La penna degli Altri 16/07/2014 10:25
Un romano ferito: «Lite per il tifo» Nuovo giallo a Napoli
CORSERA (F. BUFI) - Alle 19,41 di ieri l’agenzia giornalistica Agi ha messo in rete un take con questo titolo: «Ultrà: tifoso della Roma accoltellato a Napoli». E al primo rigo del testo che seguiva si leggeva: «Accoltellato perché tifoso della Roma». Il resto raccontava del trentaseienne Rodolfo Pianigiani che «come egli stesso ha ricostruito alla polizia... è stato colpito ad un fianco mentre stava discutendo con un gruppo di napoletani che lo avevano bloccato riconoscendo il suo accento romano» e chiedendogli se fosse romanista. Quindi si riferiva del trasporto in ambulanza al vicino ospedale Loreto Mare e della prognosi di cinque giorni fatta dai medici del Pronto soccorso. In coda il testo dava conto della decisione di Pianigiani di rimettersi in treno e tornarsene a Roma e delle indagini «per il momento» infruttuose della polizia alla ricerca degli aggressori. Nella convinzione generale — ma non per questo necessariamente fondata — che dopo l’omicidio di Ciro Esposito (il tifoso napoletano colpito da un proiettile esploso da un ultrà romanista il 3 maggio nella Capitale, e morto dopo cinquantadue giorni passati in ospedale) ci sarà un regolamento di conti voluto dai napoletani, una «notizia » così è finita dritta dritta in Rete e in tv. Diventando, per quel meccanismo irrefrenabile che regola oggi l’informazione in tempo reale, una verità assoluta. Ma non è detto che lo sia. Perché in realtà le cose sono tutt’altro che chiare. Intorno alle 15,30 Pianigiani ha chiesto aiuto all’equipe di una ambulanza in sosta nei pressi della stazione centrale dicendo di essere stato accoltellato. È stato trasportato al Loreto Mare dove, per le sue non gravi condizioni (ferite molto superficiali a un fianco e a una coscia) gli è stato assegnato un codice non urgente, e quindi ha dovuto attendere a lungo prima di essere visitato e medicato.
Nel frattempo non ha chiamato la polizia o altri numeri delle forze dell’ordine. Non ha sporto alcuna denuncia: né alla polizia né ai carabinieri e nemmeno ai vigili urbani. In questura il suo nome lo hanno letto per la prima volta sul dispaccio d’agenzia e sui siti d’informazione, e dopo i primi accertamenti hanno appurato che questa storia dell’aggressione per motivi calcistici l’avrebbe raccontata a qualcuno, non si sa nemmeno bene a chi: se ai medici, agli infermieri o a chi gli è capitato accanto in sala d’attesa. Ora la questura di Roma lo sta rintracciando per farsi spiegare realmente che cosa sia accaduto, se il tifo (che Pianigiani, tra l’altro, pare coltivi moderatamente) c’entri davvero e se lui possa fornire indicazioni utili per risalire a quelli che lo hanno aggredito. Chiunque essi siano, ovviamente, vanno individuati e denunciati. Ma qualcosa cambia, se si tratta di gente che ha agito per odio anti-romanista (in questo caso sarebbe addirittura odio anti-romano) o di delinquenti di altra specie spinti da altre motivazioni. Perché con le tragedie che certi gruppi ultrà hanno già provocato, è forse meglio, prima di riferire di vendette che possono facilmente generare altre vendette, essere sicuri che almeno le cose siano accadute realmente