La penna degli Altri 29/08/2014 10:27
Conte promuove le sfidanti: «Occhio a Inter e Viola»
GASPORT (F. LICARI, M. GRAZIANO) - Seconda puntata dell’intervista che il neo c.t. della Nazionale Antonio Conte ha rilasciato mercoledì mattina durante la visita alla Gazzetta. Ieri sul giornale Conte aveva spiegato cosa si aspetta da questa avventura, cosa vuole dai suoi calciatori e quale tipo di schema intende adottare in azzurro. Ecco alcuni passaggi: «La Nazionale somiglierà a un club e i giocatori dovranno desiderare di indossare la maglia dell’Italia (...) Il talento conta, ma prima di tutto viene l’uomo: il talento che non ha voglia di mettersi al servizio della squadra non mi interessa (...) Chi pascola in campo, chi non regge il pressing o non è in ansia per una convocazione rischia di stare fuori (...) I giocatori dovranno memorizzare le giocate. Voglio due esterni che facciano male per trasformare il 3-5-2 in 3-3-4...».
Ogni settimana sarà lì, in tribuna, a osservare i potenziali azzurri e le varie squadre a caccia di uno scudetto che fino al prossimo maggio sarà ancora suo. Antonio Conte è ormai il primo tifoso della Serie A, serbatoio principale della Nazionale,«con la quale, sono convinto, sapremo toglierci delle belle soddisfazioni». Il personale tour per i vari ritiri è già iniziato, e durante l’anno proseguirà con grande costanza. Il c.t. vuole osservare da vicino l’atteggiamento generale e l’approccio al lavoro dei candidati alla maglia azzurra. Un confronto con tutti i tecnici per verificare anche le qualità umane e morali degli atleti, «perché nei momenti di difficoltà è l’uomo vero che ti aiuta a venirne fuori, non certo il talento tutto egoismo». E non sono parole buttate lì, occhio ai comportamenti con Conte, perché in Nazionale avranno cittadinanza solo i professionisti a 360 gradi, gente «degna di rappresentare uno dei Paesi calcisticamente più prestigiosi del mondo. Di fatto, solo il Brasile ci sta davanti con i suoi cinque titoli iridati».
Antonio Conte, non crede però che il nostro campionato abbia perso appeal, che sia poco allenante anche per la Nazionale? «A livello tattico siamo all’avanguardia, l’organizzazione qui è ai massimi livelli, magari c’è meno intensità, ma vincere in Italia resta sempre difficilissimo».
Che campionato ci dobbiamo aspettare? «Molto equilibrato, duro, come sempre».
La Juve resta la favorita numero uno? «È sicuramente migliorata rispetto all’anno scorso, parte davanti, certo. In assenza di sconvolgimenti dell’ultima ora, va evidenziato come sia stata ben rinforzata la rosa. I cosiddetti titolari sono rimasti tutti, e parliamo di una squadra che nella scorsa stagione ha messo insieme 102 punti in campionato, arrivando anche in semifinale di Europa League. In più, appunto, sono arrivati giocatori bravi e duttili come Pereyra, Romulo e Morata, senza dimenticare la grande esperienza di Evra».
A proposito di esperienza, crede che Buffon possa starle accanto a lungo anche in Nazionale? «Gigi è ancora oggi il portiere più forte del nostro campionato. Lui e Handanovic sono un gradino sopra a tutti. Buffon ha l’entusiasmo di un ragazzino, lo stesso con il quale attende per esempio ogni chiamata azzurra, nonostante abbia vinto qualsiasi cosa. Ecco, è gente così che voglio con me in Nazionale».
Le avversarie più pericolose per i campioni d’Italia? «La Roma ha fatto molto bene sul mercato e viene da una stagione importante, sotto tutti i punti di vista. Credo che a Garcia siano state messe a disposizione parecchie soluzioni ora. Quindi, c’è il Napoli, che dovrà superare alla svelta la delusione per l’eliminazione in Champions League. Peccato davvero per gli azzurri, mi è spiaciuto molto».
E a ridosso delle prime della classe nell’ultima stagione? «Occhio all’Inter...».
Crede davvero nei nerazzurri? «Sì, mi sembrano solidi. Hanno puntellato ogni reparto con giocatori tosti, di nome, potenzialmente decisivi. L’Inter potrebbe dare realmente fastidio a tutti nella corsa al titolo».
Pensa a Vidic, M’Vila e Medel? «Anche a Dodò e soprattutto a Osvaldo».
Non crede che manchi un pizzico di fantasia in avanti? «No, perché Palacio, Icardi e Osvaldo hanno tutto a livello tecnico e tattico. Là davanti ce n’è eccome di qualità. Ho lavorato per esempio con Osvaldo: ragazzo serio e tecnicamente completo; deve solo essere più cattivo e concreto sotto porta, ma le qualità sono tante. Poi, in mezzo al campo l’Inter ha Kovacic, altro potenziale top player. Mi piace il croato, ha gamba, coraggio e buona tecnica. Nella mia Juve sarebbe stato un ottimo interno, sa strappare come pochi in serie A. Penso che questa possa essere la stagione del definitivo salto di qualità per lui. E fra i giovanissimi mi incuriosisce Keita della Lazio, davvero interessante il ragazzino (classe 1995, ndr)».
E fra gli italiani? «Mi aspetto l’esplosione di El Shaarawy e Insigne».
Torniamo al discorso scudetto: il Milan? «Penso che farà ancora qualcosa sul mercato, quindi al momento sospenderei il giudizio. Certo, se arrivasse Torres molte prospettive cambierebbero. Lo spagnolo è devastante a campo aperto, e credo che sarebbe perfetto per il calcio che vuole attuare Pippo (Inzaghi, ndr)».
C’è altro? «Grande attenzione a Fiorentina e Lazio. I viola giocano bene, hanno un grande allenatore e sembrano poter trattenere anche Cuadrado. Sapete tutti (sorride, ndr) quanto mi piaccia il colombiano. Sì, credo che la Fiorentina possa essere un outsider importante nella corsa scudetto. Non dimentichiamoci anche di giocatori come Borja Valero e Aquilani, oltre a Gomez naturalmente. Rossi? Gli ho detto di non avere fretta di recuperare, perché spesso ci si presenta in campo con un assetto generale non perfetto e si finisce per farsi male in altri punti del corpo. Se Pepito sta bene, sono guai per le difese avversarie».
Infine, la Lazio? «Sono stato a Formello, ho respirato un buon clima e mi sembra che sia stata allestita una rosa importante. Là davanti, Candreva, Klose e Keita promettono scintille, ma anche in mezzo al campo c’è gente di valore: penso a Parolo e Biglia fra gli altri. Insomma, credo proprio che saranno queste sette squadre a giocarsi le posizioni che contano».