La penna degli Altri 30/08/2014 11:57
L’ambiziosa Roma piena di incognite: la bella Fiorentina è subito un test duro
LA REPUBBLICA (E. SISTI) - A Sentire Tolstoj ogni famiglia infelice è infelice a modo suo. Ammesso che le si possa considerare delle grandi famiglie varrà anche per le squadre di calcio? La serie A ha già messo le mani avanti. Si comincia fra le insicurezze, nella grande pozza del mercato allungato, condizionato da costi, rose, convenienze, si comincia fra infortuni che non passano mai abbastanza o mai abbastanza presto e sontuose vittorie ottenute quando in realtà non si vinceva nulla (Roma e Fiorentina hanno sconfitto il Real Madrid ma è stata breve e forse anche vana gloria). Debutto choc per entrambe nel 23° anno di Totti in serie A. Ognuna, appunto, infelice a modo suo. Se togli Rossi e Cuadrado da una parte, dall’altra Rudi Garcia non è ancora riuscito a dare una sistemazione certa ai suoi: la struttura psicologica e tattica della Roma degli 85 punti è rimasta in magazzino (per ora). Roma-Fiorentina è un “clash” fra dive che non hanno avuto il tempo di passare in sala trucco. Nessuno sa che faccia avranno. Arriva come anticipo ma soprattutto in anticipo, in stile Premier. Noi non siamo abituati. Perdi subito uno scontro diretto e magari i tifosi, specie quelli più inclini agli eccessi, si ammalano all’istante, vedono subito nero. Però è vero: non c’è niente di peggio di una sberla quando stai ancora dormendo. Garcia rischia di più, gioca in casa e la sua Roma è stata sbandierata come favorita con insistente leggerezza: «Troppo entusiasmo », ha detto Totti. Montella: «Attenti a Iturbe, sa fare tutto esattamente come l’intero gruppo Garcia ». Rudi unisce i destini di grandi e piccini dicendo: «Abbiamo delle difficoltà, come tutti del resto, ma il gruppo è la nostra forza». Allude al balbettare di Milan e Napoli, ai dubbi di Allegri, ai misteri di Mazzarri.
Il torbido che avanza proprio mentre irrompono i tre punti: «Iniziare bene è vitale». Da stasera cancellate la parola test. Da stasera conta tutto. Sia Roma che Fiorentina conoscono il proprio futuro nelle coppe europee. Emotivamente, fra Champions League ed Europa League (con relative e conformi avversarie) c’è la stessa differenza che separa un cocktail alcolico da una bevanda da refettorio. Ma sempre Europa è. Avranno tempo e modo per aggiustare il tiro in ottica continentale (sempre che la mira non diventi un miraggio). Ma adesso pensino al campionato. Le finestre di mercato aperte troppo a lungo ricordano delle ferite aperte mascherate da opportunità. Possono creare disagio, alimentare confusione, nell’ambiente, in società. Chi sembra soffrirne di più fra le due è la Roma. Per la Fiorentina, che non punta allo scudetto, è già tanto che Cuadrado resti. Mentre ai giallorossi non può non pesare quest’incertezza, questo bisbigliare di affari terminali, questi nomi che spuntano dalle tasche dei procuratori, magari per tappare buchi che non tutti vedono. Una squadra che punta a vincere deve anticipare il fissaggio dei suoi punti fermi: si rinsalderebbe prima e meglio. Già lo scorso anno in ritiro Garcia allenò una squadra che sarebbe in parte scomparsa. Lui non fece una piega. Anzi dimostrò che Osvaldo, Marquinhos e Lamela non erano indispensabili.
Ma quante volte può succedere in sequenza senza forti danni collaterali? In difesa la Roma è cambiata. Il cemento Benatia- Castan va dimenticato e con Keita centrale la protezione non è la stessa del miglior De Rossi. La rosa è ricca ma l’età della squadra si è alzata in modo preoccupante. Ultratrentenni sulle fasce esterni hanno costretto Garcia a reinventare Florenzi terzino. La soluzione del doppio contropiedista (Gervinho e Iturbe) provocherà un ripensamento dell’approccio aggressivo (densità, pressing alto) dei primi mesi del 2013 quando un recupero palla diventava un assist? Con Borja Valero dietro le punte, la Fiorentina potrebbe provare ad attaccare la “nuova” difesa giallorossa, un rischioso modello sperimentale. Tale atteggiamento, se la Fiorentina sale, consentirebbe a Totti di mandare per “praterie” Gervinho e Iturbe. Ma Astori e Manolas parleranno la stessa lingua su chiusure e competenze? La difesa quanto può tenere? A saltare su Gomez ci vai tu? E Gonzalo? Chiavi di volta. In un senso o nell’altro.