La penna degli Altri 11/08/2014 11:56
Il fronte No-Tav non regge: Figc verso Tavecchio
IL FATTO QUOTIDIANO (C. TECCE) - Andrà a finire che la vittoria di Carlo Tavecchio sarà larga e pure in rimonta. Nonostante le tre clamorose e irreparabili autoreti (Optì Pobà mangia-banane, sportive handicappate e io come l’assassino di Kennedy), i rapporti con l’epoca di Luciano Moggi e la gestione da imperatore dei Dilettanti per 15 anni, il ragioniere di Ponte Lambro può fare buoni conti e ottenere oggi l’elezione a presidente della Ferdercalcio: se non al secondo scrutinio (occorre il 66% dei votanti), almeno in scioltezza al terzo con la metà più uno. Il fronte No-Tav in serie A, che doveva includere 11-12 squadre e produrre un documento per invocare il commissario, non è aumentato, anzi è diminuito e potrà diminuire ancora. Restano in otto; le sempre contrarie al brianzolo (Juventus e Roma), poi Fiorentina, Torino, Sassuolo, Cagliari, Empoli e la Sampdoria che ci sta ripensando Cesena, Verona e Atalanta sono tornate a casa, citofono Claudio Lotito, il più attivo durante la campagna elettorale di Tavecchio e alleato inseparabile di Adriano Galliani, che già s’era affidato al laziale per risolvere la questione diritti tv in favore di Mediaset: così si spiega anche la lotta di Sky contro il brianzolo. La Lega di serie A con i suoi 20 delegati incide sul voto per il 17%, poco per scalfire il blocco pro-Tav formato da Dilettanti (34%) e Lega Pro (17%) che assicurano il traguardo del 50+1, ma un’even - tuale (e ora poco probabile) rottura costringerebbe Tavecchio a mollare, perché non potrebbe sottovalutare la ribellione fra quelle 20 società che fatturano oltre 1,6 miliardi di euro.
DEMETRIO Albertini, espressione del sindacato dei calciatori (con Damiano Tommasi) e degli allenatori (con Renzo Uliveri) e forse degli arbitri che valgono il 2%, non ha saputo far crescere il 30-33% dei consensi. Anche la serie B ( pesa per il 5%), a parte qualche defezioni (Brescia e Latina le prime), voterà compatta per il capo dei Dilettanti, che rappresenta un sistema da 700.000 partite a stagione e un giro d’affari di 1,5 miliardi (il calcio italiano, in totale, muove 9 miliardi). In queste ore, tra riunioni notturne e telefoniche, il fronte No-Tav sta cercando di coinvol - gere l’In - ter o il Palermo per presentare in tempo utile la lettera per chiedere il commissario al Coni. Ma la politica (sportiva) ruota attorno al ragioniere brianzolo, sostenuto da fuori dall’ex presidente federale Franco Carraro e dal radiato Luciano Moggi (che qualche contatto lo conserva ancora e un po’ si è speso). Giovanni Malagò (Coni) aveva sussurrato: ci saranno sorprese. Forse le vedremo tra i vertici Figc capitanati da Tavecchio. Non sarà un trionfo come s’aspettava (è partito con il 78% dei voti, le quattro Leghe unite) e allora il brianzolo dovrà sacrificare Mario Macalli (Lega Pro) che voleva fare il vice e anche l’ipotesi Lotito numero due appare più debole. Non è escluso, invece, un incarico (ancora non preciso) per Giulio Napolitano, il figlio di Giorgio. E poi Tavecchio vorrà presentare subito il nuovo ct degli azzurri: in vantaggio Antonio Conte, segue Roberto Mancini. E darà un posticino anche all’Associazione dei calciatori, dei finanziamenti al centro di Coverciano, un po’a destra e un po’ a sinistra. L’uo - mo è furbo, sa accontentare. Unico rischio: le schede bianche. Peggio che cercare di segnare nell’ultimo minuto di recupero.