La penna degli Altri 09/09/2014 10:24
Benatia-Pallotta accuse e veleni. E si aspetta Maicon
LA REPUBBLICA (F. FERRAZZA) - Tra ricostruzioni fantasiose e indiscrezioni più realistiche, la Roma aspetta Maicon per oggi. Il brasiliano dovrebbe infatti tornare in queste ore nella capitale per rimettersi a disposizione di Garcia, che più che dalle vicende del Brasile, è distratto dai tanti impegni che la sua squadra dovrà affrontare. La cacciata di Maicon dalla Nazionale può essere anzi un punto di forza per i giallorossi, che potranno avere il giocatore concentrato solamente su campionato e Champions. Almeno negli auspici, perché dirigenza e allenatore vogliono verificare come Maicon tornerà. L’esterno ha infatti discusso pesantemente con Gilmar Rinaldi, nuovo coordinatore tecnico delle nazionali brasiliani, una lite le cui motivazioni sembrano scaturite da una notte brava del ragazzo, rientrato solamente a tarda notte nel ritiro verdeoro. Arrivano echi di scherzi non troppo di buon gusto organizzati all’interno del ritiro, che hanno fatto arrabbiare Dunga, ma conferme non ce ne sono e la Roma aspetta che sia Maicon stesso a raccontare ai tifosi la sua versione dei fatti.
La versione dei fatti di un ex calciatore ha ieri invece fatto infuriare Garcia e Pallotta. Da Monaco, Benatia ha infatti raccontato che: «Ho parlato del mio futuro con Sabatini. Loro volevano tenermi, ma c’era bisogno di cedermi per fare cassa e ciò mi ha infastidito, perché volevo restare». Immediata la reazione indispettita del presidente giallorosso, affidata a un comunicato. «Benatia continua a costruire il suo castello di invenzioni — le dure parole di Pallotta — avevo raggiunto un accordo verbale, con lui, a luglio, a Boston, che prevedeva un aumento salariale, dopo avergli detto che volevamo restasse con noi. Mi ha detto di essere molto felice. Ma nel mese successivo ha mentito, sia a Garcia, sia ai compagni, sulla sua reale volontà di restare e sulle cifre dell’adeguamento. E questo lo ritengo assolutamente inaccettabile». Impossibile, a quel punto, tenere una mina vagante nello spogliatoio. «Ho detto a Sabatini che stava avvelenando lo spogliatoio e che lo volevo fuori. Non è stata una questione di denaro, la nostra posizione è molto solida, ma una questione di personalità nello spogliatoio».