La penna degli Altri 21/08/2014 11:31
Malagò: «Se si sentirà condizionato Carlo potrebbe lasciare la Figc»
CORSERA (D. DALLERA) - Ha appena mandato un sms a Tania Cagnotto e a Greg Paltrinieri per i loro sorrisi d’oro agli Europei di nuoto senza dimenticarsi di quello di bronzo di Detti e Castiglioni. Giovanni Malagò, presidente del Coni, sta chiudendo le sue vacanze godendosi prima le medaglie dell’atletica e ora quelle del nuoto e dei tuffi. Si diverte molto poco, invece, con le vicende del calcio, l’ultima l’inchiesta aperta dall’Uefa contro Tavecchio, per le sue infelici dichiarazioni su banane e stranieri.
Un’estate folle, presidente, colpa di Tavecchio o del maltempo? «A me è andata bene. Mare, sole e un po’ di maestrale che non guasta. Quanto ai problemi conseguenti alle parole di Tavecchio sono stati davvero tanti».
L’ultimo è l’inchiesta dell’Uefa: se l’aspettava? «Avevo ricevuto segnali in questo senso. E non mi sorprenderei se si muovesse la Fifa e sulle prese di posizione dell’Associazione calciatori anche la procura federale».
Non è certo un bell’inizio per Tavecchio. «Per niente. L’ho sentito, gli ho parlato, sta preparando la sua difesa, mi è parso sereno, sta lavorando molto. Ma aggiungo che se il neopresidente federale dovesse sentirsi condizionato da certi eventi, tipo quello dell’Uefa, o da altre manovre, da pressioni di parte, corporative, non mi stupirei affatto se facesse un passo indietro e rassegnasse le dimissioni».
Addirittura. Lei ha parlato di «possibili sorprese». Sarebbero clamorose le dimissioni di Tavecchio. «In un lungo colloquio, prima della sua elezione, Tavecchio mi ha parlato del suo programma, della sua forza elettorale, anche in modo convincente. Aggiungendo che se non fosse stato in grado di operare per il bene del calcio si sarebbe dimesso. Ribadisco, se questi ult imi avvenimenti dovessero condizionare lui e la sua azione, Tavecchio lascerebbe».
È stata difficile la gestione del caso Tavecchio? «Dico solo questo: non avrei mai immaginato di ricevere così tante pressioni, interferenze di ogni tipo. E non scendo nei particolari facendo esempi e nomi, ovvio, ma tutti sembravano convinti di essere depositari della verità. Ho ascoltato, educatamente, ma certo non mi faccio condizionare. Mi sono mosso secondo le regole e rispettando spazi e prerogative altrui».
Il programma di Tavecchio la soddisfa? «In buona parte sì, è un programma coraggioso. Ma deve dimostrare di non essere, mi si permetta questa immagine, un re travicello. Non sarebbe nel suo carattere mantenere una posizione indefinita ».
La prima mossa di Tavecchio: l’ingaggio di Antonio Conte come c.t. «Quando mi confrontai con lui (ovviamente lo feci anche con Albertini, l’altro candidato) mi confidò l’intenzione di ingaggiare Conte. Gli replicai che avrebbe avuto il mio consenso, Conte è un vincente, aggiungendo però che ci sarebbero state delle difficoltà sull’ingaggio. Mi spiegò che le avrebbe affrontate e risolte, rispettando quei limiti economici e finanziari che guidano una Federazione. Ha mantenuto la parola coinvolgendo in modo creativo aziende private. E, conoscendo Conte, stiano tranquilli i puristi, non si farà certo condizionare dallo sponsor».
La seconda mossa: Fiona May come immagine della lotta al razzismo «Quando Fiona ha chiesto la mia opinione, le ho detto di accettare solo nel caso di un ruolo preciso, operativo».
La terza mossa: basta con la chiusura delle curve che ululano e offendono in nome della discriminazione territoriale. «Una saggia decisione comunicata malissimo, come se adesso si potesse insultare il prossimo a seconda della sua provenienza, che sia Milano, Roma o Napoli. In realtà scatterà una differente sanzione, più mirata, chirurgica e non solo a danno delle società e degli altri tifosi che nulla c’entrano».
Ma nella governance di Tavecchio, con le vicepresidenze assegnate a Beretta (Lega calcio) e Macalli (Lega Pro), dove sta quello «sprint», «il nuovo », da lei auspicato? «Tavecchio ha mantenuto l’impegno di non coinvolgere esponenti che rappresentano interessi di parte, societari... ».
Si riferisce all’esclusione di Lotito, l’uomo ovunque? «Lotito ha fatto un bel gesto, un passo indietro. Ha molti meriti Lotito, ma deve capire che è meglio frenare ciò che può apparire invadenza».
Restiamo sulla governance: si parla molto di Michele Uva, ora alla guida della Coni servizi, come direttore generale della federcalcio. «Se Tavecchio coinvolgerà Uva per noi sarà una perdita, si sta rivelando un dirigente capace, scrupoloso, dalle soluzioni innovative. Sono molto contento del suo lavoro».
Faccia un passo indietro anche lei: Abete nel suo intervento all’assemblea federale si è tolto qualche sassolino. Per esempio sostenendo che lei doveva essere l’ultimo a parlare di «eventuale commissariamento qualora ci fosse stata una maggioranza risicata». «Ricordo l’ottimo rapporto personale che ho sempre avuto con Abete. Detto questo, auguro ad Abete di trovare sempre un presidente del Coni in grado di sopportare, senza farsi condizionare, tutte le pressioni subite in questa vicenda, mantenendo l’indipendenza della Federcalcio. E osservo anche che ho sì vinto la corsa al Coni per pochi voti, ma da sfidante battendo Pagnozzi che, non solo rappresentava il governo passato, ma era anche strafavorito. E ancora, Abete si è scordato che io sono stato eletto alla fine naturale del mandato presidenziale di Petrucci, nel caso invece della Federcalcio si trattava di un’elezione che avveniva dopo le dimissioni di un presidente, lo stesso Abete, di un vicepresidente, Albertini, e del commissario tecnico, Prandelli. Mi fermo qui».
Tre suggerimenti: a Tavecchio, a Conte, a Balotelli. Iniziamo da Tavecchio. «Essere determinato nel perseguire gli interessi generali, non quelli delle componenti che lo hanno appoggiato. E avere autorevolezza».
Cosa consiglia a Conte? «Mai perdere quella grinta, quel carattere, quella voglia di vittoria che lo hanno sempre animato».
E a Balotelli cosa dice? «In Brasile dopo la sconfitta con la Costa Rica parlai con gli azzurri, tutti mi salutarono, una parola con ognuno, l’unico che si mise le cuffie alle orecchie, passò vicino e non mi salutò fu Mario. Ma non per maleducazione o snobismo, no, penso davvero che forse non si era neppure accorto che ero lì. O forse per timidezza. Ricordo questo episodio per dire a Balotelli che è arrivato il momento di uscire dal suo mondo, di rivedere certi atteggiamenti, di confrontarsi con la realtà. Avrà solo benefici».
Con il premier Renzi come va? Un po’ freddo nei confronti dello sport. «Assolutamente no. Partecipe e rispettoso, insieme al sottosegretario Delrio, delle esigenze e dei problemi dello sport».
Quando metterete mano al rapporto scuola e sport? «Insieme al ministro della pubblica istruzione Giannini abbiamo affrontato la delicata questione. Anticipo che abbiamo studiato un format innovativo molto importante per la crescita sociale e sportiva del nostro Paese».
La prima cosa che farà quando tornerà nel suo ufficio al Coni? «Definire il progetto scuola e sport».