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La penna degli Altri 12/08/2014 10:09

Lo show di Lotito: "Non sono il tutor"

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IL MESSAGGERO (G. DE BARI) - Presidente, ha vinto anche lei? «Perché aveva dei dubbi...?» La risposta di Claudio Lotito, condita da un’oncia di giustificata iattanza, fotografa il suo stato d’animo, al culmine della lunga e faticosa giornata dei coltelli, per l’elezione del presidente federale. In favore di Tavecchio si era esposto in prima persona già nei giorni scorsi, quando i toni esacerbati sembravano dovessero sconfinare in una vera e propria indegna zuffa di pollaio. Ma Lotito, abile tessitore, gran cerimoniere, un moderno Richelieu, ha portato avanti la sua campagna personale, quasi fosse diventato un punto d’onore. La sfida politica della vita incassando critiche, anche dure, ma senza risparmiare stilettate ai rivali, in primo luogo a Urbano Cairo.

CACCIA AL VOTO - Ed è al presidente del Torino che sono rivolte le frasi d’esordio della frenetica giornata, appena messo piede all’hotel Hilton di Fiumicino. «Dice che parlo fuori luogo? Gli rispondo che il mio ruolo me lo consente, alla fine vedremo chi avrà ragione». Da quel momento, il patron della Lazio, è entrato in fibrillazione, macinando chilometri nei corridoi dell’albergo a caccia degli ”indecisi” da convincere. Qualche parola in italiano, qualche altra in dialetto romanesco. «Senti, dovremo da parlà...» E il braccio della ”preda” finisce sotto il suo braccio sinistro, in una clima di confidenza forzata. Sul più bello, però, squilla uno dei telefonini, cerca di prenderlo, sbaglia tasca, non risponde, è più importante il pressing per catturare il voto. Lotito è un segugio, punta e non molla la preda, prova con il metodo dello sfinimento. Il telefonino insiste, lui risponde ma chiede un minuto di pazienza, il tempo di affondare il colpo.
Pranza con i colleghi De Laurentiis, Galliani, . Con quest’ultimo, amico di tante operazioni, continua a parlare fitto. Quando si alza, porta via la solita bottiglia d’acqua minerale dal tavolo. Incontra Andrea Agnelli e tenta il colpaccio: convincere il leader della minoranza a votare per il suo cavallo. La fronte perlata di sudore di Lotito lascia capire che la grande operazione, di portare di far cambiare idea alla è fallita. Si sposta da un punto all’altro dell’albergo, non trova pace, tra una telefonata e un sorso d’acqua, continua nella tessitura dei rapporti. La tattica è la solita: si avvicina al collega, mano sulla spalla e bocca vicino all’orecchio per sussurrare la richiesta o il consiglio».

OBIETTIVO CENTRATO - Il sogno di vedere eletto il suo candidato, al primo scrutinio, non si realizza e allora ecco il ”nemico” Cairo tornare all’attacco. «Lotito vuole sempre fare il protagonista, però di voti ne ha portati pochi, altrimenti Tavecchio sarebbe passato subito». Prende corpo l’ipotesi di Galliani, di un’elezione al terzo turno. Il presidente della Lazio non cede, incalza, spera che tutto si chiuda alla seconda votazione. Incrocia un elettore di Albertini, con il quale ha già provato, e gli rilancia l’invito a gran voce. «Fai lo sforzo, non arriviamo all’ultimo...» Però, già dopo il primo risultato, appare più sereno anche se con la camicia zuppa di sudore, fuori dai pantaloni e con la bottiglia ormai vuota in mano. «Vede, con la cura, sono dimagrito di ventiquattro chili».

LA SODDISFAZIONE - Lotito non attende neppure la proclamazione ufficiale del risultato, per commentare un’elezione oramai scontata. «Ha vinto il calcio, Tavecchio rappresenta la politica del fare, il suo programma è stato condiviso dalle quattro leghe. Adesso bisognerà dare un’accelerata alle riforme e risolvere i problemi». Mentre parla risponde con il pollice alto al saluto di un dirigente: almeno in parte, il risultato del voto, ha rappresentato anche una sua vittoria. «La spaccatura della serie A non ha influito, in tutte le associazioni ci sono delle posizioni differenti e delle divergenze. La dialettica è utile, mi auguro che anche la componente minoritaria condivida e sostenga l’operato del nuovo presidente federale». Ora Lotito aspetta un ruolo di rilievo all’interno della nuova Federcalcio».

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