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La penna degli Altri 07/08/2014 16:10

Il Decalogo No Tav. No al razzismo, tutti chiedono una svolta nel calcio italiano. Ecco in 10 punti perché bisogna dire no a Tavecchio

Carlo-Tavecchio

REPUBBLICA.IT (F. BOCCA) - Capisco che il caso Tavecchio abbia ormai stufato ma le estati del calcio sono spesso piene di queste storie borderline rispetto al calcio giocato. E anzi spesso ne rubano la scene. Penso al primo antico calcio scommesse, alla storia degli stranieri tesserabili in Italia a cominciare da Falcao, Cerezo e Zico, ai vari casi Catania, al più recente calcio scandalo del 2006, Tutte storie che ho avuto modo di seguire da vicino. In tutte queste fasi il calcio delle scartoffie, della giustizia sportiva e penale, della burocrazia ha preso il posto del calcio giocato. Sempre adattandolo ai tempi, cambiandolo, modificandone le regole, spesso passando per le mani di un “commissario”, fosse Manzella o Guido Rossi. Anche se i commissari non risolvono stabilmente i problemi. Il caso Tavecchio è diventato oggettivamente più grande di quello che è realmente, ma sostanzialmente fotografa il decadimento del calcio attuale. Proteso solo a far quattrini nel più breve tempo possibile e completamente cieco di fronte ai grandi problemi che lo stanno deprimendo. E il razzismo è uno di questi.
Proviamo a sintetizzare in dieci punti la battaglia NO TAVECCHIO. Perché cioè il calcio non può permettersi di eleggerlo a numero 1 della Federcalcio.

  • Perché il razzismo nel calcio è un’emergenza grave.
  • Perché la lotta al razzismo non ammette errori.
  • Perché il calcio in queste condizioni sarebbe ingovernabile.
  • Perché l’episodio del discorso della banana sarebbe costantemente e giustamente rinfacciato al presidente.
  • Perché per comportamenti del genere i giocatori subiscono sanzioni disciplinari.
  • Perché il personaggio è inadeguato al ruolo di presidente.
  • Perché la sua elezione risulterebbe comunque un atto di forza. Un presidente non voluto da giocatori, allenatori e arbitri, ossia la parte che conta di più nel calcio è un assurdo.
  • Perché l’opinione pubblica non lo vuole (basta farsi un giro in internet e tra i social network).
  • Perché il calcio ha bisogno di un personaggio di svolta. E lui non lo è di certo, visti i suoi sponsor…
  • Perché se avesse avuto un minimo di accortezza e orgoglio personale avrebbe già dovuto ritirare la candidatura, senza volersi imporre per forza a un mondo che non lo vuole.

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