La penna degli Altri 05/08/2014 10:32
Tavecchio supera gli ultimi ostacoli. L’opposizione spera inciampi di nuovo
CORSERA (A. ARZILLI) - Una cosa è certa: l’avversario più pericoloso di Carlo Tavecchio nella corsa alla presidenza della Figc (l’11 agosto a Fiumicino) non è Demetrio Albertini, ma la frequenza delle sue gaffe. E anche quelle, che pure lo hanno fatto rallentare, proprio non riescono a farlo deragliare. Perché sui numeri, anche ieri a Firenze nell’assemblea dei club di Legapro, la partita non sembra riaprirsi, il penultimo ostacolo verso il vertice della Federcalcio è stato saltato in agilità apparente dal candidato sempre più forte e in barba agli svarioni su donne, banane e JFK: «Se ne è parlato e si è ribadito il nostro appoggio alla candidatura di Tavecchio, così come era previsto da prima — le parole del presidente della Legapro, Mario Macalli —. Non ho mai parlato di una Lega compatta ma di una Legapro unita. Poi è possibile che su sessanta società, quando si andrà a votare, ve ne saranno quattro-cinque che dissentano dalla maggioranza, non mi meraviglierebbe affatto». Un punto a favore per Tavecchio, dunque. Certo, tra le 60 società di Legapro qualcuna (gli exit-poll dicono 8-10) non lo sosterrà nell’urna. Tipo il Messina di Pietro Lo Monaco, che non sapendo per chi tifare ha scelto di tenere per l’arbitro («Noi siamo per il commissariamento») o la Carrarese di Gigi Buffon, c l u b c h e avrebbe sorpreso tutti se avesse espresso un’intenzione di voto avversa ad Albertini, il candidato della Juventus.
Ai dissidenti sta comunque lavorando di lobby Claudio Lotito in persona, «ghost writer» di Tavecchio, ieri a Firenze nei panni di proprietario della Salernitana (lunedì esprimerà due voti: si può fare?): «Noi siamo per la politica dei fatti, non delle parole — ha detto il doppio patron —. Tavecchio ha espresso concetti giusti con le parole sbagliate». Più o meno la stessa posizione di Marco Tardelli, allenatore considerato in orbita Tavecchio: «È sotto attacco, non lo vogliono e mi sembra un’ingiustizia perché ci sono le elezioni e si vedrà allora cosa succede. Ma l’avvicinamento non mi piace, così non è più democrazia. E’ chiaro che c’è un disegno dietro». L’incontro nel palazzo Figc di via Allegri tra il presidente Aic, Damiano Tommasi, e il responsabile sport del Pd, Fabio Appetiti, in effetti, alimenta la tesi di Tardelli. In ogni caso la Legapro c’è, ed era uno dei passaggi chiave delle presidenziali. Probabilmente c’è sempre stata anche se ha dovuto bofonchiare un po’ per tenere saldo lo scranno da vice oggi già virtualmente suo. Resistono, cioè, sia Mario Macalli sia il suo preziosissimo 17%. Certo, siamo ancora a sei giorni dall’ora X e, dopodomani a Lerici, ci sarà un altro incrocio pericoloso nella assemblea della Lega di B, laddove i dissidenti sono 2 o 3 su 21 (Ternana, Brescia più l’incerto Latina) e il presidente, Andrea Abodi, ha più volte twittato il proprio sostegno al candidato Tavecchio. Cioè: le sorprese possono sempre saltare fuori un po’ come le gaffe, franchi tiratori e schede bianche potrebbero appannare una vittoria che, al momento, sembra davvero scontata.