La penna degli Altri 01/08/2014 11:06
Il “banana” Tavecchio non molla la Figc
IL FATTO QUOTIDIANO (T. RODANO) - Nessun commissariamento e nessun passo indietro. Carlo Tavecchio resta in sella, eccome, per guidare la Figc. Ieri poteva essere la giornata della svolta: l’autore delle infelici dichiarazioni sugli immigrati “mangia banane” e sulle donne “handicappate” ha incontrato Giovanni Malagò, il presidente del Coni. Qualcuno sosteneva che l’uomo al vertice dello sport italiano gli avrebbe imposto il fatidico passo indietro. Malagò, peraltro, aveva ricevuto l’investitura da Matteo Renzi in persona: “Per il regolamento Fifa la politica non può intervenire sul calcio e quindi su Tavecchio non posso dire nulla – ha dichiarato il presidente del Consiglio – altrimenti le nostre squadre che giocano la Champions League rischierebbero di essere squalificate. Se ne occupa Malagò e sono fiducioso”. Anche mercoledì sera, lo stesso Renzi aveva detto di “s e ntirsi rappresentato” da ciò che avrebbe detto il presidente del Coni. Qualsiasi cosa abbia detto Malagò, in un faccia a faccia durato quasi tre ore, non si è trattato un decisivo atto di sfiducia. Appena uscito, Tavecchio ha confermato, come aveva già fatto in mattinata, di non avere nessuna intenzione di farsi da parte: “Il colloquio è stato lungo, preciso, puntuale e molto approfondito sul programma. Ho dato tutte le spiegazioni richieste. Vado avanti con la candidatura sin quando le quattro Leghe mi confermeranno il loro appoggio”. IL
GAFFEUR dunque tira dritto verso l’elezio - ne. Le sue uscite imbarazzanti gli sono costate l’appoggio di Fiorentina, Sampdoria, Sassuolo, Torino e Brescia (oltre a Roma e Juventus che già erano contro di lui). Ma la maggior parte delle squadre di serie A e delle altre leghe inferiori è ancora dalla sua parte. A tirare il gruppo c’è sempre il presidente della Lazio, Claudio Lotito, che per il “suo” candidato si sta prodigando tantissimo. Non solo in prima persona, con interviste e dichiarazioni assolutorie dopo ognuna delle figuracce dei giorni passati. Lotito ha fatto di più: ha messo in campo tutte le forze a disposizione. Quando la battuta di Tavecchio sugli immigrati e su “Optì Pobà” era ancora calda e aveva causato la censura di Fifa e Unione Europea, il presidente della Lazio ha fatto parlare uno dei suoi tesserati “stra - nieri”, il giovane camerunense Joseph Minala. Il ragazzo nei mesi passati è stato al centro di una polemica sulla sua età, con i maligni che avevano alluso al suo aspetto fisico, apparentemente molto più maturo rispetto agli anni dichiarati sul passaporto. Lo stesso Minala si è lanciato in una sorprendente difesa del candidato alla Figc: “Francamente non ho alcun motivo di sentirmi offeso dalle parole di Tavecchio, che ritengo usate contro di lui per chissà quali fini, poiché durante la mia esperienza calcistica se devo qualcosa a qualcuno è proprio a lui”. Quando poi Tavecchio è finito di nuovo nell’occhio del ciclone per una vecchia intervista a Report in cui definiva le donne “han - dicappate” (rispetto all’uomo) nel gioco del calcio, a spendersi per lui è stata la presidentessa della S.S. Lazio femminile, Elisabetta Cortani. Anche lei, curiosamente, “molto sorpresa per la querelle sorta intorno alle parole di Tavecchio”, che “ha sempre sostenuto il nostro movimento”.
L’UOMO DI LOTITO, quindi, resta favorito per la poltrona più importante del calcio italiano. L’avversario si chiama Demetrio Albertini. Un’alternativa debole: non hanno deciso di appoggiare la sua candidatura nemmeno i club che hanno ritirato l’appoggio a Tavecchio. Anche l’ex campione del Milan ieri è stato ricevuto da Malagò. “Non abbiamo parlato dell’ipotesi del commissariamento – ha detto Albertini al termine dell’incontro – ma al presidente del Coni ho ribadito che in questo momento non ce ne è la necessità e la possibilità, visto che ci sono due candidati”. Sul suo avversario, Albertini ha detto che “è assolutamente giusto che vada avanti”. La sua speranza è di giocarsi le sue carte nel ballottaggio contro un Tavecchio impresentabile. Potrebbe non bastare.