La penna degli Altri 17/07/2014 11:29
«Tor di Valle, così non va». Tutti i dubbi del Comune
IL MESSAGGERO (S, CANETTIERI / L. DE CICCO) - Dopo le critiche di Legambiente e Italia Nostra anche dal Comune arrivano forti perplessità sul progetto del nuovo stadio a Tor di Valle. Assessori e consiglieri comunali della maggioranza ora chiedono un «rigoroso approfondimento» su quello che le organizzazioni ambientaliste non hanno esitato a definire «un eco-mostro immobiliare» che verrebbe generato da «un’operazione edilizia dai contorni oscuri». Gli esponenti della giunta Marino mettono nel mirino la «pubblica utilità» del progetto del costruttore Luca Parnasi, che accanto all’impianto sportivo vero e proprio farebbe nascere 960mila metri cubi di cemento da destinare a uffici e strutture turistico-alberghiere. Il Campidoglio deve prendere una prima decisione il 31 luglio, quando è fissata la conferenza dei servizi preliminare. Entro il 27 agosto poi dovrebbe arrivare il giudizio di Palazzo Senatorio sul «pubblico interesse» dell’opera. Anche in questo caso c’è poca chiarezza: in Comune ora montano i dubbi sulla possibilità che la legge sugli stadi consenta di esprimere un «sì con riserva» al progetto, al quale allegare una serie di prescrizioni. Perché nel caso non fosse possibile, a oggi una cosa è certa: la proposta «sarebbe respinta».
LA GIUNTA - L’assessore alle Attività produttive Marta Leonori, chiede di «verificare attentamente l’interesse pubblico di questa operazione. Ci sono forti perplessità sull’impatto che il progetto potrebbe avere sulla città, sia sul fronte della mobilità, dato che si rischia di intasare un quartiere già gravato dal traffico, sia dal punto di vista commerciale considerando il milione di metri cubi di uffici e strutture commerciali previsti». Un altro assessore, quello ai lavori pubblici, Paolo Masini, lo dice chiaramente: «Se insieme allo stadio arriva un ritorno per i romani va bene, altrimenti no. Noi staremo con la schiena dritta per il bene della città. Ma una cosa va chiarita: questo progetto deve essere un’opportunità, non dobbiamo subirlo». Per il titolare dello Sport Luca Pancalli lo stadio «può essere un’opportunità solo se non crea situazioni che vadano a discapito dei cittadini. Deve inserirsi in una dimensione urbanistica sostenibile».
COLATA DI CEMENTO - Dubbi sono fioccati anche dai consiglieri della maggioranza, che ieri hanno incontrato l’assessore all’Urbanistica Caudo in una riunione riservata. Il capogruppo del Pd Francesco D’Ausilio insieme al coordinatore della maggioranza Fabrizio Panecaldo ieri ha diffuso una nota spiegando che sullo stadio non c’è «nessuna pregiudiziale» ma sottolineando anche «l’imprescindibile necessità di presidiare l'interesse pubblico per una iniziativa urbanistica che riveste una grande importanza per la Capitale». Panecaldo e D’Ausilio ora chiedono «un rigoroso approfondimento» su temi come «la procedura urbanistica, l’accessibilità al luogo e la compatibilità ambientale». Per il presidente della Commissione Urbanistica Antonio Stampete «il problema è ciò che gira intorno all’impianto sportivo, anche perché la norma sugli stadi inserita nella legge di stabilità lascia ai Comuni pochi spazi». Per questo il Campidoglio chiederà una circolare interpretativa al governo. In ogni caso secondo Stampete «se noi dobbiamo tutelare l’interesse pubblico, non possiamo concedere un milione di metri cubi di compensazione». Ancora più esplicito un altro consigliere democratico, Maurizio Policastro: «Un milione di metri cubi di cemento per uffici e alberghi sono troppi. Il piano va rivisto».
TRAFFICO IN TILT - Nel vertice con Caudo i toni più duri sono arrivati dal presidente dell’Assemblea Capitolina Mirko Coratti. «La mole di cubature attuali non fa vedere un vantaggio pubblico in questa operazione. Manca il rafforzamento dei trasporti, fondamentale per un quartiere già in difficoltà sul fronte traffico, stretto tra la via del Mare e via Ostiense». Secondo Coratti «oggi in teoria dovremmo ragionare su un impianto sportivo, non sulla costruzione di un quartiere. Invece il progetto così com’è farebbe nascere una centralità urbana che di fatto non è prevista dal Piano regolatore».
I DUBBI - Perplessità sul progetto presentato da Parnasi arrivano da quasi tutte le anime della maggioranza. Non solo dal Pd. Per la vendoliana Annamaria Cesaretti, presidente della Commissione Mobilità, «il piano va rivisto. C’è una proposta edificatoria che non risponde all’interesse pubblico dell’opera». Anche secondo il capogruppo Lista Civica Marino, Luca Giansanti, «così com’è il progetto non va. Occorre innanzitutto capire l’aspetto delle infrastrutture, a partire dal prolungamento della metro B, e dai problemi idreogeologici dell’area. Forse per un’analisi attenta serve più tempo dell’estate». Anche la democratica Valentina Grippo ammette: «Dobbiamo effettuare un controllo severo. Perché ogni intervento di questa portata deve significare un miglioramento per la qualità di vita dei romani. Non il contrario».