchia (5’, conclusione a lato) e che con un pressing aggressivo e organizzato hanno costretto gli olandesi a indietreggiare anche quando si sono trovati in possesso di palla. Gli azzurri hanno cercato il tris con Bonucci da lontano, Zaza dal limite sul tacco di De Rossi.
È venuto il momento dei cambi, spazio a Verratti, Parolo e Pasqual e poi anche a Candreva, Destro (ha avuto la palla del 3-0 sul cross di Pasqual) e Giovinco e questo rimescolare gli uomini ha fatto perdere inevitabilmente un po’ di intensità al gioco azzurro. Ma non è mai venuta meno la voglia di giocare, di fare bene, di restare in partita, di osare. Non era una finale mondiale e non è il caso di esagerare, però una buona partenza, anche se in amichevole, lascia spazio all’idea che l’Italia ha la possibilità di crescere e di far bene verso l’Europeo 2016 a cominciare dalla trasferta di martedì in Norvegia.