La penna degli Altri 10/07/2014 09:58
Xherdan il folletto, magie e trionfi
IL ROMANISTA - Più che un colpo di fulmine, un ritorno di fiamma. Si erano già cercati, la Roma e Xherdan Shaqiri, esterno sinistro offensivo del Bayern Monaco, classe 1991, che non arriva al metro e 70 di altezza, ma il pallone lo tocca come pochi. Un ragazzo con il quale la Roma ha avuto il (dis)piacere di fare conoscenza già tre anni e mezzo fa, quando segnò il 2-3 del Basilea nel girone eliminatorio dell’ultima Champions League giocata dai giallorossi. In quell’occasione, l’allora numero 17 della formazione svizzera punì Julio Sergio all’83’ con un sinistro da distanza ravvicinata, dopo che lo stesso portiere brasiliano aveva respinto una conclusione di Huggel. Dell’ipotesi di un suo trasferimento alla Roma si cominciò a parlare nell’estate 2011, ma è probabile che l’interesse sia nato durante quella partita.
SULLE ORME DI BEHRAMI Come Valon Behrami, anche Xherdan Shaqiri è un talento che proviene dai Balcani ed è stato cresciuto e coccolato dalla Svizzera. Nato il 10 ottobre di 1991 fa nella vecchia Jugoslavia, nella città di Gnjilane che ora appartiene al Kosovo, l’esterno naturalizzato svizzero ha conosciuto ben presto la vita del migrante. Il calcio lo appassiona da subito, cosicché a otto anni inizia a divertirsi con l’SV August. Lì rimane due anni, poi il Basilea lo sceglie per far parte delle giovanili, dove ben si comporta. Nel 2007 viene nominato miglior giocatore della Nike Cup (torneo internazionale riservato agli Under 15) e le attenzioni di molti talent scout europei si concentrano su di lui. Piede sinistro delicato, veloce, naturalmente portato a spostarsi da una fascia all’altra del campo, una discreta capacità di far gol anche da grandi distanze. Le lusinghe di diversi club, però, non lo toccano. Shaqiri disputa due campionati con la formazione Under 21 del Basilea, segnando 8 gol in 19 gare. Alla fine di questa esperienza, la società gli propone un contratto da professionista fino al 2014, ma in realtà la sua avventura al Basilea finisce molto prima, visto che i tre campionati consecutivi e le prestazioni internazionali (due assist nello storico successo contro il Manchester United del 7 dicembre 2011) gli valgono l’attenzione dei club più prestigiosi d’Europa.
IN BAVIERA Shaqiri saluta la Svizzera nell’estate del 2012 per trasferirsi al Bayern Monaco, che l’aveva acquistato nella precedente sessione di mercato per per dodici milioni di euro. La concorrenza nell’attacco di Jupp Heynckes è tosta (Robben, Müller, Ribery e Kroos), ma lui riesce comunque a ritagliarsi il suo spazio, finisce la stagione con 26 presenze e 4 gol in Bundesliga, vinta aritmeticamente dal Bayern con sei giornate d’anticipo. È solo l’inizio di un fantastico triplete, che si completa con la conquista della Champions League nella finale tutta tedesca contro il Borussia Dortmund e con quella della Coppa di Germania. Due mesi e mezzo dopo vince anche la Supercoppa Europea battendo ai rigori il Chelsea, primo successo dell’era Guardiola. Suo l’ultimo tiro dal dischetto, prima del decisivo errore di Lukaku. È il prologo di una stagione quasi perfetta, che vede i bavaresi trionfare nel Mondiale per club e fare il bis in Bundesliga e Coppa di Germania.
CHAMPIONS E NAZIONALE L’ascesa di Shaqiri è fulminante: Thorsten Fink lo porta in ritiro con la prima squadra a 17 anni e lo fa esordire in campionato il 12 luglio 2009, sconfitta in casa del San Gallo: Xherdan rileva Valentin Stocker al 62’. Quattro mesi, dopo aver brillato in tutte le giovanili, Shaqiri viene schierato titolare per la prima volta nell’Under 21 di Pierluigi Tami, ticinese, nel match di qualificazione agli Europei del 2011 contro la Turchia. Shaqiri segna all’esordio il gol decisivo contro la Danimarca padrona di casa. L’esordio in nazionale maggiore, però, c’era già stato: 1° giugno 2010, amichevole con la Costa Rica, ai Mondiali sudafricani gioca solo uno spezzone di partita contro l’Honduras, ma per uno che deve ancora compiere 19 anni va bene così. In compenso il primo gol con la maglia della Svizzera è un piccolo capolavoro: sinistro da oltre 20 metri sotto all’incrocio dei pali nella sua Basilea, avversaria la Bulgaria. In Brasile ha risposto agli squilli dei compagni di Bayern Robben e Müller segnando contro l’Honduras la tripletta che porta agli ottavi la Svizzera. Le ambizioni della sua nazionale non vanno oltre, ma all’Argentina servono i supplementari per superarla. L’altra sera a Belo Horizonte metà del suo Bayern ha umiliato il Brasile, e del 7-1 tornerà di certo a parlare nello spogliatoio. Magari quello di Trigoria.